DOMENICA 20 GENNAIO 2008 - Vangelo di GIOVANNI 1, 29-34
20/01/2008
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Liberarci dal male coinvolti da colui che toglie il male dal mondo

Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me1Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele". Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

 L’essenza del male è propria di tutti noi, con intensità, tempi, modalità diverse. Si può considerare male ogni condizione e situazione che limita, avvilisce, mortifica, colpisce la dignità umana di persone, famiglie, comunità, popoli interi. Il male chiama in causa la nostra libertà e responsabilità; noi tutti possiamo esserne e diventarne protagonisti e/o vittime. In parte considerevole può essere previsto e quindi si potrebbe prevenire con scelte diverse; in parte è “qualcosa” che può coinvolgere in modo inatteso, comunque chiamandoci in campo. Ancora in buona parte si possono individuare motivazioni personali, familiari e sociali, dinamiche e modalità; in altre situazioni questa perlustrazione risulta alquanto difficile e chiede attenzione, analisi, profondità e conoscenza sempre aperte, in divenire. Il male può essere messo in atto da persone singole, da gruppi di persone, da comunità e popoli interi. La storia ci consegna non poche tragedie al riguardo: dai campi di sterminio nazisti, al genocidio degli indios, ai gulag sovietici, alla schiavitù dei neri...; purtroppo a tante situazioni di violenza organizzata, di morte pianificata che perdurano nella storia attuale. Il male di cui diversamente le persone sono responsabili si fa solidarietà del male, diventa male strutturale: ingiustizia, violenza oppressione, strumentalità, schiavitù, discriminazione, emarginazione... Si può essere direttamente protagonisti del male o complici con l’indifferenza, il conformismo, il qualunquismo, l’accettazione succube delle situazioni, la mancanza di reazione, di denuncia, di opposizione. La nostra vicenda esistenziale ci coinvolge nelle situazioni di malattia, di dolore fisico nostro o delle persone care; di morte; di dolore dell’anima. Emerge costantemente la tentazione di addossare il male in particolare su qualche persona nella logica del capro espiatorio, piuttosto che, pur nelle differenti responsabilità, farcene carico personalmente e comunitariamente in un processo di liberazione. L’esperienza della vita e della storia ci consegna nello stesso tempo il bene vissuto, compiuto e ricevuto con l’impegno e la dedizione personale, con quella che è espressione delle famiglie, delle comunità, di interi popoli. Registriamo l’amore, l’amicizia, la disponibilità, le lotte di resistenza, di liberazione, l’acquisizione di diritti prima negati, di verità e di memorie profonde prima occultate e nascoste, di giustizia e solidarietà reali. Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 1,29-34) ci narra l’incontro fra Giovanni il Battezzatore e Gesù e l’indicazione del primo: “Ecco l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo. Parlavo di lui quando dicevo: dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me. Ho visto Lo Spirito di Dio scendere come colomba dal cielo e rimanere sopra di lui. Ebbene ho visto accadere questo e posso testimoniare che Gesù è Figlio di Dio”. Come possiamo intendere e sperimentare che Gesù ha preso su di sé il male del mondo, ci ha riscattati, salvati? Come essere coinvolti dal suo essere totalmente al servizio dell’umanità e per questo diventare vittima, agnello sacrificato, immolato non sull’altare del tempio della religione, ma sulla croce, fuori dalla città ucciso dai potenti, da coloro che non hanno accettato e non accettano la sua liberazione dal male, la salvezza da lui comunicata? E perché, dopo 20 secoli dall’inizio del suo messaggio il male è ancora così presente, strutturato, opprimente? Per chi vive un significativo o proprio fondamentale riferimento e coinvolgimento a Lui, Gesù rivela nella storia il Mistero di Dio, il suo amore incondizionato che immette nella storia una forza (grazia) alternativa a quella dell’egoismo, dell’ingiustizia, della violenza, personale e strutturale; la croce di Gesù rivela l’ambivalenza di ciascuna/o di noi e della storia: possiamo scegliere il male o l’amore, la fedeltà, la coerenza del bene, fino anche a donare la vita perché il bene si semini, cresca e si diffonda. Gesù per il suo amore e la sua fedeltà è stato accolto, riconosciuto dal Padre e Vivente oltre la morte continua a comunicare nella storia la forza e il dinamismo che ci coinvolgono in scelte libere e responsabili per il bene. In questo cammino ci poniamo nel flusso di una moltitudine immensa di donne, uomini e comunità che hanno operato e operano il bene; tanti anche senza riferirsi a Gesù di Nazaret, ma di fatto in sintonia con la sua persona e il suo messaggio. Ogni giorno siamo chiamati a decidere, a scegliere il bene, ad assumere il male per liberarcene, a cercare di gestire le dimensioni più personali, familiari, relazionali che ci colpiscono. Pre proprio che la nostra vita trovi il suo significato più profondo nel contribuire a seminare, a operare il bene: l’amore, l’amicizia, la giustizia, la pace, l’accoglienza, la sincerità, la fraternità.

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