Vangelo
di Giovanni 15,1-18
1«Io
sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.2 Ogni tralcio che
in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo
pota perché porti più frutto.3Voi siete già mondi, per la parola che vi
ho annunziato.4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far
frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non
rimanete in me.5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in
lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.6Chi non
rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo
raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le
mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà
dato.8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e
diventiate miei discepoli.9Come il Padre ha amato me, così anch'io ho
amato voi. Rimanete nel mio amore.10Se osserverete i miei comandamenti,
rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre
mio e rimango nel suo amore.11Questo vi ho detto perché la mia gioia
sia in voi e la vostra gioia sia piena.12Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.13Nessuno ha un
amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.14Voi siete
miei amici, se farete ciò che io vi comando.15Non vi chiamo più servi,
perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati
amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a
voi.16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti
perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché
tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo
conceda. 17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.18Se il
mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.
Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 15, 1-18) ci invita a camminare
in un vigneto, ad osservare le viti e i loro tralci, a immaginare i
grappoli di uva che anche nel prossimo autunno saranno raccolti.
Guardare, contemplare, riflettere mettendo in relazione la forza vitale
della natura, il lavoro dell'uomo e della donna che curano, potano,
liberano dai tralci secchi e così aiutano il processo naturale.
L'osservazione attenta dei processi vitali dell'ambiente possono
indurre ad accostamenti alla nostra vita personale, alle relazioni, ai
frutti di umanità da portare e che immediatamente corrispondono
all’affermazione della dignità di ogni persona, ai diritti umani,
all’uguaglianza, giustizia, libertà, pace e fratellanza.
Gesù di Nazareth come i Vangeli ci raccontano è spesso in mezzo alla
natura, osservatore attento e profondo nel cogliere presenze e aspetti,
anche nell’affidare a loro alcuni suoi insegnamenti. Si riferisce
infatti ai fiori dei campi, al sole, alla pioggia, al vento, agli
uccelli del cielo e alle volpi, ai pesci del lago di Tiberiade; al
grano, alla semina e al raccolto, agli alberi. Il Vangelo di oggi ci
propone la relazione indispensabile, vitale fra la vite e i tralci
perché possa passare la linfa della vita e produrre il frutto dell'uva
fino alla sua maturazione. Il messaggio riguarda la relazione vitale
con la presenza di Gesù e la sua parola profetica. Senza questa stretta
e continua unione c’è il pericolo di seccarsi, di non portare frutto,
con la conseguenza di essere tagliati via per la salvezza della vite.
Questa relazione con Gesù di Nazareth non è dottrinale, bensì
esistenziale e si esprime in modi, tempi, intensità diverse, ciascuna
delle quali chiede considerazione e rispetto. Nelle esistenze delle
persone è presente in modo reale e insieme misterioso: i frutti di bene
portati ne sono rivelazione e conferma. Le donne gli uomini che vivono
in riferimento a Lui si incontrano per la sua memoria viva, per nutrire
la sensibilità e la dedizione nel seguire il suo insegnamento nelle
situazioni personali, nelle relazioni e nella storia. E incontrandosi
formano l’ecclesìa, la Chiesa come comunità, popolo di Dio in cammino
nella storia. La relazione stretta con Gesù come quella del tralcio con
la vite può essere interpretata con una concezione e vissuti
intimistici sia livello personale che comunitario, anche come Chiesa in
modo distaccato da quanto avviene nella storia delle persone, comunità
e popoli. Una chiusura spiritualista, intimista, rassicurante; il male
nelle sue diverse espressioni starebbe sempre al di fuori. Il Vangelo
invece si vive nella storia guardando costantemente all'orizzonte delle
beatitudini e alla verifica della coerenza nella concreta prossimità
con chi si trova in sofferenza e necessità.
Così padre Balducci "il baricentro di una comunità che abbia le misure
del cuore di Dio non è dentro mai fuori, dove non c'è la stessa
esperienza, dove c'è la sofferenza, l'attesa, il bisogno, la
tribolazione. Essenziale ricordarlo, perché altrimenti succede che
assecondando questo compiacimento dell’esperienza interiore noi
potremmo camuffare attraverso le forme dell'amore cristiano le più
terribili ingiustizie".
AVVISI
Domenica 2 maggio ore
10.00
Celebrazione Eucaristica in Sala Petris
DOMENICA 2 MAGGIO 2021.pdf