La
Commissione per le Pari Opportunità del Comune di Udine, le Donne in
Nero, il Progetto “Zero Tolerance” del Comune di Udine, in occasione
della giornata internazionale contro la violenza sulle donne invitano
alla proiezione del docufilm “Parla con lui” di Elisabetta Francia.
Sarà presente la regista.
Parla con lui…
un documentario per una riflessione sulla violenza
di Elisabetta Francia
Martedì 22 novembre 2011, alle ore 18.00, presso la Sala Ajace in
piazza Libertà a Udine
È un contributo personale per cercare
di aprire gli orizzonti sulla violenza domestica anche in Italia. Penso
che la percezione e la soglia di tolleranza della "violenza" dipendano
soprattutto dal livello di sensibilizzazione della popolazione.
Mi hanno sconvolto i dati spaventosi della carneficina quasi quotidiana
delle donne.
Ho sentito l'urgenza di fare qualcosa per "rivedere" e animare una
strategia sociale, culturale e legislativa in grado di affrontare
questa tragica realtà.
Sono partita da una domanda: che cosa scatena la "violenza" di un uomo
all'interno di una relazione? Che cosa succede nella testa e nel corpo
maschile quando perde il controllo? Ho scelto di dare voce solo a
uomini perché è un punto di vista poco esplorato, perchè nella
stragrande maggioranza dei casi, sono uomini gli artefici dei vari tipi
di violenza: fisica, psicologica, economica, sessuale.
Un anno passato a cercare uomini che si raccontassero, tra carceri,
studi legali, questura, con l'aiuto di avvocati, magistrati,
poliziotti, criminologi.
Praticamente impresa impossibile: negazioni, incertezze, rifiuti.
Ho realizzato ad hoc una trasmissione radio con RTL per vedere se
nell'anonimato della radio era possible raccogliere delle riflessioni,
ma ho avuto solo negazioni.
Ho pensato che fosse interessante anche raccontare cosa resta nella
mente di un uomo che interviene per fermare la violenza o ne è in
contatto quotidianamente.
Ecco quindi una riflessione personale e non in veste professionale,
sulla violenza dei soccoritori del 118, del cappellano del carcere di
San Vittore, del PM, ma anche di giovani studenti che si confrontano
con i padri e con gli stereotipi, modelli, condizionamenti della nostra
società e cultura.
Il fil rouge del documentario viene dato dalla danza, con la
coreografia Contraddizioni, del ballerino-coreografo scaligero
Francesco Ventriglia.
La violenza non è forza. È paura. Paura di scoprirsi piccoli, fragili.
Paura di non essere abbastanza forti, di non essere in grado di
sostenere il confronto con l'altro sesso. Il suo racconto mentre lavora
alla coreografia di un passo a due ispirata al tema della violenza
domestica. Incontro importante e fondamentale quello con Francesco, la
danza ha dato un sollievo a me e al documentario.
Ho scelto di raccontare solo storie di uomini italiani di varie età,
lasciando perdere situazioni di abuso di alcol e droga (anche se sono
tantissimi i maltrattanti con questi problemi). È molto facile
coniugare il violento con lo straniero, con l'alcolizzato o drogato, ma
la violenza domestica è trasversale e molto italiana.
Un anno di ricerche, poche interviste rilasciate e una postproduzione
massacrante.
Ne sono uscita lacerata, dai racconti di alcuni uomini che dovevo
continuamente sentire e risentire in montaggio per scegliere le frasi e
le parole più incisive.
Non mi capacito della banalità delle motivazioni che scatenano la
violenza, dell'arretratezza in cui viviamo, dell'analfabetismo
affettivo dominante.
Ho sentito l'esigenza di sottolineare con delle citazioni in rap
(Aristotele, il diritto romano con Catone e alcuni Padri della Chiesa)
come, in più di 2000 anni di storia, non sia cambiato assolutamente
niente.
Spero che questo documentario possa cominciare a fare pensare a
qualcosa di concreto: a lavorare sulla prevenzione nelle scuole (per
cui ho previsto una versione di 20'). Mi sembra che le generazioni più
giovani non abbiano ancora trovato una modalità di rapportarsi, sono
sottoposti costantemente al bombardamento mediatico e pornografico e
diventa difficile poi fare i conti con la realtà, con le ragazze in
carne e ossa, con l'intraprendenza e aggressività femminili a cui loro
stessi, dicono, non sono abituati.
Parla con lui è un invito ai padri a parlare e confrontarsi con i
figli, gli insegnanti con gli studenti, gli uomini tra loro, forse
devono trovare delle modalità diverse di relazione con le donne.
La parola più pronunciata nel documentario è il termine PAURA,
Paura di essere abbandonati, paura di non essere all'altezza, e come
dice un "maltrattante" dopo 25 anni di carcere:
"Dire: Io ho paura di una donna. Non è semplice, per noi che abbiamo
saltato il ponte... Vuol dire che prendi consapevolezza del tuo vero
problema, che devi risolvere partendo dalla tua condizione non di
impotenza o di onnipotenza, ma di fragilità".