DOMENICA 22 NOVEMBRE 2009 Vangelo di Giovanni 18, 33-37
21/11/2009
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NON VIOLENZA ATTIVA E VERITA’
Giovanni 18,33-37

In quel tempo disse Pilato a Gesù: “Sei tu il Re dei Giudei ? . Gesù rispose “Hai pensato tu questa domanda, o qualcuno  ti  ha detto questo di me”. Pilato rispose: “Non sono ebreo io. Il tuo popolo e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me:  Che cosa  hai fatto?”.Gesù rispose : “Il mio regno non appartiene a questo mondo.: Se il mio regno appartenesse a questo mondo i miei servi avrebbero combattuto per non farmi arrestare dalle autorità ebraiche. Ma il mio regno non appartiene a questo mondo”.Pilato gli disse di nuovo: Insomma , Sei un re, tu ?”. Gesù rispose: “Tu dici che io sono re.
Io sono nato e venuto nel mondo per essere un testimone della verità. Chi appartiene alla verità ascolta la mia voce”.

Il rapporto tra fede e storia è una questione sempre aperta; come conseguenza diretta c’è il rapporto tra le fedi religiose e la politica; per quanto ci riguarda più direttamente tra la Chiesa e lo Stato.
I primi cristiani erano considerati atei, senza Dio dall’impero romano perché con le loro convinzioni e con la loro vita ne contestavano l’ideologia, l’organizzazione e la pretesa sacralizzazione  nella persona del “divino” imperatore: perché in un mondo in cui la schiavitù era consuetudine, loro vivevano la fraternità, in cui la ricchezza era privilegio per una piccola parte e povertà per la maggioranza, come oggi, loro vivevano la condivisione dei beni; in un mondo in cui l’esercito era una struttura portante dell’impero i giovani cristiani obiettavano in coscienza e preferivano per scelta evangelica essere uccisi piuttosto che impugnare le armi che uccidono e partecipare all’esercito di conquista e di repressione.
Dal 313 c’è stato l’abbraccio mortale del cristianesimo con il potere dell’impero e da allora le ombre e le luci si sono succedute e intrecciate nella storia con la prevalenza alle volte delle une  altre volte delle altre, anche se  la corrente calda della profezia evangelica  ha illuminato, verificato, orientato in modo permanente,  alle volte affidate  a qualche persona del tutto speciale, come, ad esempio, Francesco d’Assisi. Anche oggi la questione è molto attuale: basti pensare alla differenza che ci dovrebbe essere fra la testimonianza pubblica della fede e la pretesa di identificarla in istituzione  o  assetto politico preciso; che la Chiesa sia un potere che tratta con alti poteri e non una comunità  con evidente prevalenza profetica che  liberamente denuncia, propone, sostiene, non motivata del proprio successo o dai propri vantaggi , per  ottenere o salvaguardare i quali viene meno alla sua dimensione costitutiva .
Nel Testamento Antico e anche Nel Nuovo ci si esprime con l’espressione  “Regno di Dio”. Non si tratta di una affermazione teocratica, ma dell’utilizzo di una terminologia per indicare qualità e caratteristiche differenti: il mondo di Dio nel quale giustizia e misericordia, uguaglianza e pace, attenzione ai piccoli, ai poveri, agli indifesi sono costitutivi; anche per questo il re aveva il compito, più volte in realtà tradito, di difendere, proteggere aiutare concretamente queste persone .
Gesù di Nazaret annuncia il Regno  di Dio con l’intensità e la radicalità della sua presenza  nella storia: tutte le persone possono farvi parte se si convertono, se cioè cambiano il modo di sentire, di pensare, di vivere, liberandosi da egoismi e violenze. Le sue parole e suoi gesti lo pongono in contrasto con i poteri costituiti:  quello giudaico nelle sue espressioni culturali, religiose e politiche e quello dell’impero romano che con le sue truppe occupa la Palestina.
Diventato intollerabile per il sistema a motivo del suo amore incondizionato che tutto e tutti rimette in discussione e chiama ad un percorso di liberazione e di vita autentica, viene arrestato, processato e condannato a morte con accuse false.
 Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 18, 33b-37) ci presenta Gesù di fronte al procuratore di Roma Pilato che gli rivolge alcune domande per cercare di capire che sia veramente.
Le brevi risposte di Gesù fanno emergere due prospettive fondamentali per porsi alla sua sequela nella storia: la non violenza attiva e il ripudio delle armi e della guerra come scelta fondamentale: “il mio Regno non è di questo mondo: se il mio Regno appartenesse a questo mondo i miei servi avrebbero combattuto per non farmi arrestare dalle autorità ebraiche. Ma il mio Regno  non appartiene a questo mondo”.
 E insieme la verità che diventa di vita: “Io sono nato e venuto nel mondo per essere un testimone della  verità .Chi appartiene alla verità ascolta al mia voce.”
Dunque: non violenza attiva e ricerca e diffusione della verità sono costitutive; ad esse siamo chiamati ad essere fedeli e coerenti.

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