31 dicembre 2004 - Camminare insieme per la Pace


Zuglio 31 dicembre 2004

A quali dimensioni, prospettive, impegni coinvolge quel segno e che messaggio può comunicare?

Decidere di partecipare, di muoversi, di mettersi in cammino esprimela reazione alla tentazione della rassegnazione, dell’impotenza, dellachiusura. Incontrare altre, tante altre persone e compiere il camminoinsieme manifesta l’esigenza delle relazioni, del sostegno reciproconell’idealità e nell’impegno.

Il percorso di pace sulle montagne della Carnia uniscel’appartenenza alla nostra comunità locale, la volontà di risponderealle sue esigenze e l’interdipendenza con tutti i popoli del Pianeta,con i loro drammi, le loro attese, le loro speranze.

 Cammineremo per la pace la notte del 31 dicembre vivendo lacom-passione per le migliaia e migliaia di vittime del terremoto emaremoto nel Sud-Est asiatico; le riflessioni sono tante e ineludibili:sul rapporto di noi esseri umani con l’ambiente naturale, con i suoiterribili movimenti; sull’impegno, se non proprio sempre a prevenire, agestire le situazioni e a limitare gli esiti disastrosi.

Rifletteremo sulla relazione fra la finitudine dell’uomo e le suescoperte scientifiche; fra la diffusione e l’alta tecnologia dei mezzidi informazione e di collegamento e l’incredibile assenza di una reteinformativa preventiva, sull’interdipendenza oggettiva e dichiarata epoi di fatto sulla marginalità e anche allo sfruttamento di interepopolazioni, pur dentro ai flussi turistici…

Cammineremo con tanto dolore nel cuore perché, certo senza fareimpossibili e disumane distinzioni, sono soprattutto gli impoveriti amorire…

Spesso in incontri, in dibattiti sulla situazione del Pianeta siafferma che nella logica e nella pratica del neoliberismo milioni dipersone sono esuberi del sistema, nel senso brutale che se non cifossero, il sistema stesso non subirebbe danni, perché quelle persone,soprattutto donne, bambini, anziani non producono, non consumano,sopravvivono ai margini.

In modo tragico pare che l’evento naturale di morte e devastazioneconfermi questa terribile situazione che è già in atto sul Pianeta, intanti altri luoghi. Mediteremo sui meccanismi dell’ingiustiziastrutturale e sulla prospettiva per porvi rimedio, per quello checomprendiamo e che possiamo, per non curare solo gli esiti drammatici,scelta per altro sempre umana e doverosa, non solo in eventi cosìtragici, nei quali la morte stessa può diventare moltiplicazione dialtra morte.

Nel cammino vivremo dentro di noi il confronto tra le morti e ledistruzioni prodotte dalla natura e quelle prodotte dall’uomo, chedecide la guerra, le armi, le mine antiuomo; che viola i diritti umani,che compie stragi di innocenti, che discrimina, emargina; che distruggel’ambiente vitale…, che determina conseguenze per decenni e decenni;alcune esemplificazioni fra altre possibili: i tre milioni e mezzo diuccisi in Africa in Congo e nella Regione dei Grandi Laghi, nelsilenzio della comunità internazionale; le conseguenze dell’uso dellearmi all’uranio impoverito sulle persone e sull’ambiente…

E camminando esprimeremo a Dio la preghiera più drammatica, quelladell’interrogativo, del dubbio; la domanda che resta sospesa e che puòtrovare un indizio di risposta in Dio, vittima della violenza,Crocifisso sulla Croce… Solo un Dio che partecipa totalmente allacondizione umana, solo un Dio con cui possiamo piangere insieme lui enoi, può essere interlocutore; possiamo stare in compagnia di un Diocui possiamo affidare la nostra incomprensione, la nostra rabbiadolorosa e il nostro doloroso senso di impotenza; con il quale possiamocondividere la com-passione da cui derivi il prendersi a cuorel’umanità, il prendersi cura in continuità…

Nel cammino questi vissuti saranno presenti nel profondo dell’animo,insieme alla risonanza dell’indicazione del papa Giovanni Paolo II perla giornata della pace del 1° gennaio: “Non lasciarti vincere dal male,ma vinci con il bene il male”.

Il male c’è e produce altro male; rispondere al male con il malesignifica alimentarlo; basti pensare alla guerra considerata ormaiassurdamente strumento indispensabile e normale, dopo che era stataespulsa dalla storia con l’istituzione dell’ONU; oggi assistiamo ad unaperversione: per combattere il terrorismo, per liberare dalla tirannidesi uccidono a migliaia le popolazioni civili, donne e bambini/esoprattutto.

Per rispondere al male con il bene è necessario credere al bene,lasciarsene coinvolgere; credere che nonostante tutto l’amore è piùforte dell’avversione e dell’inimicizia; la giustizia è umana,l’ingiustizia disumana; l’accoglienza umanizza chi accoglie e chi èaccolto; la cultura è rispondente alla profondità umana e ilprotagonismo arrogante, ignorante e grossolano è solo apparentementevincente; la dedizione e la gratuità diffondono umanità buona epositiva, l’interesse e il tornaconto personali e di gruppo chiudono,separano, dividono; la coerenza personale fra le intuizioni, ledichiarazioni e le decisioni e le azioni della vita è la dimensione piùpreziosa e impagabile per ogni persona; una fede religiosa autenticasollecita e coinvolge nel cambiamento positivo di se stessi e dellastoria, nel rapporto inscindibile fra Dio e l’uomo, fra Cristo e ilfratello impoverito, affamato, assetato, carcerato, ammalato,forestiero; a differenza di una religione di apparato utilizzata perconfermare ingiustizie, violenze e guerre.

Si può vincere il male con il bene, nei diversi ambiti, nelledifferenti responsabilità se ci si crede e si paga il prezzo di unacoerenza quotidiana perseverante a livello personale, sociale,culturale, comunitario, istituzionale, politico e religioso. In camminodunque per contribuire ogni giorno alla giustizia e alla pace, insiemeai milioni di donne e uomini, alle migliaia di comunità che ogni giornosulla faccia del Pianeta spesso in situazioni estreme, resistono,progettano, si dedicano con generosità fino a dare la propria vita.

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