Stiamo concludendo questa nostra 19^ Via Crucis; abbiamo camminatocon Gesù di Nazaret sofferente, vittima del potere religioso, politicoe militare, dell’indifferenza di tanti; insieme alle vittime, allepersone e ai popoli crocifissi della storia a causa dell’impoverimento,della fame e della sete; delle violenze di ogni genere e delle guerre,dell’indifferenza, delle discriminazioni; del razzismo; vittime dellacultura dello scarto, scartate a milioni come insignificanti; levittime delle mafie ricordate ieri a Bologna da 200mila persone chehanno risposto all’invito di Libera dell’amico don Luigi Ciotti.
Contempliamo Gesù crocifisso morente e tutte le persone colpite emorenti di oggi…
Siamo di fronte ad una base militare, non contro le persone, ma aribadire ancora una volta che le strade per un futuro umano digiustizia e di pace, di verità, di accoglienza e di convivenza, direlazione e di custodia e armonia con la Madre Terra e con tutti gliesseri viventi non può essere affidata alle armi, ai missili, aicacciabombardieri, ai diversi tipi di bombe, a quella atomiche.
Ci aveva detto anni fa padre Ezio Roattino, missionario dellaConsolata con gli Indios della regione della Cauca in Colombia che learmi del Golgota: i chiodi, i martelli, le lance sono le stesse armidella Colombia, sono le stesse armi di Aviano… .
Le armi fabbricate continuamente e vendute per uccidere, una immensae redditizia industria della morte, tante, un’infinità per alimentarela follia della guerra come ha dichiarato papa Francesco a Redipugliail 18 settembre scorso… .
Le armi: aerei e missili, kalashnikov e bombe, carri armati e mine,anche fucili e pistole e anche coltelli e anche parole che disprezzanol’altro, il debole, il povero, il diverso, lo straniero e che sonopremessa alle armi. Le armi per esprimere l’avversione di cuori e mentiarmati che costruiscono inimicizia e progettano e si propongono dieliminare il nemico.
Come ci ha indicato papa Francesco a Redipuglia il 13 settembrescorso, proviamo a guardare, a immaginare, una grande scritta sopra labase: “ a me, a noi, cosa e come ci importa dei nostri fratelli?”
Non risponderemo come Caino: “Siamo forse noi i custodi dei nostrifratelli?” ma , ma invece rispondiamo che tutte le persone di questoPianeta, insieme alla Madre a Terra e a tutti i viventi ci stanno acuore, ci interpellano, ce ne prendiamo cura.
Per questo partecipiamo veramente al dolore del mondo in un momentocosì terribile, nel quale la guerra ha ritrovato legittimità, le varieforme di violenza e di terrorismo si concretizzano con
evidenze raccapriccianti che lasciano sgomenti, in cui c’è ildisprezzo per i piccoli, i deboli, i diversi, gli stranieri.
Viviamo questo grande dolore che aumenta ancora quando possonosubentrare lo scoramento, la delusione, lo sconforto.
Gesù muore ucciso sulla croce.
Pare che tutto sia non solo compiuto, ma finito: le sue parole“beati i non violenti, i costruttori di pace, quelli che hanno fame esete di giustizia, i misericordiosi” e i suoi gesti di accoglienza, diperdono, di fiducia, di incoraggiamento sembrano sconfitti, senza piùforza, senza più significato.
Pare che il potere oppressivo e cinico e la sua violenza abbianovinto sul giusto; che la potenza e la forza siano più forti degliideali, perfino dell’amore di chi si dedica per il bene di tutti.
Così oggi quando le persone muoiono perché uccise…Sembra che gliideali siano sconfitti, che la disponibilità sia inutile, che l’impegnonon porti alcun frutto.
E invece in queste situazioni e in questi vissuti si può riprendereluce, forza, coraggio, proprio dal considerare che la morte di Gesù èespressione dell’amore incondizionato, fedele e coerente, al Padre e aifratelli, al progetto di un’umanità di giustizia, di verità e di pace…
L’amore è più forte della morte; per la sua fede Gesù è accolto eresuscitato, vivente oltre la morte; e sempre nella storia e anche noioggi incontriamo donne, uomini, comunità di testimoni, profeti emartiri e tante, tante altre persone fedeli e coerenti che hannovissuto e vivono e anche muoiono dedicandosi al bene… .
