La battaglia argentina

Sotto attacco dal FMI

L'analisi di Fabio Bauzer

Labattaglia argentina
Articolo tratto dalla pagina di Liberazione.it

Tutti gli analisti minimamente seri stanno sottolineando l’attaccointerno ed esterno, che oggi si rivolge contro il Governo argentino diCristina Fernandez. Qualsiasi analisi sulla situazione argentina e deipaesi latinoamericani che contano con governi progressisti, deve esseresituata nel contesto internazionale di grave crisi economica, che vedepaesi come quelli europei, affrontare tale crisi con politiche diausterità, di ulteriori tagli alle spese sociali, riduzione del potered’acquisto di lavoratori, pensionati e classe media. A livellomondiale, riduzione dei mercati di beni di produzione a favore dellafinanza speculativa.
Inoltre la chiara intenzione degli Stati Uniti, e alleati, diproseguire nelle sue campagne guerrafondaie, questa volta in Siria,come metodo classico per affrontare la crisi più generale del sistemacapitalista, con le conseguenze devastanti che questo comporta per lemasse popolari nel mondo intero.
Solo tenendo conto di questo quadro internazionale possiamo capirel’importanza di ciò che accade in America Latina e in Argentina.

Perché l’Argentina è sotto attacco.
Il paese è riuscito a ristrutturare un debito estero che toccò la suapunta massima nel 2001/02 che copriva il 160% del prodotto internolordo (per fare un paragone l’Italia ha un debito di circa il 130% delPil) ed esce dal default con le politiche del Presidente NestorKirchner che si rifiuta categoricamente di applicare il pacchettoclassico del FMI fatto di tagli e privatizzazioni, cioè quelloapplicato in Europa.
Nestor Kirchner e l’attuale Presidentessa Cristina Fernandez hannointrapreso una politica economica espansiva e contro ciclica, di attivapartecipazione dello Stato negli investimenti pubblici e privati,raddoppiando l’industria e tutto l’apparato produttivo primario e dimanufatti, creando 5 milioni di posti di lavoro con gli stipendi piùalti di tutta l’America Latina, con rinnovo annuale di tutti icontratti nazionale di lavoro e con aumenti ben oltre l’inflazione,anche considerando quella misurata da agenzie private, ridando almovimento sindacale un ruolo fondamentale nel processo generale,nonostante le sue divisioni interne.
Viene statalizzato il sistema pensionistico, privatizzato da Menemnegli anni 90, incorporando milioni di persone e aumentando leremunerazioni di tutte le pensioni medio basse. Vengono ridotte letasse sul lavoro dipendente e piccoli lavoratori autonomi, finanziandoquesta misura creando una tassa sulle transazioni finanziarie. Inoltrei Governi di Nestor Kirchner e Cristina Fernandez statalizzano, oltreal sistema pensionistico, le seguenti imprese privatizzate nei decenniprecedenti: le Poste della Repubblica Argentina, quasi tutte le lineeferroviarie, l’impresa che distribuisce l’acqua potabile, i cantierinavali di Tandanor consegnando ai lavoratori il 10% delle azioni,espropria l’aerolinea di bandiera Aerolineas Argentinas ed espropriaanche l’impresa petrolifera nazionale YPF, il 51% di essa, per portarlasotto il controllo dello Stato. Tutte misure a dir poco rivoluzionarietenendo conto del contesto mondiale attuale.
In questo modo aumentò enormemente il mercato interno, in unasituazione internazionale di grave crisi e utilizzando un metodoopposto a quello del FMI e l’Europa, riducendo il debito estero a soloil 10% del Pil argentino e pagando regolarmente i creditori.Dimostrando così che non è necessario strangolare i lavoratori peruscire dalla crisi, e che si può mantenere il potere d’acquisto dellemasse popolari nonostante la crisi internazionale.
Quello argentino è un esempio per tutti i lavoratori e pensionati delmondo, dimostra nella pratica che si può mettere prima l’interessedell’essere umano e dopo quello delle banche. Allo stesso tempo,l’Argentina è diventata un incubo per la finanza speculativa mondiale,il FMI, e da qui le ragioni fondamentali dell’attacco.
Lo strumento dell’attacco è la finanza speculativa (fondi avvoltoi) checomprano titoli carta-straccia a pochi centesimi il titolo di paesi indefault, sapendo che non potranno pagare. Si presentano poi nelle cortiinternazionali chiedendo il pagamento di quei titoli con tassid’interesse a dir poco usurai. Nel caso argentino si tratta del fondoElliott Capital Management di Paul Singer, lui e il suo grupporappresentano il 7% dei creditori argentini. Il 93% dei creditori avevaaccettato la ristrutturazione del debito fatta nel 2005 e nel 2010 ericevono regolarmente i pagamenti dello Stato Argentino.
Serve, a questo punto, ricordare che secondo la legislazione di quasitutti i paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, quando sirinegozia un debito, se almeno il 70% dei creditori accetta le nuovecondizioni, queste diventano obbligatorie per tutti. Paul Singer siperciò rivolto alla giustizia degli Stati Uniti e il giudice Griesa haemesso una sentenza contro l’Argentina, per la quale lo Stato dovrebbepagare, a fronte di un investimento di 40 milioni di dollari, la sommadi 1300 milioni!!!. L’Argentina si è appellata contro la sentenza esiamo in attesa degli sviluppi.
Qui la cosa più importante non sono tanto i 1300 milioni, bensì ilfatto che se l’Argentina li paga, l’altro 93% è autorizzata apretendere lo stesso trattamento, e questo riporterebbe il paese aldisastro del 2001, anche se l’Argentina si è dimostrata solvente,pagando il debito, dopo aver fatto crescere la sua economia e i suoilavoratori.
Dare ragione a Paul Singer risponde solo alla volontà di distruggere unpaese che si è rifiutato di seguire le imposizioni capestro del FMI,annichilando “il cattivo esempio”.

