L'agenda politica della pace

La mozione finale della Perugia-Assisi

Perugia-Assisi domenica 24 settembre 2011
A conclusione della Perugia-Assisi,che abbiamo convocato a cinquant’anni dalla prima Marcia organizzata il24 settembre 1961 da Aldo Capitini, vogliamo lanciare un nuovo appelloper la pace e la fratellanza dei popoli.
 
Lo facciamo richiamando il primo articolo della DichiarazioneUniversale dei Diritti Umani che proclama: “Tutti gli esseri umaninascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati diragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri inspirito di fratellanza”.
 
La fratellanza dei popoli si basa sulla dignità, sugli eguali dirittifondamentali e sulla cittadinanza universale delle persone checompongono i popoli. I diritti umani sono il nome dei bisogni vitali dicui è portatrice ogni persona. Essi interpellano l’agenda dellapolitica la quale deve farsi carico di azioni concrete per assicurare“tutti i diritti umani per tutti” a livello nazionale e internazionale.La sfida è tradurre in pratica il principio dell’interdipendenza eindivisibilità dei diritti umani – civili, politici, economici, socialie culturali – e ridefinire la cittadinanza nel segno dell’inclusione.L’agenda politica dei diritti umani comporta che nei programmi deipartiti e dei governi ciascun diritto umano deve costituire ilcapoverso di un capitolo articolato concretamente in politichepubbliche e misure positive.
 
Il nostro appello per la pace e la fratellanza dei popoli contienealcuni principi, proposte e impegni:
 
Principi
Primo. Il mondo sta diventando sempre più insicuro. Se continuiamo aspendere 1.6 trilioni di dollari all’anno per fare la guerra nonriusciremo a risolvere nessuno dei grandi problemi del nostro tempo: lamiseria e la morte per fame, il cambio climatico, la disoccupazione, lemafie, la criminalità organizzata e la corruzione. Se vogliamo usciredalla crisi dobbiamo smettere di fare la guerra e passare dallasicurezza militare alla sicurezza umana, dalla sicurezza nazionale allasicurezza comune.

Secondo. Se vogliamo la pace dobbiamo rovesciare le priorità dellapolitica e dell’economia. Dobbiamo mettere al centro le persone e ipopoli con la loro dignità, responsabilità e diritti.

Terzo. La nonviolenza è per l’Italia, per l’Europa e per tutti via diuscita dalla difesa di posizioni insufficienti, metodo e stile di vita,strumento di liberazione, strada maestra per contrastare ogni formad’ingiustizia e costruire persone, società e realtà migliori.
Quarto. Se vogliamo la pace dobbiamo investire sulla solidarietà esulla cooperazione a tutti i livelli, a livello personale, nelle nostrecomunità come nelle relazioni tra i popoli e gli stati. La logicaperversa dei cosiddetti "interessi nazionali", del mercato, delprofitto e della competizione globale sta impoverendo e distruggendo ilmondo. La solidarietà tra le persone, i popoli e le generazioni, seprima era auspicabile, oggi è diventata indispensabile.

Quinto. Non c’è pace senza una politica di pace e di giustizia.L’Italia, l’Europa e il mondo hanno bisogno urgente di una politicanuova e di una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui dirittiumani. Quanto più si aggrava la crisi della politica, tanto più ènecessario sviluppare la consapevolezza delle responsabilità condivise.Serve un nuovo coraggio civico e politico.
Sesto. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo costruire e diffondere lacultura della pace positiva. Una cultura che rimetta al centro dellanostra vita i valori della nostra Costituzione e che sappia generarecomportamenti personali e politiche pubbliche coerenti. Per questo,prima di tutto, è necessario educare alla pace. Educare alla pace èresponsabilità di tutti ma la scuola ha una responsabilità e un compitospeciali.
 
Proposte e impegni
 
1. Garantire a tutti il diritto al cibo e all’acqua
E’ intollerabile che ancora oggi più di un miliardo di persone siaprivato del cibo e dell’acqua necessaria per sopravvivere mentreabbiamo tutte le risorse per evitarlo. Ed è ancora più intollerabileche queste atroci sofferenze siano aumentate dalla speculazionefinanziaria sul cibo, dall’accaparramento delle terre fertili, dalladevastazione dell’agricoltura e dalla privatizzazione dell’acqua.
 
2. Promuovere un lavoro dignitoso per tutti
Un miliardo e duecento milioni di persone lavorano in condizioni disfruttamento. Altri 250 milioni non hanno un lavoro. 200 milioni devonoemigrare per cercarne uno. Oltre 12 milioni sono vittime dellacriminalità e sono costrette a lavorare in condizioni disumane. 158milioni di bambine e di bambini sono costretti a lavorare. Occorreridare dignità al lavoro e ai lavoratori, giovani e anziani, di tuttoil mondo.
 
