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IL RICORDO DI MONS. RINALDO FABRIS
di Pierluigi Di Piazza
Zugliano, 13 ottobre 2015
PIERLUIGI DI PIAZZA
IL RICORDO DI MONS. RINALDO FABRIS
di Pierluigi Di Piazza
13 ottobre 2015
Sento dal profondo della mia umanità di condividere con tante personeche lo stimano e gli sono grate, la memoria viva di don Rinaldo Fabris.
Più di qualche volta in chiesa ed in incontri pubblici, anche in suapresenza, ho detto di ringraziare Dio e lui per averlo incontrato edessere stato fra tantissimi altri, suo alunno, di aver accostato laParola di Dio, i Vangeli soprattutto con la sua guida di grandebiblista e di profondo credente; e via via fino all’ultimo periodo diaverlo percepito in modo crescente come un uomo e un prete veramenteumano.
Le indicazioni sulle persone sono sempre povere e inadeguate, ma condiscrezione mi permetto di esprimere come lo sento: un uomo e un pretegrande nella sua umiltà e discrezione; uno straordinario lavoratore suitesti biblici ed esploratore di quelle scienze che possono contribuiread approfondire l’itinerario umano; per questo suo grande sapere maiautoritario, sempre autorevole; ci ha fatto percepire una fede spoglia,nuda, essenziale per questo autentica, quella fede dell’affidamento alSignore, al Dio di Gesù come ha scritto nel suo testamento per andareincontro alla morte con la fiducia e la serenità di essere da luiaccolto.
E’ stato come un monaco nei lunghi tempi dello studio,dell’approfondimento, della scrittura dei suoi tantissimi e preziositesti, e insieme continuamente disponibile per gli incontri oltreall’insegnamento in ogni parte d’Italia e anche oltre, ha intessutorelazioni umane improntate ad attenzione e cordialità e comunicato unaserenità di fondo.
Con lui, come con don Dino Pezzetta noi ci siamo appassionati astudiare teologia: si percepiva che erano credenti, in ricerca e grandilavoratori; per noi giovani, ad esempio, erano un segno di serietà ledispense che loro con dedizione e competenza ci preparavano per lelezioni. Ho l’occasione di ricordare con gratitudine anche altri duedocenti don Marino Qualizza e don Ermanno Lizzi.
Don Rinaldo non è stato clericale, ha sempre auspicato la Chiesa delVangelo povera, accogliente, umana come oggi papa Francesco ciripropone continuamente.
Ha ricevuto anche le critiche per una esegesi troppo sociale dellaBibbia, come se Gesù non si fosse incarnato e non avesse operato nellastoria.
Un uomo libero, aperto alle varie dimensioni e ricerche culturali,all’incontro e al dialogo con le altri fedi religiose.
Mi permetto di ricordare qualche momento, per me e per altrisignificativo.
Il 21-22 maggio 1983 all’Auditorium Zanon abbiamo proposto un grandeconvegno: “Friuli terra di guerra, Friuli terra di pace, da cui poiprese avvio “Il Comitato Friulano per la pace” attivo negli annisuccessivi. Fra i diversi relatori padre Ernesto Balducci, il senatoreMario Gozzini, don Rinaldo Fabris, il prof. Bruno Forte con il qualelui ha intensamente collaborato alla Scuola Cattolica di Cultura, TitoManiacco.
Don Rinaldo svolse la sua riflessione sul Vangelo della pace.
Nel 1993 dopo l’Edizione del suo libro “Gesù di Nazaret” a nomedi “Lettere Friulane rivista di corrispondenza culturale ed ecclesiale”presente nella nostra realtà friulana dal 1976 al 1987 rivolsi a donRinaldo diverse domande alle quali rispose con la disponibilità el’impegno consueti. Le ho rilette in questi giorni, sembrano scritteoggi su Gesù di Nazaret.
Il 6 dicembre 2009 al Teatro Giovanni da Udine si svolse un convegnosulla questione del vivere e morire con dignità, “sul fine vita”,promosso dal Comune.
Avevo dato la mia disponibilità per organizzare nel pomeriggio undialogo fra rappresentanti delle diverse fedi religiose., incontrandodifficoltà a trovare risposte positive nel mondo cattolico, anchelocale, e poi il rifiuto perché nella mattinata avrebbero parlatoBeppino Englaro e Amato De Monte. Don Rinaldo con la sua libertà,competenza e serenità venne, rese la sua testimonianza premettendo cheera a titolo personale.
Al Centro Balducci è stato presente l’ultima volta il 6 ottobre del2014 già sofferente, proprio un anno prima della morte per commentarel’intervista del prof. Franco Fabbro con la regia di Marco D’agostinoparte del programma: “I Volti spirituali del Friuli”.
Ha comunicato con essenzialità, profondità spirituale e umana il suopercorso di studioso, di uomo, di prete soffermandosi sulla persona diGesù: “Sento soprattutto l’umanità di Gesù che portata al livello piùprofondo rivela il volto di Dio; sento il fascino di questo Gesù che sirelaziona con la gente, superando ogni pregiudizio, discriminazionecomunicando considerazione, perdono, guarigione, fiducia, speranza”.
E ha ridetto come sia fondamentale leggere la Parola di Dio come Parolache ci interpella oggi e dell’importanza di riuscire a vivere la fedein maniera serena, anche gioiosa.
Guardando alla Chiesa ci ha detto: “La Chiesa clericale è finita”; havisto il futuro in comunità di credenti e in un’umanità che riflette,ama e spera.
Ci ha riproposto la spiritualità come dimensione profonda incarnata,dinamica, creativa…
Sabato pomeriggio, 10 ottobre, ho sostato in riflessione e preghieraaccanto al suo corpo nella chiesa del seminario di Castellerio; mi sonoricordato di una misteriosa coincidenza: quello stesso giorno 57 anniprima ero entrato in quel seminario.: ulteriori motivi di riflessionesull’essere uomini e preti.
Lo abbiamo ricordato domenica nell’Eucarestia a Zugliano; sabatopomeriggio nell’incontro con gli ospiti del Centro Balducci ho propostoun momento di preghiera silenziosa comune fra cristiani e musulmaniinformandoli della morte di un grande maestro e dicendo loro che lui diquella preghiera era certamente contento.
Grazie di cuore, don Rinaldo.
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