Immigrazione e rifugiati

5 cose da sapere prima di aprire la bocca

Risposte ai luoghi comuni
Immigrazionee rifugiati
5 cose da sapere prima di aprire labocca
da www.dolcevitaonline.it

Ad ogni emergenza, come in questi giorni, sui media parte sempre lasolita litania infarcita di domande retoriche: Siamo vittime diun’invasione? Perchè stanno venendo tutti qua? Come possiamodifenderci? Mai una volta che si cerchi di rispondere alla domandadelle domande, quella che potrebbe aiutare lo spettatore a mettereveramente a fuoco il fenomeno: per quale motivo e da che cosa questagente sta scappando?

E’ una domanda che evidentemente non si può fare, perché la rispostacomporterebbe anche l’obbligo di una riflessione su noi stessi, sullepolitiche dei nostri governi e sui costi sociali del nostro benessere.Ci costringerebbe a guardarci dentro ed a riflettere su alcunequestioni che diamo per scontate. Cose del tipo: esiste unacorrelazione tra immigrazione e guerre scatenate dai nostri governi ingiro per il mondo? E la nuova offerta super conveniente che mi hannoproposto per la fornitura domestica del gas a cosa sarà dovuta? E leverdure e la carne che il supermercato mi offre a basso prezzoc’entrano qualcosa?

Ma prima di rispondere a queste domande procediamo con ordine.

1. IN ITALIA SIAMO PIENI DI RIFUGIATI?
Il Pakistan ospita al suo interno oltre 1,6 milioni di rifugiati, Irane Libano oltre 800mila (per il Libano i rifugiati rappresentanoaddirittura il 19% della popolazione totale), la Turchia e la Giordaniaoltre 600mila (con un’incidenza del 10% sulla popolazione totale). Seci soffermiamo a ragionare sui dati percentuali, i più pertinenti percapire quanto “l’emergenza rifugiati” pesi sulle società ospitanti,scopriamo che in Svezia rappresentano l’1,19 % della popolazionetotale, in Austria lo 0,66, in Francia lo 0,35, in Germania lo 0,23,mentre in Italia la loro incidenza sulla popolazione totale si fermaallo 0,13%. Sono 78mila persone in tutto, una ogni 767 abitanti. Inpratica, seguendo i dati, in tutto il vostro quartiere è probabile chevi siano tra si e no una decina di rifugiati. Sorpresi? Scommetto chese siete soliti perdere i pomeriggi guardando Giletti pensavate fosseromolti di più.

2. I RIFUGIATI CI COSTANO UN SACCO DISOLDI?
Questo è l’altro grande cavallo di battaglia di tutti i razzisti: “Airifugiati diamo 35 euro al giorno e agli italiani niente”. Ma sapetequanto viene dato a un rifugiato? 2,50 euro sotto forma di buono spesa(il cosiddetto pocket money) da utilizzare presso alcuni negoziconvenzionati per beni di prima necessità. Basta. Tutti gli altri soldiche vengono spesi vanno in mano ad italiani. Quando la cosa è gestita anorma di legge servono a ripagare servizi reali e creano anche unindotto con ricadute sull’economia reale: stipendi agli operatorisociali, acquisti di cibo presso servizi di catering, affitti a hotel eresidence che li ospitano. Quando invece è gestita tramite tangenti eruberie – il che succede molto spesso – servono principalmente a farfare un sacco di soldi agli affaristi dell’accoglienza. Come harecentemente dimostrato il caso di “mafia capitale” con il grande bossdel sistema dell’accoglienza – Salvatore Buzzi – intercettato mentrespiegava all’interlocutore: “Ma tu c’hai idea quanto ce guadagno suirifugiati? Er traffico de droga me rende meno”. Comunque siano spesi èimportante sapere anche che i 35 euro al dì in questione sonoappositamente erogati dal “Fondo Europeo per i rifugiati”, che lidestina all’Italia esclusivamente per questo scopo, quindi non sitratta di soldi che potrebbero essere spesi in altro modo.

3. QUALE RELAZIONE ESISTE TRA GUERREFATTE DALL’OCCIDENTE E RIFUGIATI?
Osservate la mappa a lato e guardate quali sono gli stati dai qualiprovengono la maggior parte dei richiedenti asilo arrivati in Europa.Ai primi quattro posti abbiamo Siria, Iraq, Afghanistan e Kosovo. InSiria da ormai 4 anni si combatte una guerra civile fomentata in granparte dai paesi occidentali che hanno imposto sanzioni e minacciatoguerra al governo legittimo di Assad e finanziano la fazione delcosiddetto Esercito Libero Siriano, mentre sfruttando il vuoto dipotere l’Isis avanza e i cittadini siriani, ovviamente, cercano discappare. In Iraq e Afghanistan assistiamo da oltre un decennio aitragici effetti della “guerra al terrorismo” voluta da George Bush, conla scusa dell’attentato alle torri gemelle. Le bombe americaneautorizzate dopo la formulazione di prove false su ipotetiche armi didistruzioni di massa (Iraq) e allo scopo di stanare Bin Laden che inrealtà se ne stava tranquillo e protetto dentro i confini dell’alleatopachistano (Afghanistan), hanno creato nient’altro che insicurezza,bombe ai mercati e distruzione di ogni infrastruttura economica. Perultimo il Kosovo, dove l’aggressione della Nato contra la Serbia, inbarba al diritto internazionale, ha sancito l’indipendenza dell’exprovincia di Belgrado, la quale continua ad essere guidata in nomedella divisione etnica, mentre la minoranza serba perseguitata nonsmette di scappare. Forse prima di tutto il resto i media nostranidovrebbero chiedersi quanto la nostra politica estera abbia alimentatomorte, povertà ed emigrazione, non credete?