La sconfitta argentina sarebbe undisastro per i lavoratori del mondo.
Oggi molti paesi del mondo hanno grandi debiti compresi i paesieuropei, soprattutto quelli dell’area mediterranea, che prima o poi, inun modo o nell’altro dovranno affrontare ristrutturazioni per ridurreil debito. Una sconfitta argentina sarebbe un precedente che renderebbemolto difficile fare accettare ai creditori riduzioni del loroguadagno, questo riporterebbe quelle future negoziazioni alla posizionedi “prima le banche e poi l’essere umano” con ulteriori conseguenzedevastanti per lavoratori e pensionati, che in definitiva sono quelliche pagano. Sarebbe pure insostenibile per lo stesso sistema di creditoa livello mondiale, come riconosce lo stesso giornale inglese TheGuardian che certamente non è un amico dell’Argentina.
Questo attacco economico non sarebbe possibile senza creare spaccaturesociali nel paese, minando l’attività di Governo, e qui entrano ingioco giornali e TV. Mentre il ruolo di corazzata lo fa Elliott CapitalManagement, i grandi media sono le navi da sbarco, accompagnati daipolitici asserviti a questi poteri. Giornali e telegiornali in tuttol’occidente si sommano alla battaglia contro il “cattivo esempio”argentino vaticinando che il paese è entrato in default per spaventareeventuali investitori, mentre in realtà tutti i conti macroeconomicidel paese sono in positivo.
In Argentina il principale gruppo informativo è Clarin, che di fatto èun grande monopolio con ramificazioni in quasi tutta l’economiaargentina, con forti alleanze tra i latifondisti responsabili di tuttele dittature militari argentine, e guarda caso, con i media negli StatiUniti.
Le bugie che raccontano cadono una dopo l’altra, ma come ben sappiamodalla vecchia frase “menti, menti, che qualcosa rimane” le conseguenzefra la popolazione argentina si fanno sentire, e in qualche misurahanno decurtato ai candidati del Governo alcuni punti alle elezioniprimarie ultime.
Il Governo ha presentato una proposta di legge per rendere piùdemocratico il possesso dei mezzi di comunicazione, il progetto dilegge è stato discusso ampiamente nella società, poi nel parlamento ein fine approvato a larghissima maggioranza, elogiato per fino dall’ONUin ripetute occasioni, però bloccato da ormai 4 anni dai giudici.Lascio a voi lettori dedurre a chi rispondono questi giudici argentini.

