Il Vangelo di questa domenica (Matteo 25, 31-46) propone la verifica della fede nella storia. I criteri sono clamorosamente ribaltati: non sono l’ortodossia dottrinale, né la scrupolosa osservanza liturgica, ne anche la preghiera, non è il credo pronunciato, nemmeno l’appartenenza alla Chiesa, tutte dimensioni certamente molto importanti, ma solo se guidano e sostengono nell’essere fedeli e coerenti nell’attuare una solidarietà attiva nei confronti di chi vive situazioni di bisogno e tribolazione. Gesù di Nazareth rivela nella storia il volto di un Dio umanissimo, totalmente diverso da quella della religione del tempio; un Dio fuori dal tempio in mezzo alla gente. Ora afferma che la verifica della fede in lui è la concreta e misteriosa identificazione con le persone.
E quali sono?
“Ho avuto fame”: gli affamati, gli impoveriti, i 5 milioni di poveri assoluti in Italia ora 500mila in più come conseguenza della pandemia; uniti agli 800 milioni nel mondo già in condizioni estreme e ai tanti altri milioni in condizioni precarie. L'identificazione riguarda l'azione concreta, diretta, quotidiana a livello personale e organizzato, come ad esempio le mense e quella strategica, strutturale, politica, per modificare le situazioni; comprende l'informazione, la formazione, la coscienza e l'azione; la produzione del cibo e il suo spreco.
“Ho avuto sete”: è oggi riferito agli 800 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua potabile; ripropone quotidianamente la grande, decisiva questione dell'acqua come bene comune, non oggetto di mercato e speculazioni; suona come monito a non sprecare.
“Ero nudo” si riferisce certo a chi è nudo per mancanza di vestiti, ma prima ancora a chi è denudato della propria dignità di persona perché discriminato, sfruttato, umiliato, emarginato. Rivestire chi è nudo è affermare la sua dignità.
“Ero malato”: riguarda tutte le persone ammalate, in situazioni e in modi diversi, nel rapporto tra corpo, anima, psiche; l’identificazione chiede attenzione, premura e cura sul piano personale e su quello strutturale della risposta sanitaria, la più adeguata possibile per professionalità e umanità. Attualmente le persone ammalate sono milioni in tutto il Pianeta e richiedano disponibilità e qualità personali e insieme prevenzione e risposta organizzata soddisfacente.
“Ero forestiero”: fra le identificazioni con la sua persona che Gesù indica ci sono i forestieri, gli stranieri: il riconoscimento concreto, quotidiano ripropone questa questione planetaria decisiva nelle sue dimensioni strutturali: umane, culturali, etiche, economiche, politiche, legislative. Evidente che chi rifiuta lo straniero adducendo il riferimento alle radici cristiane, alla cultura cattolica nega il Vangelo stesso e disconosce nei fatti Gesù di Nazaret. Quindi il razzismo è anche nei suoi confronti.
“Ero in prigione”: è l'identificazione con chi è detenuto in carcere; richiede la doverosa conversione dalla mentalità vendicativa e della pena fine a se stessa a quella redentiva, riparatrice nei confronti delle vittime; a carceri a misura umana con progetti di lavoro e iniziative culturali; nel dopo carcere all'accoglienza ed al sostegno per percorsi di autonomia e responsabilità. Il Dio di Gesù non si incontra nel tempio, ma nell'umanità delle persone sofferenti
Celebriamo l’Eucarestia il martedì e giovedì alle ore 8.00 in Chiesa; la domenica alle ore 8.00 e 10.30 in Sala Petris.
Gli orari e le giornate degli incontri di catechismo sono indicati nel foglio della domenica.