Sgomento, dolore, sdegno etico e senso di impotenza e insiemerinnovato impegno; ma soprattutto dolore fin nel profondo dell’animaper ciascuna delle 900 persone inghiottite dall’acqua del marMediterraneo, sempre più immenso e tragico cimitero; e dolore per ifamiliari da cui si sono separati per intraprendere il viaggio delladisperata speranza.
Rileggo una riflessione per questo stesso giornale dei primi diottobre del 2013 dopo quell’altra strage, purtroppo una delle tante.
Variano i numeri, ma la costante continua nella sua spaventosadrammaticità. Si potrebbe ripresentare la fotocopia di quellariflessione, purtroppo, ma è così: nulla è cambiato. Gli uomini e ledonne impegnate in politica in Italia e in Europa dovrebberopresentarsi con lo sguardo abbassato e con la voce sommessa e tristeche prima di tutto chiede perdono per le omissioni colpevoli, lalatitanza, i rinvii.
Chiedere perdono alle vittime e ai loro familiari e poi ammettere lascarsa o nessuna attenzione alla questione più grande che ci interpella.
Le omissioni diventano una gravissima responsabilità morale; ipolitici italiani ora sollecitano l’Europa ma quando l’Italia haguidato il semestre europeo nulla, proprio nulla hanno proposto,esigito e stabilito. Sconcertante.
In Italia la questione non è stata mai assunta con serietà e in modoprogettuale; ci si chiede quale sia stata la considerazione, quale ildibattito, quali le decisioni. L’unica la variazione della modalitàdella presenza in mare, aumentando di fatto le vittime. Un’altra partepolitica dimostra un cinismo speculativo spaventoso per l’azzeramentodella dimensione etica e umanitaria. Nella nostra Regione da poco e congrave ritardo si è iniziato a preoccuparsi, dato l’aumento degliarrivi, peraltro enfatizzati a creare così un allarmismosproporzionato. Fra l’altro si continua ad accostare in modo del tuttoimproprio la nostra situazione a quella di Lampedusa.
E poi c’è il sentire della popolazione, ci sono i commenti suisocial networks: che muoiano pure in mare, va bene, è meglio così. Lacompassione azzerata, la lontananza e l’indifferenza totali, come se leingiustizie, le guerre e le violenze da cui quelle persone fuggono nonriguardassero anche noi, le nostre complicità e responsabilità, adesempio riguardo alle armi che in Italia si fabbricano e poi fornisconole guerre.
La questione riguarda il Mondo intero, l’Europa, l’Italia, leRegioni, i Comuni, tutti noi; non è facile da affrontare riguardo allecause, alla costrizione a partire, al percorso, terribile perchégestito dai trafficanti di esseri umani, alla traversata del mare checosì spesso si conclude drammaticamente.
E’ urgente e doveroso un progetto di cooperazione con i Paesi diprovenienza, di prevenzione e di interposizione nei conflitti di unaONU rinnovata; una presa in carico di queste persone bambini, donne euomini aprendo canali umanitari, sottraendole alle mani deitrafficanti, alle loro violenze e speculazioni; progettare per questepersone richiedenti di asilo un percorso di vita in tutti i Paesid’Europa, non sottraendoci alle nostre responsabilità etiche e umane.
Un compito immenso, arduo, da assumere ma possibile se restiamo oridiventiamo esseri umani degni di questo nome valorizzando tutte leesperienza positive di disponibilità e di accoglienza in atto.
Certo i problemi sono tanti in questa nostra società e sul Pianeta,nei Paesi con i quali in questi decenni il nostro mondo è statopresente con la presunzione di portare pace e democrazia e perconstatare poi il il peggioramento delle situazioni.
Sono urgenti gli incontri: in Europa, in Italia, in Regione acondizione siano progettuali e operativi, si decida e si operi con ilcoinvolgimento dei diversi soggetti: istituzioni e politica, volontariato, fedi religiose tutte, Chiesa.
La questione riguarda il grado di umanità che esprimiamo o nonesprimiamo. Restiamo umani, diventiamo umani! L’indifferenza e ilcinismo sono un veleno mortale per tutti. Per chi poi in questo nostromondo si ritiene cristiano la scelta è inequivocabile, ma lo è per ognidonna e uomo di buona volontà.
Pierluigi Di Piazza