I giornalisti al CIE di Gradisca

L'assurda prigione senza aver commesso reati

Gradisca d'Isonzo - 11 maggio 2012

... di Elisa Cozzarini

“Mi hanno presomentre ero a fare la spesa, ero senzapermesso di soggiorno, così sono finito qua”, racconta Mohammed, 29anni, inItalia dal 1998 e trattenuto nel Centro di Identificazione edEspulsione diGradisca d’Isonzo da cinque mesi. “Non ho nessuna intenzione di tornareinMarocco, perché tutta la mia famiglia è a Rimini. Ho lavorato per ottoanni inItalia e non sono mai stato in carcere, il mio unico reato è non avereuncontratto di lavoro”.

Mohammedè uno dei 24 “ospiti” attualmente presenti nel CIE di Gradisca,provincia diGorizia. Questo è il secondo CIE d’Italia per grandezza, dopo quello diPonteGaleria a Roma, con una capienza di 248 posti. Per la prima volta dal2008, venerdì11 maggio sono entrati di nuovo nella struttura giornalisti, fotografie unatroupe del tg3, grazie alla campagna lasciateCIEntrare, lanciata alugliodell’anno scorso anche dalla Fnsi.

IlCIE è gestito dalla cooperativa di Trapani Connecting people tramiteunaconvenzione con la Prefettura e attualmente costa allo Stato 5.166 euroalgiorno. Il contratto infatti prevede che, se il CIE è occupato per menodel 50%della sua capienza, il rimborso è pari al costo della struttura con 123persone. La Procura di Gorizia tra l’altro sta indagando sia l’entegestore Connectingpeople sia la Prefettura per la presunta non conformità delle fatture eforniture rispetto al numero degli ospiti.

Abdelha 48 anni ed è in Italia da 25. La sua famiglia è già tornata inMarocco perla crisi e ora ci tornerà anche lui: “Ero a Padova e dal 18 gennaio mihannoportato al CIE. Adesso però non ce la faccio più, ho chiesto di essererimpatriato. Qui non si vive, non abbiamo niente, con questo caldo nonci dannonemmeno le lenzuola, abbiamo solo una coperta puzzolente. Io sono anchestatoin carcere, ma ho scontato la mia pena e sono tornato a essere un uomolibero”.

L’UfficioImmigrazione afferma che il periodo medio di permanenza nel CIE diGradisca vada due a tre mesi e nell’ultimo periodo sono aumentate le richieste dirimpatrio assistito, da quando l’ex Ministro degli Interni Maroni haprolungatoa 18 mesi il periodo massimo di permanenza nei centri. Dall’aperturadel CIE diGradisca sono state rimpatriate circa 1.500 persone, mentre chi nonvieneidentificato anche dopo 18 mesi riceve un invito ad allontanarsi dasolo dalterritorio nazionale.

IlRapportocarceri della Commissione Diritti Umani del Senato, datato marzo 2012,aproposito dell’allungamento dei tempi di trattenimento sottolinea chelecondizioni di vita nei centri sono precarie e inadatte ad un soggiornoprolungato: “vista l'incertezza dei tempi per l'accertamento dellegeneralità edell'espulsione, si tratta di una detenzione amministrativa cui mancaunadeguato sistema di garanzie di rispetto dei diritti dei soggettitrattenuti eadeguate condizioni di trattenimento per quanto riguarda strutture eservizi”.

“Tichiamano con un numero, come in un campo di concentramento”, affermaMohammed,anche lui dice di chiamarsi così, ed è senegalese, “eppure io non sonoun delinquente,sono qui solo perché mi hanno trovato senza documenti. Vorreigiustizia, perchésiamo esseri umani, ma veniamo trattati peggio dei cani. Le forzedell’ordinefanno il loro lavoro, i problemi stanno più in alto, arrivano da chiprende ledecisioni”. Continua Mohammed: “Stai qui dentro e ti viene voglia disuicidarti, o di prendertela con qualcuno che non c’entra niente. Hochiestoalmeno di avere un libro, giusto per far passare il tempo, ma non cidannonemmeno quello. Ieri sera uno di noi stava male, abbiamo suonato alcitofono eci hanno risposto dopo un’ora e mezza”. A causa delle frequenti rivoltenei CIEnon è consentito tenere con sé né accendini né cellulari. Ci si faaccendere lesigarette dagli operatori e per telefonare bisogna fare richiesta, perevitare chevengano programmate rivolte simultanee nei centri in tutta Italia.

IlDossierstatistico immigrazione 2011 evidenzia come i rimpatri degli stranieridai CIEabbiano un peso irrisorio nel combattere l’irregolarità: i 7.039stranieri chesono passati in uno dei centri nel 2010 rappresentano l’1,2% dell’oltremezzomilione di sans papiers stimati dall’ISMU. Di questi, solo 3.399 sonostatieffettivamente rimpatriati.


Il servizio del TG3


L'articolo e le fotodel Messaggero Veneto

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