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In ricordo di Michela Murgia
L'intervento del card. Matteo Zuppi
«Desidero unirmi a voi in questa Liturgia di saluto, quandosperimentiamo dolorosamente il limite della vita ma anche dove siamoaiutati a guardare oltre. Affidiamo a Dio Michela. Il libro della sua vita non è finito e le suepagine continuano a essere scritte con lettere di amore in quellalingua universale dello Spirito che rivela la grandezza di ogni personae l’eterno che è nascosto in tutti noi.
Ed è un libro che Michela ha scritto con passione e esigente ricerca diassoluto, vissuta per davvero non per compiacimento di sé o perchéaveva tempo da perdere. Non lo aveva e non lo ha avuto tempo daperdere. “Ti ho pensato tanto in questi giorni delicati, pregando perla tua missione di pace e ringraziando che in questo tempo difficilecercate strade possibili per salvare vite. Prego per te e per chi anchestanotte avrà paura in un rifugio, con i suoi bambini. Fai il meglioche sai”. E come risposta alla mia domanda sulla sua condizioneaggiunse: “La qualità di vita è alta, non ho dolori e sono amata. Ilresto è il lavoro del sorcio: rosicchiare ogni giorno un giorno inpiù”. Mi aveva colpito che si preoccupava degli altri in un momentocosì difficile per lei. Ma questo è il segreto dell’amore, che poi è ilsegreto di Dio. E Dio è libertà proprio perché ama e vuole essere amatonon da servi, ma da amici, perché l’amore vero unisce, genera legamistrettissimi possibili solo se è libero, gratuito. Anche quando noneravamo d’accordo Michela con la sua ricerca appassionata ci aiutava atrovare i veri motivi e a non essere scontati né supponenti. Oggi mi eci sembra impossibile che tanta forza di vita, più forte di quellamalattia che era sua (hai ragione, Michela, la fragilità è nostra,sempre dentro di noi, non è un alieno che ci ruba il benessere) siafinita. Marta e Maria avevano accolto e amato quel maestro che entravaa fare parte della loro casa e la rendeva una circolarità di amore cheinclude tutti e tutti valorizza. Gesù le visita non come ospite ma comefamiliare, fratello d’anima che ci fa credere ai legami d’anima, perchésiamo generati non dal sangue ma dallo Spirito. E per questo la Chiesaè famiglia di Dio, con i legami di amore che Lui per primo viene acreare, pensandosi in relazione con noi e chiedendoci di viverli tra dinoi e con il prossimo, cioè l’altro. Chiunque. “Se tu fossi stato quinon sarebbe morto”, dicono a Gesù Marta e Maria. Gesù piange con loro econ noi di fronte alla morte. Michela alla fine, che è il suo inizio,“capirà” pienamente quello che cercava con tutta se stessa e troveràtutte le risposte. Certamente discuterà su qualcosa ma nell’amorepieno, senza riserve, senza paura. Capirà quello che Gesù ci insegna avivere sulla terra, cioè ad amarci senza ideologia ma nel comandamentodel suo amore, cominciando dai suoi fratelli più piccoli, i poveri, levittime, i soli. Capirà che è proprio vero che “sarà una comunionecontinua, senza intervalli” e vivrà il passaggio dal “non ancora” al“già”. In pace. Michela, continua a pregare per noi».
card. Matteo Zuppi
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