Problema centrale, l’economianeoliberale.
Le grandi guide delle politiche dei Governi di Nestor Kirchner eCristina Fernandez hanno ridato centralità allo Stato nelle decisionieconomiche e sociali, spostando l’asse decisionale dai grandi gruppieconomici verso la politica, mandando su tutte le furie i fautori deleconomia neoliberale, dentro e fuori del paese, scatenando unaopposizione senza regole istituzionali.
Non è semplice sradicare dalla economia, dalla politica e dallasocietà, un culto economico imposto da una dittatura e da oltre 30 annidi governi asserviti al FMI. Nel 2002 oltre il 50% della popolazioneera povera e la disoccupazione ufficiale era del 27%, con tutte leconseguenze nella maggioranza degli argentini, la distruzione di granparte dell’apparato produttivo del paese e la degradazione causatadalla povertà per generazioni intere.
Come ogni Governo che affronta battaglie così titaniche, ha nel suocammino avanzamenti e rinculi, errori e vittorie, grandi momenti didiscussione per misure che si contraddicono. Ci sono ancora sacche dipovertà nelle periferie urbane che ancora non sono state raggiuntedalla crescita del paese, “deudas sociales” come vengono chiamate inArgentina, che ancora aspettano soluzioni a problemi che sono seri.
La cosa fondamentale è che il Governo di Cristina Fernandez ha trovatosempre linfa vitale per reagire, correggere il tiro e continuare adavanzare nella distribuzione delle ricchezze, in una battaglia che inrealtà è anche culturale, perché di seppellire il vecchio cultoneoliberale si tratta, una battaglia enorme, per niente facile con imezzi di comunicazione in mano ai grandi gruppi economici.
Su questo piano culturale e di giustizia, le misure sui diritti socialie i diritti umani sono state grandi vittorie di tutto il MovimentoPopolare che per oltre 30 anni ha lottato per i processi contro imilitari della dittatura (ancora molti sono in svolgimento), un fattoredi giustizia quasi unico nel mondo, reso possibile dall’abrogazionedelle leggi d’impunità e dalla azione politica di questo Governo. Cosìcome le leggi sull’accanimento terapeutico, il matrimonio delle coppieomosessuali, il riconoscimento della loro identità e il dirittoall’adozione, sono tutte leggi all’avanguardia nel mondo.
Tutte queste misure mirano a sconfiggere la cultura individualista delneoliberismo, rimettendo al centro l’essere umano al posto dei monopolieconomici. Allo stesso tempo esiste la consapevolezza nelle forze diGoverno che tutto questo non basta, c’è ancora molto da fare.

Il futuro
Molti argentini sono consapevoli che il futuro dipende da ciò che noisapremo fare nel l’aumentare l’unità delle forze popolari eprogressiste presenti nella società, per difendere le conquiste diquesto decennio e per approfondire la giustizia sociale. Ma anche perdifendersi dai nemici principali del popolo argentino come la finanzaspeculativa, l’opposizione golpista del Gruppo Clarin e la SociedadRural, così come l’immancabile imperialismo USA.
Su questo piano, avanzare e approfondire l’unità dell’America Latina èfondamentale, diventa strategico per tutte le masse popolari delcontinente. Il Governo di Cristina Fernandez è consapevole di questo, elo dimostra la politica internazionale schierata accanto ai Governiprogressisti del continente, che insieme, hanno dichiarato un netto,definitivo NO all’invasione USA alla Siria.
Nestor Kirchner diceva spesso ai militanti “Mai di meno”, oggi quellafrase attraversa grandi spazzi della società argentina, che non sonodisposti a ritornare al 2001.


Fabio A. Beuzer      Associazione Vientos del Sur


FabioA. Beuzer, argentino, ha vissuto per anni in Italia, fondando eanimando l'associazione Vientos del Sur. Oggi è tornato nella sua terrad'origine e continua ad impegnarsi per un mondo più giusto e più umano.

Dalla pagina Facebook di Vientosdel Sur si legge che l'associazione nasce comeorganizzazione allo stesso modo di tante altre Ass. d’extracomunitari,a partire da quelle necessità sentimentali e materiali che ogniimmigrato ha, in una terra straniera. Dal inizio di quel lontano 1993, raccoltiintorno a un “asado e un mate” abbiamo pensato che non bastasse lottareper la nostra integrazione nella società italiana, il problema dellacasa, il lavoro, la lingua, ecc. Questi erano solo una parte deiproblemi dei quali dovevamo occuparci.

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