DOMENICA 17 GENNAIO 2010 Vangelo di Giovanni 2, 1-12
17/01/2010
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DOMENICA 17 GENNAIO 2010
SOLO LA GRATUITA’ POTRA’ SALVARCI

Noi tutti sperimentiamo continuamente dentro di noi, nelle relazioni, nelle società e nel mondo intero la dialettica fra costrizione e libertà, fra necessità e gratuità. Siamo inseriti in situazioni sociali, culturali, religiose che ci modellano; alle volte avvertiamo la contraddizione fra il vissuto interiore più intimo e autentico e l’adesione al modello, alla consacrata, anche se discutibile normalità, ma poi frequentemente ci adeguiamo, ci adattiamo, perché la libertà di pensiero e di azione, l’autonomia, chiedono in continuità disponibilità e rischio, responsabilità, coraggio e coerenza.
 La situazione di ingiustizia strutturale del Pianeta, le crescenti povertà anche quelle della nostra società contrastano con la convinzione della necessità di mantenere un certo tenore di vita, una determinata consuetudine al consumismo di beni non essenziali, ma rispondenti a bisogni indotti, fino a  gettare fra i rifiuti quantità impressionanti di generi alimentari e di cibo avanzato.
La guerra è ritenuta ancora da molti una necessità e questa convinzione diffusa diventa indifferenza, accettazione acritica della guerra, della produzione e del commercio delle armi con cui è combattuta, con una adesione diffusa ad altre forme di violenza. La diffusione di una mentalità, di atteggiamenti, di decisioni istituzionali e politiche razziste conferma e diffonde la diffidenza e l’ostilità nei confronti dell’altro, del diverso, dello straniero considerate necessarie per mantenere l’identità della propria società, cultura e religione.
L’usurpazione delle risorse e la distruzione dell’ambiente vitale da parte di multinazionali, di oligarchie del potere e della finanza sono ritenute necessarie in una concezione e attuazione di uno sviluppo inaccettabile perché privilegio per pochi, impoverimento per la maggioranza, disequilibrio dell’ecosistema.
È ritenuto necessario anche il materialismo nella relazione fra produzione e consumo, nella mercificazione di tutto e di tutti, anche delle relazioni  fra le persone. In questa situazione globale così articolata ma insieme così omogenea anche la religione è considerata una necessità, serve cioè a questo sistema esortando al massimo ad atteggiamenti e azioni caritatevoli che non mettano in discussione le cause strutturali della disumanità.
Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 2, 1 – 12) racconta la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana e ci comunica uno straordinario messaggio sulla gratuità come rottura della necessità. Gesù è invitato al matrimonio di due amici a Cana, con Maria, la madre  e i suoi discepoli. Ad un certo punto manca il vino.  Dato che la festa è ormai inoltrata questa situazione potrebbe determinare un certo disappunto e disagio. Non si tratta comunque, almeno ad una prima considerazione, di quella urgenza e di quella necessità presenti, ad esempio, di fronte ad un paralitico, ad un cieco, ad un lebbroso che chiedono attenzione, premura, cura, magari guarigione; o di fronte ad una folla che deve mangiare. Il vino portato in tavola dopo la trasformazione dell’acqua per la purificazione con cui erano state riempiti i sei grandi recipienti di pietra, è l’elemento inatteso e gratuito  che permette di continuare l’incontro festoso, la convivialità dell’amicizia.
Tutte noi e tutti noi abbiamo sperimentato che una parola, un gesto, una iniziativa gratuiti, che vanno oltre la norma, lo schema, la consuetudine, la presunta normalità creano quella condizione nuova che si avverte come intimamente necessaria, anzi indispensabile. L’immane tragedia di Haiti mette in profonda discussione la fede stessa, il riferimento a Dio, soprattutto per la morte dei poveri e degli innocenti. Non manca il vino, ma l’acqua, il pane, tutto. Ma perché accorgersi solo ora dopo il disastro, dopo le innumerevoli vittime? E prima perché non si è intervenuti? Dove erano le istituzioni e la politica mondiale di fronte a tanta povertà? E la Chiesa? Medici senza Frontiere, presenze di volontari, di suore anche friulane, ammirevoli nel loro impegno, adozioni anche in Friuli. Ma tutti gli altri, noi tutti ?

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