3. Investire sui giovani, sull’educazione e la cultura
Un paese che non investe, non valorizza e non dà spazio ai giovani è unpaese senza futuro. La lotta alla disoccupazione giovanile devediventare una priorità nazionale. Investire sulla scuola,sull’università, sulla ricerca e sulla cultura vuol dire investiresulla crescita sociale, politica ed economica del proprio paese.
 
4. Disarmare la finanza e costruire un’economia di giustizia
La finanza, priva di ogni controllo internazionale, sta mettendo incrisi l'Europa politica e provoca un drammatico aumento della povertà.Bisogna togliere alla finanza il potere che ha acquisito e ripristinareil primato della politica sulla finanza. Occorre tassare le transazionifinanziarie, lottare contro la corruzione e l’evasione fiscale eridistribuire la ricchezza per ridurre le disuguaglianze sociali.
 
5. Ripudiare la guerra, tagliare le spese militari
La guerra è sempre un’inutile strage e va messa al bando come abbiamofatto con la schiavitù. Anche quando la chiamiamo con un altro nome èincapace di risolvere i problemi che dice di voler risolvere e finisceper moltiplicarli. Promuovere e difendere sistematicamente i dirittiumani, investire sulla prevenzione dei conflitti e sulla loro soluzionenonviolenta, promuovere il disarmo, contrastare i traffici e ilcommercio delle armi, tagliare le spese militari e riconvertirel’industria bellica è il miglior modo per aumentare la nostra sicurezza.
 
6. Difendere i beni comuni e il pianeta.
Se non impariamo a difendere e gestire correttamente i beni comuniglobali di cui disponiamo, beni come l’aria, l’acqua, l’energia e laterra, non ci sarà né pace né sicurezza per nessuno. Nessuno si devepiù appropriare di questi beni che devono essere tutelati e condivisicon tutti. Urgono istituzioni, politiche nazionali e internazionalidemocratiche capaci di operare in tal senso. Occorre ridurre ladipendenza dai fossili, introdurre nuove tecnologie verdi e nuovi stilidi vita non più basati sull’individualismo, la mercificazione e ilconsumismo.
 
7. Promuovere il diritto a un’informazione libera e pluralista
Un'informazione obiettiva, completa, imparziale, plurale che mette alcentro la vita delle persone e dei popoli è condizione indispensabileper la libertà e la democrazia. Sollecita la partecipazione alla vita ealle scelte della collettività; favorisce la comprensione dei fenomenipiù complessi che attraversano il nostro tempo, promuovere il dialogo eil confronto, costruisce ponti fra le civiltà, avvicina culturediverse, diffonde e consolida la cultura della pace e dei diritti umani.
 
8. Fare dell’Onu la casa comune dell’umanità.
Tutti nelle Nazioni Unite, le Nazioni Unite per tutti. Se vogliamocostruire un argine al disordine internazionale, i governi devonoaccettare di democratizzare e rafforzare le Nazioni Unite mettendo incomune le risorse e le conoscenze per fronteggiare le grandi emergenzesociali e ambientali mondiali.
 
9. Investire sulla società civile e sullo sviluppo della democraziapartecipativa
Senza una società civile attiva e responsabile e lo sviluppo dellacooperazione tra la società civile e le istituzioni a tutti i livellinon sarà possibile risolvere nessuno dei grandi problemi del nostrotempo. Rafforzare la società civile responsabile e promuovere lademocrazia partecipativa è uno dei modi più concreti per superare lacrisi della politica, della democrazia e delle istituzioni.
 
10. Costruire società aperte e inclusive.
Il futuro non è nella chiusura in comunità sempre più piccole, isolatee intolleranti che perseguono ciecamente i propri interessi manell’apertura all’incontro con gli altri e nella costruzione direlazioni improntate ai principi dell’uguaglianza e alla promozione delbene comune. Praticare il rispetto e il dialogo tra le fedi e leculture arricchisce e accresce la coesione delle nostre comunità. Irifugiati e i migranti sono persone e come tali devono vederericonosciuti e rispettati i diritti fondamentali.
 
Queste priorità devono essere portate avanti da ogni persona, a livellolocale, nazionale e globale, in Europa come nel Mediterraneo.
 
Per realizzarle abbiamo innanzitutto bisogno di agire insieme con unastrategia comune e la consapevolezza di avere un obiettivo comune.
 
Per realizzarle abbiamo bisogno di dare all’Italia un governo di pace euna nuova politica, coerente in ogni ambito, e di investire con grandedeterminazione sulla costruzione di un’Europa dei cittadini, federale edemocratica, aperta, solidale e nonviolenta e di una Comunità delMediterraneo che, raccogliendo la straordinaria domanda di libertà e digiustizia della primavera araba, trasformi finalmente quest’area digrandi crisi e tensioni in un mare di pace e benessere per tutti.
 
Assisi, 25 settembre 2011

http://www.perlapace.it/

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