DA EMARGINATI A PROTAGONISTI
Vangelo di Marco 7,31-37
31 Di ritorno dalla
regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea
in pieno territorio della Decàpoli. 32 E gli condussero un sordomuto,
pregandolo di imporgli la mano. 33 E portandolo in disparte lontano
dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò
la lingua; 34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e
disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». 35 E subito gli si aprirono gli
orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
36 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava,
più essi ne parlavano 37 e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene
ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Nelle nostre storie personali sono decisive le relazioni, i loro
passaggi positivi e quelli tribolati; ne sono parte intrinseche le
comunicazioni verbali e gestuali, il linguaggio del corpo. È da tempo
ormai consuetudine cogliere nelle trasmissioni televisive l'abilità
comunicativa del linguaggio dei segni e immaginare le tante persone che
ne traggono beneficio. Sono tante nel mondo, oltre 80 milioni le
persone sordomute che sperimentano l'impossibilità di potersi esprimere
perché non hanno potuto apprendere, ascoltare. Poi negli anni si sono
aperte le possibilità positive. Sono parti importanti della nostra
esperienza ascolti e linguaggi collocati in una zona esistenziale che
precede le parole pronunciate e ascoltate e che comporta sentimenti,
emozioni, depositi interiori, slanci vitali, conferme, impossibilità, e
speranze. Spesso se la situazione è statica sia per la persona
sordomuta direttamente coinvolta sia per i vicini, per l'ambiente
relativamente allargato gli atteggiamenti, le parole e le frasi fatte
rischiano di trasformarsi in quel conformismo accettato per cui pare
non debba accadere niente di nuovo: le persone sono queste, i commenti
si confermano: in realtà per tutti avviene, anche se in modo
impercettibile un impoverimento generale. Nel Vangelo che si legge e
medita in questa domenica (Marco
7,31-37) si racconta che alcuni conducono un sordomuto a Gesù;
si sa come in quel contesto si è diffusa la mentalità che una simile
condizione è attribuibile a Dio che castiga per qualche male compiuto.
Gesù di Nazareth si presenta invece il Dio umanissimo, attento, vicino,
accogliente e guaritore. Il meccanismo retributivo del bene- premio,
male -castigo è superato. Gesù compie alcuni gesti molto eloquenti e
significativi: accompagna quell'uomo lontano dalla folla perché in essa
il suo posto è già stabilito, scontato, accettato chiacchierato
fatalistico senza alcuna percezione, alcun fremito di altra
possibilità. Le parole che si dicono a commento della sua condizione
sono sempre le stesse, alle volte c'è un po' di pietà, altre supponenza
e distacco se non malcelato disprezzo.
L'uomo ha bisogno di uno spazio di libertà in cui sentirsi persona,
ritrovarsi con se stesso favorito in questo da quell'uomo che si
dimostra a lui così amico e vicino da mettergli le dita negli orecchi e
a toccargli la lingua con la saliva proprio a ribadire il superamento
dell'estraneità con questo contatto diretto, fisico. Il teologo tedesco
psicoanalista Jurgen Jurgen Drewermann attribuisce un'importanza
specifica al fatto che Gesù alza gli occhi al cielo, fa un sospiro e
dice a quell'uomo: " Effatà ", che significa “Apriti”. Non si tratta di
entrare in una logica miracolistica assunta con fideismo da alcuni e
guardata in modo speculare con scetticismo dall'altra. Ci si rivolge
per attingere ad una ulteriorità, per suggerire la ricerca di nuove
possibilità. Così possono ad esempio essere riprese tutte le
acquisizioni sperimentate che hanno favorito l'uscita delle persone
sordomute dall'isolamento. Le orecchie di quell'uomo hanno cominciato a
sentire e la sua lingua ad esprimersi scorrevolmente. Si può affermare
guardando con gli occhi del cuore che siamo di fronte al passaggio
dall’emarginazione ad un protagonismo positivo. È sempre fondamentale
che qualcuno guardi, si accorga, viva profondamente il coinvolgimento,
ci creda, metta in atto una strategia dell'attenzione per fare in modo
che quella persona da passiva; relegata nel suo isolamento riprenda
fiducia, e il dare e il ricevere della comunicazione.
DOMENICA 5 SETTEMBRE.pdf
AVVISI
Durante la settimana celebriamo l’Eucarestia alle ore 8 il martedì e il giovedì in Chiesa.
La domenica, dalla prossima 5 settembre, due celebrazioni alle ore 8 e 10.30 in Sala Petris.