Ormai diversi anni fa qui davanti alla base Suzuko Numata, vittimadell’atomica in Hiroshima, testimone vivente, ci diceva che l’umanitànon ha capito nulla se continua a costruire armi, bombe atomiche, basimilitari. E lo diceva con dolcezza e con forza straordinarie dopo avervisto migliaia di morti, la distruzione totale della sua città, dopoaver vissuto nel buio della depressione, pensato al suicidio, dopo averodiato i responsabili di quel salto di violenza inaudito eterrificante, dopo essersi a poco a poco ripresa e aver trasformato ildolore e l’odio in amore come forza di testimonianza in tutto il mondoad abbandonare ogni progetto di violenza e di morte per un progetto divita per tutti.
Dopo domani, il 24 marzo di 35 anni fa alle 18.26 a San Salvadornella cappella dell’hospitalito, un ospedale per una sessantina dimalati di tumore, è stato ucciso il vescovo Romero, proprio mentreoffriva il pane e il vino dell’Eucarestia. Il giorno prima, domenica23, nell’affollatissima Eucarestia aveva detto in modo appassionato:“Vorrei rivolgere un appello molto particolare agli uominidell’esercito e in concreto alle basi della guardia nazionale, dellapolizia, delle caserme. Fratelli, siete del nostro stesso popolo,uccidete i vostri stessi fratelli contadini, e davanti all’ordine diuccidere dato da un uomo, deve prevalere la legge di Dio che dice: NONUCCIDERE… . Nessun soldato è tenuto a ubbidire a un ordine contrarioalla legge di Dio. Una legge immorale, nessuno deve eseguirla… . E’tempo ormai che recuperiate la vostra coscienza e che ubbidiate primaalla vostra coscienza che all’ordine del peccato. La Chiesa che difendei diritti di Dio, la legge di Dio, la dignità umana, la persona, nonpuò restare in silenzio davanti a tanto abominio. Vogliamo che ilgoverno prenda sul serio il fatto che le riforme non servono a nulla,se sono tinte di tanto sangue… . In nome di Dio, perciò e in nome diquesto popolo sofferente, i cui lamenti salgono al cielo ogni giornopiù tumultuosi, vi supplico, vi prego, vi ordino, in nome di Dio: cessila repressione!”
Così aveva detto: “Lo dico senza alcuna millanteria e con la piùgrande umiltà. Se mi ammazzeranno, risusciterò nel popolo salvadoregno.Se le minacce giungessero a realizzarsi, offro fin d’ora a Dio il miosangue per la redenzione e la risurrezione del Salvador. Il mio sanguesia seme di libertà e segno che la speranza diverrà presto realtà; siaper la liberazione del mio popolo e sia testimonianza di speranza peril futuro.”
Padre Ignacio Ellacuria martire, ucciso insieme a cinqueconfratelli, a una mamma e alla sua giovane figlia ha detto: “Conmonsignor Romero Dio è passato in Salvador”.
Dio passa quando qualcuno lo testimonia; Gesù vivente infonde il suospirito e di questo spirito vivono coloro che come il vescovo martireRomero lo seguono nella strada della giustizia, della verità, dellacompassione, dell’accoglienza, della non violenza, della costruzionequotidiana della pace; come le vittime delle mafie, magistrati, agentidi polizia, don Puglisi, don Diana.
Coloro che infondono di nuovo oggi coraggio e speranza, comunicanolibertà e creatività.
Dichiariamo di nuovo oggi come persone e come popolo della ViaCrucis la nostra disponibilità e impegno ad essere parte di questopopolo immenso presente su tutto il Pianeta che rende possibile chel’ultima parola non sia quella della delusione e della chiusura, maquella della speranza, in fondo quella dell’amore, perché la speranzavive dove vive l’amore che è insieme fondamento ed espressione dellarisurrezione dalle situazioni di violenza e di morte.
Rileggiamo le parole di H. Kung “Seguendo Gesù Cristo l’uomo nelmondo d’oggi può vivere, agire, soffrire e morire in modo veramenteumano: nella felicità e nella sventura, nella vita e nella morte,sorretto da Dio e fecondo di aiuto per gli altri”.
Pierluigi Di Piazza