FERMIAMO GLI “EPA”

Primo firmatario padre Alex Zanotelli

Appello per la difesa del futuro dei popoli africani
FERMIAMOGLI “EPA”
DIFENDIAMO IL FUTURO DEI POPOLIAFRICANI DAGLI ACCORDI ECONOMICI CHE L’EUROPA VUOLE IMPORRE

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L’Unione Europea, anche a motivo della crisi economica, persegue unapolitica sempre più aggressiva per forzare i paesi ACP (Africa,Caraibi, Pacifico) a firmare gli EPA (Economic Partnership Agreements -Accordi di partenariato economico). Una trattativa questa durata quasidieci anni; la UE esige che entro il 1 ottobre 2014 gli accordi sianosiglati (questo è il primo passo che precede la vera e propria firmache può avvenire anche a diversi mesi di distanza dopo la soluzione ditutti gli aspetti legali).

Le relazioni commerciali tra la UE e i paesi ACP sono state regolatedalla Convenzione di Lomé (1975-2000) e poi di Cotonou (2000-2020) conla clausola che i prodotti ACP - prevalentemente materie prime -potessero essere esportati nei mercati europei senza essere tassati.Questo però non valeva per i prodotti europei esportati nei paesi ACP,che dovevano invece sottostare a un regime fiscale di tipoprotezionistico.

Ora, la UE chiede ai paesi ACP di eliminare le barriereprotezionistiche in nome del libero scambio perché così richiede il WTO(l’Organizzazione Mondiale del Commercio) che persegue la politica ditotale liberalizzazione del mercato. Con gli EPA infatti le nazioniafricane saranno costrette a togliere sia i dazi che le tariffe oltread aprire i loro mercati alla concorrenza. La conseguenza saràdrammatica per i paesi ACP: l’agricoltura europea (sorretta da 50miliardi di euro all’anno) potrà svendere i propri prodotti sui mercatidei paesi impoveriti. I contadini africani, infatti, (l’Africa è uncontinente al 70% agricolo) non potranno competere con i prezzi degliagricoltori europei che potranno svendere i loro prodotti sussidiati. El’Africa sarà ancora più strangolata e affamata in un momento in cuil’Africa pagherà pesantemente i cambiamenti climatici.

La UE vuole concludere in fretta questo negoziato vista l’importanzastrategica dell’accordo soprattutto per il rincaro delle materie primeche fanno molta gola alle potenze emergenti (i BRICS), in particolareCina, India e Brasile già così presenti in Africa.

Per di più gli EPA aprirebbero nuovi mercati per i prodotti europei,ma anche nuovi spazi per investimenti e servizi.

Il tentativo dell’Unione Europea di siglare gli EPA con i 6organismi regionali coinvolti - Comunità dei Caraibi (Cariforum),Africa Centrale (CEMAC), Comunità dell’Africa Orientale (EAC) e Cornod’Africa, Africa Occidentale (ECOWAS), Comunità di sviluppo dell’AfricaAustrale (SADC) e infine i paesi del Pacifico – sta conoscendosignificativi ostacoli. Al momento, la UE ha firmato un accordodefinitivo solo con i quindici stati dei Caraibi. Le altre aree si sonorifiutate di firmare in blocco e la UE ha perseguito la politica difirmare EPA provvisori con i singoli paesi: 21 hanno finora siglato gliaccordi anche se pochi hanno firmato, dando un chiaro segnale dellainaccettabilità degli accordi e della fallibilità diplomatica dell’UEsu questo fronte, e che sin dalla Conferenza di Lisbona (2007) sidoveva presagire. In questo clima il Coordinamento per i Negoziati EPA,promosso dall’Unione Africana (UA), ha invitato tutti a non firmare perora gli accordi EPA, ma di aspettare dopo il vertice Africa-UE che siterrà il prossimo aprile.

