Iraq. L'acqua non è un'arma

Dal sito Osservatorio IRAQ

15 luglio 2014
Iraq.L'acqua non è un'arma
Dal sito Osservatorio IRAQ
Le organizzazioni irachene e internazionali della Campagna Save theTigris denunciano il possibile uso dell'acqua e delle dighe come armadi guerra e chiedono a tutte le parti in conflitto e alla comunitàinternazionale di garantire ai civili all'accesso all'acqua.
Mentre il Parlamento Iracheno si riunisce oggi per eleggere ilPresidente del Parlamento e i suoi vice, secondo le quote settarie cheguidano oramai la politica irachena, crescono le preoccupazioni per leimplicazioni della guerra sulla vita dei civili. Amnesty Internationale Human Rights Watch hanno documentato in queste settimane uccisionisommarie e rapimenti di civili sia da parte dell'ISIS sia da partedelle forze governative. In questa spirale crescente di violenza, lacampagna di organizzazioni irachene e internazionali "Save the Tigris"ha diffuso un comunicato di denuncia sull'uso dell'acqua e delle dighecome arma di guerra. Ecco il testo del comunicato:

 

L'ACQUA E LE SUE INFRASTRUTTURE NONSONO UN'ARMA DI GUERRA. PROTEGGERE IL DIRITTO DEI CIVILI ALL'ACQUA INIRAQ.
La Campagna Save the Tigris teme che le parti coinvolte nel conflittoin corso in Siria e in Iraq possano usare l'acqua e le sueinfrastrutture come un'arma di guerra. Nelle ultime settimane, sonostate riferite notizie a proposito del fatto che le parti in conflitto,sia legate al governo che agli insorti, potrebbero indicare leinfrastrutture idriche come possibili bersagli militari, nel tentativodi assumere il controllo dei rifornimenti idrici in Iraq. Gli insorticontrollano ora alcuni tratti dei corsi superiori dei fiumi Tigri edEufrate in Iraq.

Chiunque controlli le installazioniidriche nel nord del paese, siano esse dighe, impianti didesalinizzazione o di depurazione delle acque, è in grado dicondizionare il rifornimento idrico di Baghdad e del sud del paese. Seci fosse una diminuzione – o un taglio netto – dei rifornimenti idricinel sud, si creerebbe una gravissima crisi sanitaria ed igienica.

L'acqua del Tigri e dell'Eufrate è condivisa tra Turchia, Siria e Iraq.Negli ultimi anni, la Turchia ha assunto il controllo dell'acqua chescorre in Siria e Iraq attraverso un sistema di grandi dighe – senzanegoziati con i governi dei due paesi a valle. Tutto ciò ha prodottouna penuria d'acqua, specialmente per gli iracheni. La popolazione ditutto l'Iraq, compreso il Kurdistan, è completamente dipendente dalledue dighe nel nord dell'Iraq. Questi due impianti sono i maggiorifornitori di energia idroelettrica in Iraq.

L'area attorno alla diga di Haditha (Eufrate) è al momento al centro diuna offensiva degli insorti, mentre la diga di Mosul (Tigri), appena 45miglia fuori dalla città di Mosul, è oggi sul fronte dei combattimenti.Entrambe le dighe potrebbero essere usate per condizionare l'accessoall'acqua potabile a quella usata per l'irrigazione. L'elettricitàprodotta dalle due dighe, da cui dipende l'intero paese, è anche arischio.

Se ci fosse un cedimento di una delledighe, tutt'altro che impensabile vista la durezza dei combattimenti,vaste aree potrebbero essere inondate, compresi quartieri della cittàdi Mosul e di altre città.

Negli ultimi mesi, le zone tra Baghdad e Fallujah, come il distretto diAbu Ghraib, hanno subito inondazioni dopo che gli insorti hanno presoil controllo della diga di Fallujah, un piccolo impianto vicinoBaghdad. Questo ha anche creato problemi di rifornimento idrico nellecittà a sud di Baghdad.

Più di recente, gli insorti hannotagliato i rifornimenti idrici che da Mosul arrivano alle città dellapiana di Ninive. Le enclaves dove vivono le minoranze, come Qaraqosh(40 mila abitanti), sono state lasciate senz'acqua e senza elettricitàper alimentare le pompe dei pozzi locali.
Dunque, gli iracheni vivono adesso con la concreta paura di tagli alleforniture idriche e di inondazioni.

La Campagna si oppone all'uso deliberato dell'acqua come mezzo perassumere il controllo delle città. Queste azioni violano le leggiumanitarie internazionali. L'accesso all'acqua è un diritto umanofondamentale che non deve essere usato come arma. La Campagna ritieneanche che debba essere evitato ad ogni costo che i siti del patrimonioculturale iracheno sulle rive dei fiumi possano diventare bersagli delconflitto. Durante la guerra tra Iraq e Iran negli anni '80, alcunezone delle paludi furono prosciugate e l'impatto negativo di questaazione si sente ancora oggi.

Chiediamo dunque a tutte le parti inconflitto di rispettare e proteggere i siti del patrimonio culturale edambientale dell'Iraq.

La Campagna Save the Tigris chiede a tutte le parti in conflitto di:

  Astenersi dall'usare l'acqua ele infrastrutture idriche come arma di guerra.  Garantire a tutte le persone inIraq un accesso sicuro all'acqua

La Campagna Save the Tigris chiede alle autorità irachene (centrali eKurde) e siriane di:

Proteggere le infrastrutture idrichenei propri territori, attraverso un dialogo diretto e aperto con lecomunità locali e gli attori locali nelle zone di conflitto.Rispettare l'obbligo di garantire idiritti umani elementari, compresa l'acqua, a tutti i civili senzarestrizioni o discriminazioni nelle aree di conflitto.Proteggere tutti i siti del patrimonioculturale ed ambientale sulle rive del Tigri e dell'Eufrate.
La Campagna Save the Tigris chiede al Consiglio di Sicurezza dell'Onu ealla Comunità internazionale di:

Rispettare le proprie responsabilitàstabilite dalla Carta dell'Onu per proteggere la pace internazionaleconvocando un forum internazionale per discutere tutte le minaccerelative alla situazione idrica in Iraq e Siria, coinvolgendo gliattori regionali e il governo turco. Chiedere conto a qualsiasi partein conflitto che si renda responsabile di danni alle infrastruttureidriche che possano contribuire alla crisi umanitaria innescatadall'uso dell'acqua come risorsa militare.
La Campagna chiede anche alle comunità locali, alle organizzazioninazionali e internazionali e agli attivisti di monitorare le condizionidei fiumi e delle infrastrutture idriche irachene, per fornire unsistema di allarme tempestivo, in caso di problemi, e documentare ognidanno o possibile crimine di guerra.

Per informazioni: icssi.project@gmail.com


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