I danni della carestia nucleare

Comunicato stampa della Rete Italiana per il Disarmo

A rischio la sopravvivenza di due miliardi di persone
Lacarestia nucleare potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di duemiliardi di persone
Il comunicato stampa della ReteItaliana per il Disarmo
Roma, 10 dicembre 2013 – COMUNICATO AI MEDIA

La carestia nucleare potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di duemiliardi di persone.
Lo afferma un nuovo studio dell’organizzazione Premio Nobel per la Pace1985 International Physicians for the Prevention of Nuclear War  -IPPNW

Oltre due miliardi di persone – un quarto della popolazione mondiale –si troverebbe a rischio di morte per fame nell'evento di una guerranucleare anche limitata, quale potrebbe essere ad esempio un conflittoregionale tra India e Pakistan, per gli sconvolgimenti climatici che nederiverebbero.
E' quanto viene dimostrato dall'Internazionale dei Medici per laPrevenzione della Guerra Nucleare (International Physicians for thePrevention of Nuclear War  - IPPNW) in un nuovo rapporto, resopubblico oggi. Lo studio è stato effettuato dall'IPPNW, Premio Nobelper la Pace nel 1985, insieme alla sua sezione statunitense Physiciansfor Social Responsibility (PSR).
“Una guerra nucleare, che usasse anche una percentuale minima dellearmi esistenti oggi negli arsenali mondiali, causerebbe un enormenumero di vittime su scala globale – molte di più di quanto nonpensassimo finora,” afferma l'autore del rapporto, il Co-Presidente diIPPNW, Ira Helfand.
“Carestia nucleare: Due miliardi di persone a rischio?” è il titolo diquesto studio che aggiorna i dati pubblicati dallo stesso Dr. Helfandnel 2012. Come l'edizione precedente, il rapporto pubblicato oggi dagliesperti climatologi descrive le conseguenze e l'impatto delleesplosioni nucleari sull'atmosfera terrestre e su altri ecosistemi.
Il rapporto esce proprio nel momento in cui sta crescendo a livellointernazionale la volontà di ridare slancio all'impegno a favore deldisarmo, tramite una consapevolezza maggiormente diffusa dell'impattoumanitario delle armi nucleari. Nell'ottobre scorso 125 Stati membrihanno firmato all'ONU un appello per l'abolizione e la messa al bandodelle armi nucleari come imperativo umanitario. Nel prossimo mese difebbraio oltre 100 Stati si riuniranno in Messico per approfondire idati sulle conseguenze umanitarie dell'uso delle armi nucleari e perconcordare le modalità di azione da adottare.
“Gli Stati del mondo – sia quelli dotati di armi nucleari che gli altri– devono collaborare al fine di eliminare la minaccia e le conseguenzedella guerra nucleare,” afferma il Dr. Helfand. “Per eliminare laminaccia, dobbiamo eliminare le armi nucleari”.
L'ex Presidente dell'Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov ha affermatoche questi nuovi dati sulla carestia conseguente ad una guerra nuclearesottolineano “la necessità di superare i vecchi piani strategici deitempi della Guerra Fredda, che prevedevano l'uso di queste armi, perintraprendere velocemente le azioni necessarie all'eliminazione dellearmi nucleari da tutti gli arsenali del mondo.”
“Da anni sottolineiamo la problematicità delle armi nucleari –sottolinea Lisa Clark di Rete Disarmo e Beati i costruttori di Pace –in particolare per l’impatto che possono avere sulla vita dellepersone, sia in caso di conflitto ma non solo. Ordigni nucleari sonopresenti anche sul nostro territorio italiano, quindi non possiamo farefinta di nulla”
ICAN – la Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari– è stata lanciata anche da IPPNW nel 2007 e oggi raccoglie oltre 300organizzazioni partner in 80 paesi diversi, tra cui la Rete Italianaper il Disarmo. Queste realtà si impegnano congiuntamente per lastesura e approvazione di un Trattato che metta al bando le arminucleari e definisca le modalità per la loro eliminazione. Il rapportopubblicato oggi aggiunge peso all'appello di ICAN, che chiede che siinizino i negoziati su un trattato per l'abolizione senza ulterioreindugio. Tutte le informazioni sulla mobilitazione internazionale sipossono trovare al sito www.icanw.org
 
Il sommario esecutivo del rapporto è invece pubblicato anche initaliano sul sito della Rete Disarmo >> www.disarmo.org

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