La parabola del Vangelo di questa domenica (Matteo 25, 14-30) conosciuta come quella dei talenti può trare in inganno se intrepretata con il criterio della quantità, della produttività e dell’efficienza. Può invece di essere prospettiva e incoraggiamento se recepita e vissuta con i criteri del Vangelo: disponibilità. Fedeltà, impegno nella logica della semina piuttosto che in quella del raccolto; del sale e del lievito, in piccole ma necessarie dosi rispetto alla quantità del cibo da salare e della pasta da far lievitare.
Un signore prima di partire per un lungo viaggio chiama i suoi servi e affida a loro i suoi soldi: a uno cinquecento monete d’oro (o dieci talenti), ad un altro (cinquecento talenti), ad un terzo cento monete (un talento).
I primi due si impegnano a farli fruttificare e riescono a raddoppiarli. Il terzo timoroso lo nasconde sottoterra.
Al rientro del padrone c’è incontro e la verifica: per i primi due c’è la lode e l’affidamento dei compiti più importanti. Per il terzo ci sono il giudizio e il rimprovero severi, è considerato pigro, fannullone, privo di motivazioni e di finalità. La vita ci insegna come sia difficile interpretare e stabilire la relazione per la qualità e le caratteristiche di una persona e la disponibilità, l’intraprendenza, l’iniziativa della stessa per alimentarle, farle essere negli ambienti in cui vive e opera.
E’ certo riscontrabile come determinati ambienti impauriscono e inibiscono mentre altri favoriscono, incoraggiano, sostengono un protagonismo positivo. Decisive come sempre, sono le relazioni di accoglienza e fiducia. Come indica la parabola del Vangelo la questione è la paura che blocca: di non
riuscire, di non essere all’altezza, di ricevere critiche e sconferme. E’ quindi la mancanza di fiducia e di coraggio.
Se dalle relazioni personali e nella comunità locale lo sguardo si amplia, come sempre si dovrebbe, si considera come tante persone, comunità e popoli sono stati e sono ritenuti inferiori e disprezzati, come se scoprire la ricchezza delle qualità e profondità umane, culturali, spirituali, artistiche.
I talenti da far fruttificare riguardano tante dimensioni della vita: umane, relazionali, di prossimità, di cura, culturali, prossimità, artistiche e certo economiche.
L’economia su scala planetaria è di morte, non di vita, perché coloro che fanno fruttificare i loro talenti per la maggior parte non guardano al bene comune, ma a massimizzare i loro profitti e così continuano a impoverire, affermare, fruttare, usurpare l’ambiente vitale.
Ci sono sul Pianeta esperienze alternative dal basso in cui persone, comunità, movimenti popolari esprimono i loro talenti di inventiva creatività e rendono possibile quello che sembrerebbe impossibile per una economia solidale.
I talenti che tutta l’umanità ha ricevuto sono i beni communi: la terra, l’acqua, l’aria, le piante…
Così papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”: “l’uso comune dei beni creati per tutti è il primo principio di tutto l’ordinamento etica-sociale. È un diritto naturale, originario e prioritario. Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati” (n.120)
Celebriamo l’Eucarestia il martedì e giovedì alle ore 8.00 in Chiesa; la domenica alle ore 8.00 e 10.30 in Sala Petris.
Gli orari e le giornate degli incontri di catechismo sono indicati nel foglio della domenica.