Nessun
CIE né a Gradisca né altrove
Appello promosso da Rete Accoglienza
FVG
Gennaio 2017: l'invito ad aderire come singoli e associazioni
Il Ministro dell'Interno ha annunciato l'apertura di un Centro di
Identificazione ed Espulsione (CIE) in ogni Regione italiana.
Il nostro territorio ha vissuto direttamente, fino al novembre 2013,
l'aberrante realtà del sistema CIE a Gradisca d'Isonzo, per anni
indicato come "uno dei CIE peggiori d'Italia". Chiunque lo abbia
visitato, visto in foto o filmati, con la sua struttura di mura
altissime, sbarre, grate e reti, non può ignorare che si trattava
di una struttura pensata e realizzata per annichilire l’essere umano,
un vergogna per un Paese che vuole definirsi democratico; durante gli
anni della sua apertura nel CIE di Gradisca si sono consumate
innumerevoli violazioni dei diritti umani, ampiamente documentate, in
una escalation di violenza che ha anche condotto alla morte di un
giovane migrante. Sebbene in questi anni le gabbie di questo CIE siano
rimaste aperte per diventare luogo di “accoglienza” per i richiedenti
asilo, questo territorio non deve dimenticare i soprusi e le violazioni
dei diritti umani che si sono consumate all’intero di quelle mura.
Lo stesso Consiglio Regionale FVG, dopo numerose manifestazioni,
relazioni giuridiche e sanitarie nonché ampie prese di posizione, il 27
gennaio 2015 approvava una mozione che “impegna la Giunta
regionale a ribadire con fermezza la contrarietà ad una eventuale
riapertura del CIE “ e a “sollecitare il Governo nazionale
affinché abroghi tutte le norme non rispettose dei diritti umani ai
sensi della Costituzione e della Carta dei Diritti Umani ,
riformi la normativa relativa al sistema delle espulsioni e dei
trattenimenti e rispetti la volontà della popolazione della Regione FVG
che rifiuta l’apertura del CIE sul territorio regionale ritenendo tale
forma di contenzione non rispettosa dei diritti umani”.
La ricordata esperienza fallimentare (anche in relazione agli elevati
costi e alle condizioni degradanti dei centri), ci induce oggi a
respingere con fermezza la semplice riedizione di nuovi CIE in regione
o in qualsiasi altro luogo d’Italia. Le politiche securitarie non hanno
mai prodotto miglioramenti in termini di sicurezza, generando, invece,
solo mostri in termini giuridici e umanitari. Per regolare in modo
efficace e legittimo il fenomeno migratorio occorre che innanzitutto si
modifichino le norme legislative in vigore che sono incostituzionali e
che producono irregolarità, ampliando i canali regolari di ingresso,
stabilizzando i soggiorni, e riducendo drasticamente le tipologie
espulsive alle violazioni più gravi
Come firmatarie/i di questo Appello chiediamo a tutte/i
cittadine/i e alle istituzioni regionali di confermare la contrarietà
all’apertura di un CIE e di adoperarsi in ogni sede per giungere
rapidamente a una riforma della normativa sulle espulsioni e sui
trattenimenti anche alla luce delle condanne comminate all'Italia della
Corte Europea per i Diritti dell'Uomo
Inviare adesioni collettive oppure individuali, specificando nome collettivo o singolo, sede o comune di residenza,
mail.