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Il ricordo commosso e grato a Cardinal Martini
La riflessione di Pierluigi Di Piazza
E' mancato il 31 agosto
ESPERIENZE DI VITA
PIERLUIGI DI PIAZZA
Con l’uomo e il vescovo Carlo MariaMartini, Dio ha lasciato un segno speciale della sua presenza e del suoinsegnamento non solo nella Chiesa, ma nell’umanità, intesa come realtàaperta e diversificata.
Siamo grati a Dio e a lui.
Prima di tutto un uomo di fede profonda che si è nutrito costantementedella Parola di Dio, favorito anche dal suo essere uno straordinariostudioso ed esegeta della Bibbia, della Parola dei Vangeli, masoprattutto dal suo saper intrecciarla con la storia, con le storiedella persone, le più diverse.
“
Non puoi rendere Dio cattolico
– ha detto –
perché Dio è al di làdei limiti che noi stabiliamo. Il cuore di Dio è sempre ‘più vasto’ ditutte le definizioni che gli uomini gli possono applicare
”.
E il riferimento fondamentale a Gesù di Nazaret: “
non solo una persona straordinariamenteumana che ha avvicinato gli uomini con domande profonde, ma lavicinanza di Dio stesso a ciascuno di noi e alla nostra vita
”.
Una fede così profonda non può che essere del tutto sincera: Martini hadetto che ci sono state fasi della sua vita in cui non ha sentito diessere credente, e che spesso ha avvertito dentro di sé, nel suointimo, dialogare e interrogarsi la parte credente e quella noncredente.
Questa profondità ha generato la sua indicazione continua alla Parolaprofetica del Vangelo, a proporre la “scuola della Parola di Dio”,caratterizzata dal silenzio e dalla riflessione, e partecipata damigliaia di persone; e la “cattedra di non credenti” sulla quale lepersone che si ritengono tali sono state chiamate a comunicare, adialogare, a confrontarsi: ancora con straordinaria partecipazione.
Ha saputo unire il suo essere esegeta e pastore, uomo di contemplazionee di presenza e azione per comunicare profondità e indicareulteriorità. Riservato, disponibile e presente, studioso eintellettuale, elevato e umile di cuore; direttore dell’IstitutoBiblico, rettore dell’Università Gregoriana, Arcivescovo di Milano,pastore e compagno di viaggio di fede, di inquietudini, di ricerca, difratellanza; indicatore di senso e di speranza. Si è sentito vescovoeducato dal popolo, perché sempre in mezzo, restandone guida,proponendo costantemente il criterio dell’amore come misura di tutto,di sé e degli altri, del proprio agire, della cultura, dell’etica,della politica.
Per questo un vescovo che si è lasciato provocare dalle grandiquestioni della giustizia, della legalità e della politica, della pacee dell’accoglienza; dell’etica, dell’inizio e del fine vita, dellafamiglia, della sessualità; della condizione dei detenuti: proprioperché queste grandi questioni riguardano la vita della persone, leloro storie di amore e di tribolazione, di ricerca di senso e disperanza.
La Chiesa del cardinale Martini è quella del Vangelo e del Vaticano II,che si nutre alla Parola e all’Eucarestia, che non pretende di occuparela società, ma che è lievito, animata da forza profetica, da umiltà emitezza, misericordia e perdono, memoria penitenziale; da sensibilità,verità, amore; sempre coinvolta, ma libera dal potere, con unaconnessione inscindibile con la coerenza e l’impegno morale.
C’è stato un tempo – ha detto – in cui aveva sognato una “
Chiesa nella povertà e nell’umiltà, chenon dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concedespazio alla gente, a chi pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio,specialmente a che si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane
”.
Negli ultimi anni – ha commentato - ”
Nonho più di questi sogni…ho deciso di pregare per la Chiesa
”.
E nelle parole raccolte l’8 agosto scorso da padre George Sporschill eFederica Radice dice: ”
La Chiesa èrimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paurainvece che coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. Lafede, la fiducia, il coraggio”. E ha indicato tre strade: laconversione; la Parola di Dio; i sacramenti come aiuto per il camminodelle persone, nelle debolezze della vita
”.
E ancora: “
Io consiglio al papa e aivescovi di cercare 12 persone fuori dalle righe per i postidirezionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che sianocircondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisognodel confronto con gli uomini che ardono, in modo che lo Spirito possadiffondersi dovunque
”.
Dalla straordinaria profondità di Martini è venuta l’attenzione e ildialogo con le altre fedi religiose, la sollecitudine ad un veroecumenismo; la partecipazione interlocutoria alla diversità dellecondizioni esistenziali: dal riconoscimento del “valore di un’amiciziaduratura e fedele tra due persone dello stesso sesso”; all’attenzioneall’amore fra persone come dono, come grazia; “la domanda se idivorziati possono fare la Comunione dovrebbe essere capovolta, comepuò la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi hasituazioni familiari complesse?”.
L’attenzione dialogante riguardo al fine vita, a una morte “naturale”,umana, senza l’invadenza della tecnologia: un terreno di confronto, incui ascoltare e apprendere.
I temi fondamentali nell’agenda della vita e della Chiesa: non esseremai sorpresi dalle diversità; essere disposti a correre rischi; mettereal centro la vita dei poveri; e la Chiesa come popolo di Dio, con larichiesta di rivedere la condizione del prete e della donna, dellaresponsabilità di tutti con compiti diversi.
Il motto scelto da Martini come vescovo è stato: “
Pro veritate adversa diligere: per amoredella verità, amare le circostanze sfavorevoli
”. Così anche difronte alla verità della morte: “
Senzala morte non arriveremo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio,senza escludere, anzi accogliendo quell’oscurità che fa paura, perchémentre le altre situazioni della vita possono avere altre uscite disicurezza, la morte non ne ha e chiede di affidarsi totalmente a Lui
”.
E questo suo affidamento è da tutti percepibile per come ha vissuto eper come è morto ed entrato nel Mistero della vita di Dio.
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