DOMENICA 26 AGOSTO 2007 - Vangelo di Luca 13, 22-30
26/08/2007
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Al di fuori dei poveri non c’è salvezza

 

Gesù attraversava città e villaggi e insegnava; intanto andava verso Gerusalemme. Un tale gli domandò: “Signore sono proprio pochi quelli che si salvano?” Gesù rispose: “Sforzatevi di entrare, per la porta stretta, perché vi asicuro che molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa di alzerà e chiuderà la porta della sua casa, voi vi troverete chiusi fuori. Allora comincerete a picchiare alla porta dicendo. “Signore, aprici!” Ma egli vi risponderà: “Non vi conosco. Di dove venite?” Allora voi direte: “Noi abbiamo mangiato e bevuto con te, e tu sei passato nei nostri villaggi parlando di Dio”. Alla fine egli vi dirà: “Non vi conosco. Di dove venite? Andate via da me, gente malvagia! Piangerete e soffrirete molto, perché sarete cacciati via dal regno di Dio, ove ci sono Abramo, isacco, Giacobbe e tutti i profeti. Verranno invece in molti dal nord e dal sud, dall’est e dall’ovest: parteciperanno tutti al banchetto nel regno di Dio. Ed ecco: alcuni di quelli che ora sono gli ultimi saranno i primi, mentre altri che ora sono i primi saranno gli ultimi”.

 

Rimane fortemente evocativa la figura di Gesù di Nazareth nel film di Pierpaolo Pasolini “Il Vangelo secondo Matteo”: continuamente in movimento, animato dall’urgenza dell’annuncio, di un insegnamento non astratto, non calato dall’alto, bensì esistenziale, coinvolgente.

 

Così inizia il brano del Vangelo di questa Domenica : “ Gesù attraversava città e villaggi e insegnava”: appunto, un insegnamento di vita, di relazioni nuove fra le persone, di considerazione e di utilizzo comunitario dei beni, di superamento dell’inimicizia e della violenza, di accoglienza misericordiosa e di perdono, di condivisione e di fraternità vissute. Un tale gli chiede se veramente sono pochi quelli che si salvano, riferendosi ai codici etici sulla cui interpretazione c’era dibattito. La salvezza non riguarda solo l’anima, in una concezione dualistica dell’essere umano con ripercussioni sulla svalutazione della corporeità, su una minore attenzione alle dimensioni relazionali, comunitarie, cosmiche della salvezza, da concepirsi come significato profondo della vita e dell’esistenza, come sua valorizzazione positiva, come riconciliazione ed equilibrio con se stessi, con gli altri, con tutto l’universo, con Dio, come sua accoglienza e valorizzazione definitive. Gesù risponde: “Sforzatevi di entrare dalla porta stretta, perché vi assicuro che molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. Come a dire: non esistono raccomandati presso Dio, né privilegiati che possano far valere davanti a lui la propria appartenenza etnica, culturale e religiosa; neanche la Chiesa è raccomandata. Qual è la porta stretta, attraverso cui si partecipa alla realizzazione del Regno di Dio da costruire su questa terra, con il suo compimento definitivo nel suo Mistero, di un’umanità veramente umana come Dio vuole? E’ la scelta della giustizia, della non violenza attiva, della costruzione della pace, dell’accoglienza misericordiosa e del perdono; dell’umiltà e della fedeltà, della coerenza e della perseveranza… Questa è la porta stretta che conduce alla salvezza delle persone e delle comunità, dell’intera umanità in relazione con tutti gli esseri viventi, con l’intero cosmo. La Chiesa nella sua storia ha elaborato una dichiarazione esclusiva ed escludente: “Al di fuori della Chiesa, non c’è salvezza”, confondendo il segno di salvezza che essa dovrebbe essere nella storia se è fedele al Vangelo, con la salvezza stessa, attuando quindi un abuso. In realtà la salvezza si raggiunge in modo più o meno intenso e significativo con diversi itinerari e in ciascuna delle fedi religiose se ne riconosce uno speciale. Rispetto alla salvezza e all’affermazione di un tempo della Chiesa, sperando in una progressiva liberazione dalla mentalità di chiusura che ne era all’origine, il teologo della liberazione del Salvador Jon Sobrino, mi diceva della necessità di riprenderla per trasformarla in quest’altra densa di provocazione, intesa di significato, vincolante nell’impegno: “Al di fuori dei poveri non ci può essere salvezza”; cioè senza coinvolgersi nella loro condizione di impoverimento, di oppressione, di sfruttamento, di violenza e di paura; senza partecipare alle loro sofferenze e insieme al loro sogno di un mondo giusto, più umano, di liberazione della loro condizione; senza condividere i loro progetti e il loro impegno, la loro dedizione fino a dare vita, appunto, non ci potrà essere salvezza né per noi, né per loro, né per tutta l’umanità. Nessuna esaltazione o mitizzazione; pure nel riconoscimento dei limiti, durezze, anche violenze, anche provocate dalle situazioni, si può incontrare nel mondo dei poveri capacità di resistenza, di sogno, di amore, di amicizia, di accoglienza, di condivisione, di festa sorprendenti; al nostro mondo spesso sconosciute o piegate dalla logica della supremazia, dell’individualismo, del materialismo, dell’esaltazione del denaro e della quantità. La parola del Vangelo ci presenta un padrone di casa che chiude le porte ai ritardatari che bussano con insistenza, che chiedono ripetutamente di entrare. La risposta dall’interno: “Non vi conosco.”. La replica. “Siamo dei tuoi, abbiamo mangiato e bevuto con te, tu sei passato nei nostri villaggi, parlando di Dio”. Si può attualizzare: “Noi siamo salvi, abbiamo proclamato e difeso le radici e l’identità cristiana; difeso la famiglia, gli ambienti e le esperienze cristiane, più ancora cattoliche; abbiamo ben demarcato criteri e confini di appartenenza e di integrità… Siamo stati sempre dei tuoi.”. E il Signore risponderà. “Non vi conosco, andate via da me gente malvagia: vi siete dichiarati miei discepoli e avete vissuto da ricchi e da privilegiati; avete difeso le radici e l’identità cristiana e avete approvato le armi e le guerre; avete discriminato e rifiutato i poveri, gli affaticati nella vita, gli immigrati; siete stati favorevoli alla pena di morte; siete stati vendicativi e avete contribuito dietro le vostre dichiarazioni di facciata, all’ingiustizia e all’illegalità, ora cosa pretendete? Attraversare la porta stretta è la scelta di ogni giorno, a cui siamo chiamati. Il giudice Levatino, ucciso dalla mafia, tra le note dense di significato trovate nei suoi diari aveva scritto: “Non ci verrà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili”.

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