Renata Castellani, nella sua indagine, è partita dalla consapevolezza che La Pira fa parte di quella eccezionale e meravigliosa squadra, sempre antica e sempre nuova, che da Platone, Thomas More e Campanella, passando per Fourier, Saint-Simon e Marx (di cui La Pira scrive: “Marx è un ebreo e la sua meditazione e la sua azione – a parte il contenuto metafisico, economico e politico ottocentesco in cui è incluso – non hanno senso senza il ricorso interpretativo ai profeti d’Israele, alla storia ed alla «metodologia del concreto» di Israele”), giunge a Lukàcs, Bloch e Silone. La Pira è sempre stato affascinato dall’ “utopia concretissima del Regno”... dalla prefazione del libro
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