Noi, donne e uomini impegnati nella lotta per il rispetto deidiritti umani, missionari e laici, riteniamo che gli EPA sianoprofondamente ingiusti per queste ragioni:

  • in un’Africa già così debilitata, questi accordi costituirebberoun colpo mortale per l’agricoltura africana, in particolare perl’industria della trasformazione e della lavorazione dei prodottiagricoli, che può e deve arrivare a sfamare la propria gente;
  • l’eliminazione dei dazi doganali nei paesi ACP, che costituisconouna bella fetta del bilancio statale, metterebbero in crisi gli statiACP;
  • gli accordi fatti dalla UE con i singoli stati d’Africa hanno laconseguenza di spaccare le unità economiche regionali essenziali peruna seria crescita dell’Africa;
  • non è vero che sia il WTO a esigere gli EPA, che sono invecefrutto delle spinte neoliberiste di Bruxelles;
  • la UE deve rendersi conto che l’Africa sta guardando ai BRICS ,in particolare a Cina, Brasile e India come partner più allettanti chel’Europa.

Noi guardiamo anche con grande preoccupazione ai negoziati di liberoscambio (DCTFA) con tre importanti paesi del Nordafrica: Egitto,Tunisia e Marocco, ai quali bisogna aggiungere la Giordania. La UEvorrebbe negoziare la liberalizzazione dei settori agricoli,manifatturieri, ittici nonché l’apertura dei mercati pubblici allecompagnie europee. A nostro parere questo costituirebbe una minacciadiretta alle aspirazioni sociali e democratiche promosse dalle‘primavere arabe’. Questi accordi rinchiuderebbero le economie diquesti paesi in un modello di crescita rivolta all’esportazione eaprirebbero i mercati di quei paesi alle multinazionali europee.

L’Europa non può permettersi un negoziato del genere dopo ilfallimento del Processo di Barcellona, firmato il 28 novembre 1995, con15 paesi del Mediterraneo che voleva instaurare un’area di liberoscambio nel Mare nostrum.

Siamo alla vigilia delle elezioni europee. Noi chiediamo che questinegoziati sia con i paesi ACP sia con i paesi del Mediterraneodiventino soggetto di dibattito pubblico. Non è concepibile che unapotenza economica come la UE non abbia una seria politica estera versoi paesi più impoveriti, verso soprattutto il continente a noi piùvicino:l’Africa.

Ci appelliamo a tutti quei gruppi, associazioni, reti, istitutimissionari che hanno già lavorato sugli EPA a riprendere a martellare inostri deputati a Bruxelles.

Non possiamo non ascoltare l’immenso grido dei poveri. E’ in ballola vita di milioni di persone, ma anche il futuro della UE.

padre Alex Zanotelli - missionario comboniano
Vittorio Agnoletto - medico, network internazionale Flare
Maurizio Ambrosini - professore universitario Scienze Politiche Milano
Sylvie Coyaud - giornalista Il Sole-24Ore/Oggi Scienza
Angelo Del Boca - storico
Padre Benito De Marchi – Londra -GERT
Nicoletta Dentico - presidente OISG, Osservatorio Italiano SaluteGlobale
Padre Martin Devenish - Gran Bretagna - GERT:Gruppo Europeo diRiflessione Teologica
prof. Carmelo Dotolo - Roma- GERT
Cristiana Fiamingo - africanista docente di Storia e Istituzioni deiPaesi Afro-Asiatici
Raffaele Masto - scrittore e giornalista di Radio Popolare. Autore delBlog: "Buongiornoafrica.it"
Nora Mc Kean - associazione Terranuova
Silvestro Montanaro - giornalista e scrittore
Antonio Onorati - Centro Internazionale Crocevia
Moni Ovadia - scrittore, attore, regista
Pietro Raitano - direttore Altreconomia
padre Efrem Tresoldi - direttore della rivista Nigrizia
Antonio Tricarico - presidente Re Common
padre Joaquim Valente da Cruz - Portogallo -GERT
padre Fernando Zolli - Commissione Giustizia e Pace degli IstitutiMissionari in Italia
Alberto Zoratti e Monica Di Sisto - Fairwatch
padre Franz Weber - Austria - GERT

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