L’AFFIDAMENTO
NELLE PAURE
Vangelo di Marco, 35-41
35
In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra
riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella
barca. C'erano anche altre barche con lui. 37 Nel frattempo si sollevò
una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che
ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva.
Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che
moriamo?». 39 Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci,
calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro:
«Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41 E furono presi
da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al
quale anche il vento e il mare obbediscono?».
Ci sono alcuni eventi che si depositano nel patrimonio interiore
personale e comunitario, locale e planetario, che possono continuare a
comunicare a lungo a meno che si entri purtroppo in quella terribile
mentalità della frantumazione e della dimenticanza di tutti e tutto,
dell'emozione occasionale subito accantonata. Il Vangelo di questa
domenica (Marco 4, 35-41) ci riporta direttamente all'evento del 27
marzo 2020 di Papa Francesco solo in piazza San Pietro, vuota, tra
l'altro con la pioggia battente e la suggestione di piccole fiammelle
accese e di qualche altra luce con le rifrazioni sul selciato bagnato.
Quel luogo così carico di storia e di fascino considerato centro della
cattolicità con le sue luminosità le sue ombre è apparso completamente
denudato e spoglio e così accessibile a tutta l'umanità nelle sue
diversità culturali e religiose. Un uomo solo senza nessun potere se
non quello della fragile perché anch'essa nuda e per questo speciale,
forza della fede che si fa preghiera dell'affidamento nella piena
assunzione del dramma, del dolore, della paura, della ricerca di senso
e di speranza di tutta l'umanità.
Papa Francesco legge e commenta il brano del Vangelo che racconta dei
discepoli sulla barca sballottata dalle onde pieni di paura che si
rivolgono a Gesù addormentato come se in quella situazione di grave
pericolo la loro sorte non lo riguardasse. Svegliato esorta la loro
disponibilità a credere, cioè ad affidarsi, a nutrire la fiducia perché
è lì con loro nel momento del pericolo e della paura. Francesco dice
che ci credevamo forti e sicuri in un mondo malato, che non abbiamo
ascoltato il grido dei poveri, di chi era in difficoltà, che possiamo
salvarci solo insieme. La sua solitudine in piazza San Pietro è abitata
da centinaia di milioni di persone di tutto il pianeta, un punto di
luce nella drammaticità del dolore e delle paure del mondo. Le paure ci
accompagnano come esperienza di fondo nella vita; non costituiscono di
per sé un problema; la questione aperta è come convivere con le paure
senza lasciarsi determinare da esse, ma cercando di elaborarle, di
farle evolvere così da renderle sopportabili. La fede dell'affidamento
non è una soluzione automatica alle paure, ma può diventare un
contributo significativo alla convivenza con esse e ad una loro
evoluzione positiva.
Affidarsi infatti significa confidare di essere accolti, compresi,
incoraggiati dal Dio umanissimo di Gesù di Nazareth che si rende
presente anche nella disponibilità, accoglienza e sostegno di qualche
persona a noi vicina in modo umile, discreto e affidabile. Papa
Francesco solo in piazza San Pietro ha riproposto l'immagine di come
dovrebbe essere la Chiesa: nuda, spogliata da ogni struttura e
sovrastruttura, da ogni potere e alleanza con i potenti, credibile per
l'unica ricchezza che può mostrare con la fedeltà e la coerenza della
testimonianza: cioè una fede fragile e forte, povera e profetica, umile
e coraggiosa, soprattutto accogliente e vicina a ogni donna e uomo che
soffre, geme, cerca speranza e affidamento.
DOMENICA 20 GIUGNO 2021.pdf
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Domenica 20 alle ore 8 e alle 10.30 in Sala Petris