4. COSA C’ENTRA LO SFRUTTAMENTO DELLERISORSE CON L’IMMIGRAZIONE?
Ma non è solo la guerra a impoverire i territori spingendo gli abitantilocali a cercare riparo altrove. L’immagine a fianco mostra la fittarete di commerci petroliferi che dagli stati africani si dipanano versoil resto del mondo. Una relazione commerciale quanto mai iniqua: dovemultinazionali petrolifere americane, europee ed asiatiche sfuttano iterritori africani lasciando in cambio una manciata di denari a poteri(spesso dittatoriali) compiacenti e frequenti distrastri ambientali.Dal delta del Niger ad esempio, si stima che ogni anno decine dimigliaia di persone partano in cerca di protezione umanitaria proprioperché vittime della violenza e dell’inquinamento (che ha resoimpossibile la pesca, sostentamento storico per quelle popolazioni)generati dal business del petrolio. Sarebbe sbagliato credere chequesta forma di commercio sia paritaria, perché appunto si basa sullaconnivenza dei poteri locali (che siano sceiccati come nel golfo araboo governi autoritari dell’africa post-coloniale) che vengono finanziatie mantenuti al potere in cambio della cessione delle proprie risorse.Nella storia recente due paesi al mondo hanno cercato una stradadiversa: la Libia di Gheddafi, dove le risorse naturali eranonazionalizzate, e il Venezuela dopo la rivoluzione bolivariana di HugoChavez, che cessò i contratti con le multinazionali e fece gestire lerisorse petrolifere a compagnie di stato, sancendo che i proventidovessero servire in massima parte per lo sviluppo del paese e la lottaalla povertà interna. Il risultato? In Libia sappiamo che fine ha fattoGheddafi, mentre in Venezuela gli Usa cercarono (fallendo) di fomentareun colpo di stato contro Chavez nel 2002.

5. IL FURTO DELLE TERRE (LANDGRABBING) E I FENOMENI MIGRATORI.
Da una parte paesi come Sud Sudan, Papua Nuova Guinea, Indonesia, Congoe Mozambico. Dall’altra: Stati Uniti, Emirati Arabi, Gran Bretagna,Singapore, Cina e Arabia Saudita. I primi sono i paesi dove piùmassiccio è stato l’accaparramento di terre, i secondi sono quelli chequelle terre le hanno rilevate. Ecco il colonialismo del XXI secolo. Uncolonialismo senza fucili, ma sostanzialmente simile al colonialismodegli albori. D’altronde anch’esso iniziò con lo sventolio di titoli diproprietà. A partire dal 2000, a livello globale, contiamo oltre 1.600accordi di acquisizione di grandi porzioni di terreni, per un totale dioltre 60 milioni di ettari. Come se ogni 4 giorni venisse espropriatauna porzione di terreno più grande di Roma, con accordi che sancisconoil diritto esclusivo in locazione per 50 o 99 anni (non in acquisto perevitare le tasse) non solo sul suolo, ma anche su tutto ciò che vi sitrova sotto e sopra. Quindi anche possesso di risorse naturali eidriche, senza costi aggiuntivi. Ai contadini locali di norma vienelasciato qualche giorno per lasciare i terreni e portare via i propriaveri, prima di rimanere senza terra, senza casa e senza cibo. Questo èil “land grabbing”. Le conseguenze sociali del fenomeno sono:affollamento urbano e povertà, erosione di culture ed economie locali e– quando la terra viene destinata a coltivazioni per l’esportazione obiocarburanti – minaccia alla sicurezza alimentare e all’ambientecoinvolto. Milioni di contadini sono stati in questi anni espropriatidella loro, povera ma dignitosa, vita sui campi. Molti di essi cercanodi emigrare, alcuni dopo un lungo peregrinare attraverso l’africa,scampando a guerre e carestie, arrivano qua come rifugiati. Dovevanorimanere a casa loro? Se imperialismo e neo-colonialismo non fosseroarrivati ad impedirglielo, sicuramente lo avrebbero preferito ancheloro.

Vedi anche

Contatti

  • Piazza della Chiesa, 1 - 33050 Zugliano (Udine)
  • segreteria@centrobalducci.org
  • 0432 560699

© Associazione - Centro di Accoglienza "E. Balducci" ODV ETS Privacy policy Cookie policy Powered by Easynet CMS