L'intitolazione a Pierluigi dell’Aula studio della biblioteca

Il Polo “Rizzi” dell’Università di Udine

Udine, 23 aprile 2024
Siamo ancora storditi per l’evento che ieri ci ha portati a viverel’intitolazione a Pierluigi dell’Aula studio della Bibliotecascientifica e tecnologica del Polo “Rizzi” dell’Università di Udine,all’interno della quale campeggia ora un pannello di quattro metri peruno e mezzo riproducente una sua foto in bianco e nero scattata daDanilo De Marco con accanto una sua citazione: “Sogno e mi impegno per una umanità in cuila dignità di ogni persona sia riconosciuta e promossa. Il mio nemico èl’indifferenza”.

Dopo il taglio del nastro che ha visto anche la presenza del sindaco diUdine De Toni e del vicario generale dell’Arcidiocesi mons. Genero, unAuditorium gremito in ogni posto, con decine di persone in piedi, hapotuto assistere al ricordo di Pierluigi iniziato con la proiezione diun breve e vivido estratto del documentario a lui dedicato dal registaMarco D’Agostini ne “I voltispirituali del Friuli”.

È stato il rettore, Roberto Pinton(testo completo dell’intervento al link), a darei saluti, a ringraziare i collaboratori e a riconoscere nella figura diPierluigi un “testimone appassionatodell’amore universale verso il prossimo, dell’accoglienza,dell’incontro con il diverso, della giustizia, della non violenza,dell’uguaglianza, dell’educazione e della conoscenza”.

È stata poi la volta della prof.ssa MarinaBrollo (testo completo dell’intervento al link), ordinaria di Diritto delLavoro presso UniUd e autrice della laudatioalla laurea honoris causa inScienze economiche, in quanto “imprenditore di solidarietà”, conferitaa Pierluigi nel 2006, a sottolineare come, seppur con dolore per unamico che non c’è più, è un onore dedicargli un “luogo d’ispirazione” edi monito a “Non girarsi dall’altra parte”, monito che racchiudel’itinerario di vita di un uomo il cui fulcro ha ruotato attorno allediversità, a partire dalla fondazione del Centro “Balducci”, “diventatovero e proprio cantiere per l’eguaglianza, l’educazione e laconoscenza. Cioè di lotta contro la povertà, per l’inclusione e ilmiglioramento delle condizioni lavorative ed esistenziali dei piùsvantaggiati”. “Monito, questo, che potrebbe costituire il pressanteinvito al Parlamento europeo che uscirà dalle prossime elezioni e chedovrà implementare il nuovo Patto su Immigrazione e Asilo (appenaapprovato) coltivandone le prime timide aperture alla sovranitàcondivisa, anziché puramente nazionale specie dei Paesi, come ilnostro, maggiormente esposti alla pressione migratoriaextra-comunitaria”. Ha concluso la prof.ssa Brollo: “riascoltare leparole di Pierluigi ravviva il ricordo di un prete di innovazione e diun Uomo coraggioso per costruire un mondo migliore. Se così è,l’intitolazione dell’Aula studio nel nome di don Di Piazza non è uncaso: significa che ora sta agli studenti e alle studentessedell’Ateneo friulano prendere ispirazione dal suo esempio e continuarea insegnare che ‘non possiamo girarcidall’altra parte’.
Nel suo intervento il fratello di Pierluigi, Vito Di Piazza, ha ringraziatol’Università di Udine per aver attribuito a un figlio del Friuli edella Carnia tre grandi e prestigiosi riconoscimenti – la laureahonoris causa e l’odierna intitolazione, oltre alla recente istituzionedi un premio di laurea –, che consentono che “il ricordo di miofratello e le sue sollecitazioni e riflessioni restino per sempre inquesta sede così prestigiosa”; ha poi concluso che nella società chesta delineandosi, in cui ci vuole uno scatto delle coscienze “di frontealle prepotenze, violenze, ingiustizie e illegalità”, “Pierluigi oraappartiene al tempo dell’essere dopo aver seminato tanto il tempodell’esistere, il tempo della storia che gli è stata da vivere, comeuna semente buona e ricca che continua ad operare e a portare tantifrutti”.
Paolo Mosanghini, vicedirettore del Messaggero Veneto, ha poi sostenuto magistralmente ildialogo con due grandi amici di Pierluigi:
  • il filosofo Massimo Cacciariha esordito dal concetto di “logos” caro a entrambi: “il logos è unaparola che unisce, un discorso che collega, che si sforza di unire…Domandiamoci: la nostra parola serve a unire, serve a trovare ciò cheunisce, senza eliminare la distinzione?... Adesso c’è il linguaggiodell’odio, della guerra, della sopraffazione, dell’intolleranza, delnon riconoscimento. È un hate speechdilagante. E questo faceva soffrire Pierluigi. E naturalmente credofaccia soffrire un cristiano più dolorosamente ancora”. Si è poisoffermato su un elemento che lo colpiva in Pierluigi: la misericordiaintesa nel senso evangelico. Il verbo greco, tradotto con “ne ebbecompassione”, che fa sì che il buon Samaritano si chini e si prendacura di quell’uomo “spezzato”, potrebbe essere tradotto letteralmente“gli si spezzò il cuore”. “Pierluigi, a tu per tu con quell’immigrato,con quella donna offesa, con quell’orfano, con tutti coloro cheospitava nel suo Centro, quando li incontrava era ‘a pezzi’ come loro.Non basta non volgersi dall’altra parte. Non basta fare la carità.Occorre compatire. Perchésoltanto se riesci a compatirepuoi affrontare situazioni drammatiche come quelle che stiamo vivendoquotidianamente. Drammi che sconvolgono gli equilibri politici,culturali, sociali, economici del pianeta e, se non sentiamomisericordia nel senso più acuto, credo che non potremo uscirne. Nonpossiamo uscirne senza un radicale esame di coscienza e senza – perusare il linguaggio evangelico di Pierluigi – la conversione: meta-noein, cambiare il pensiero,cambiare la mente”.
  • Luigi Ciotti (videocompleto al link)ha sottolineato come Pierluigi sia stato “un amico vero, capace divivere il suo sacerdozio nella dimensione del saldare la terra al cielocon l’impegno per la giustizia, la libertà, la dignità, la pace. Lavita, la strada, i poveri, gli ultimi: è questo che ci ha legatoprofondamente e ci ha permesso, nell’arco degli anni, di fare un trattodi strada molto intenso fatto di amicizie, di scambi, di confronto, dipartecipazione, di riflessione, di preghiera per noi molto importante…Abbiamo sempre parlato dei temi della pace, dell’accoglienza dellepersone, dei migranti, delle povertà… Ci ha profondamente unito lapassione di mettere la persona al centro, capacità che abbiamocondiviso con tanti altri sacerdoti del Friuli Venezia Giulia, nellegare la parola di Dio con la storia, con la vita, con la concretezza,con i problemi reali delle persone. Perché è la parola di Dio quelloche ci ha legato profondamente, una parola da ascoltare, da vivere, dafare nostra”.
Insomma un incontro straordinario e molto intenso, che ha fatto bene atanti e ha contribuito a rafforzare l’idea – espressa provocatoriamentedallo stesso Cacciari all’inizio del suo intervento – che a nulla servaricordare Pierluigi se non ci lasciamo provocare dal suo cuore, dallesue parole, dal suo agire.

La pagina dell'eventosul sito dell'UNIUD






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