DOMENICA 08 NOVEMBRE 2009 Vangelo di Marco 12, 38-44
08/11/2009

don Pierluigi Di Piazza è attualmente in America Latina, il commento al Vangelo di questa Domenica è quindi solo scritto

ESSERE  E\O APPARIRE
Vangelo Marco 12,38-44

Mentre insegnava, Gesù diceva alla gente: “Non fidatevi dei maestri della legge, i quali si preoccupano di passeggiare rivestiti di abiti solenni, di essere salutai in piazza, di avere i posti di onore nelle sinagoghe e nei banchetti. Essi portano via alle vedove tutto quello che hanno e intanto, per farsi vedere, fanno lunghe preghiere. Ma riceveranno un castigo severo!”. Gesù andò a sedersi vicino al tesoro del tempio, e guardava la gente che metteva i soldi nelle cassette delle offerte. C’erano molti ricchi i quali buttavano dentro molto denaro. Venne anche una povera vedova e vi mise soltanto due piccole monete di rame. Allora Gesù chiamò i suoi discepoli e disse: “Vi assicuro che questa povera vedova ha dato un offerta più grande di quella di tutti gli altri! Infatti gli altri hanno offerto quello che avevano d’avanzo, mentre questa donna povera come, ha dato tutto quello che possedeva, quello che le serviva per vivere”

Nella nostra esperienza umana siamo testimoni di atteggiamenti,decisioni e scelte da parte di persone caratterizzate dalla disponibilità umile e disinteressata, alternativa alla logica della quantità e dell’efficienza, della occasionalità, del calcolo, dell’opportunismo, della rendita di posizione e di successo. Questa disponibilità interiore completa può esprimersi di conseguenza come sua logica intrinseca in  parole, azioni, gesti “ piccoli”, considerati poco importanti e incisivi, anche insignificanti dalla mentalità dominante  della quantità e dell’efficientismo.
Eppure ci hanno coinvolti, si sono depositati nel nostro patrimonio interiore: è  stato il piccolo contributo in denaro di una persona non abbiente per una iniziativa di solidarietà; il tempo nesso a disposizione con dedizione volontaria; un sevizio manuale umile e disinteressato di organizazzione e di pulizia; un semplice biglietto con qualche espressione scritta pregnante di profondità e di significato; il pane e un dolce  preparati con cura, altro ancora. In queste considerazioni si può collocare il Vangelo di questa domenica ( Marco 12, 38-44) che nella seconda parte propone alla nostra attenzione una povera donna vedova che mette la sua offerta nelle apposite cassette del tempio di Gerusalemme, mentre i ricchi vi buttano molto denaro. Gesù richiama l’attenzione dei suoi discepoli: “io vi assicuro che questa povera vedova ha dato un’offerta più grande di quella di tutti gli altri ! Infatti gli altri hanno offerto quello che avevano d’avanzo, mentre questa donna povera com’è, ha dato tutto quello che possedeva, quello che le serviva per vivere”
Gesù non entra nel merito dell’offerta al tempio, che probabilmente non condivide specie se toglie di fatto possibilità di vita alle persone in necessità;  coglie invece l’occasione per evidenziare l’atteggiamento di fondo della donna che nella completa fiducia a Dio e alla Provvidenza mette i due spiccioli che le servono per il suo sostentamento quotidiano. Le offerte dei ricchi non esprimono nessuna rinuncia, né la ricerca dell’essenzialità e della sobrietà, ma sono il superfluo che non incide sul modo di vivere.
Non è quindi decisiva la quantità, ma l’atteggiamento interiore da qui provengono scelte e decisioni. Le considerazioni illuminanti di Gesù diventano il criterio di giudizio sul comportamento di maestri della legge: “Non fidatevi di maestri della legge. A loro piace passeggiare con vesti di lusso, essere salutati in piazza, avere posti di onore nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Con l’avidità cercano di portare via alle vedove tutto quello che hanno e, intanto, per farsi vedere fanno lunghe preghiere. Queste persone saranno giudicate con estrema severità”.Gesù dunque denuncia gli atteggiamenti dei maestri della legge, cioè di una parte importante del gruppo dirigente che esercita un grande ascendente sul popolo: soprattutto evidenzia la loro vanità e la loro ipocrisia. I vestiti sgargianti per essere subito riconosciuti e salutati con deferenza, i primi posti occupati da loro nei luoghi dell’istruzione religiosa e de culto e nei pranzi pubblici. Sono quindi giudicati per la loro continua preoccupazione di apparire importanti, diversi dalle altre persone, mentre il loro essere reale é ben diverso. La grave dissociazione in loro fra l’essere e l’apparire è evidente soprattutto nel divario inaccettabile fra l’ostentata religiosità pubblica e il comportamento verso i poveri, i deboli e gli indifesi come, ad esempio, le vedove di cui proprio approfittando del loro ruolo, sfruttano l’ospitalità e la generosità. Come sempre la provocazione evangelica è chiara e profonda: riguarda ciascuna\o di noi, chi ha riconosciuti compiti nella società, nella politica, nella Chiesa, riguardo atteggiamento, apparenza, all’abbigliamento,  alla supponenza, al distacco dalla gente considerata “comune”.

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