Lettera di Natale 2014

Giustizia, pace, accoglienza, salvaguardia dell’ambiente

Presentata il 18 dicembre al Centro Balducci
Letteradi Natale 2014
Giustizia, pace, accoglienza,salvaguardia dell’ambiente

Care amiche e cari amici,
il nostro saluto cordiale e amichevole a voi tutte, a voi tutti. E’questa la nostra 11° Lettera di Natale: grande è la nostra gioia dipoter continuare a comunicare con voi, condividendo esperienze di vitae di storia contemporanea in costante riferimento a Gesù di Nazaret,sempre al centro della nostra vita.

TEMPO DI COMPLESSITÀ, DI INCERTEZZA,DI RICERCA DI SPERANZA
Con tanti di voi condividiamo la complessità e la gravità della crisiin atto, non solo economica con la drammatica mancanza di lavoro, ma diidealità, di riferimenti significativi, di persone e di luoghiaccoglienti e incoraggianti.
In questa situazione avvertiamo importanti e necessari l’analisi,l’informazione veritiera, la riflessione, l’attenzione e la cura dellaprofondità dell’anima. Ci pare che non siano di alcun aiuto, ma anziprovochino ulteriore impoverimento le semplificazioni, le frasi fatte,i luoghi comuni, il conformismo, la superficialità, spesso supportatidalla presunzione e dall’arroganza di parole, di atteggiamenti, didecisioni.
Le dimensioni personali si intrecciano con quelle istituzionali epolitiche nelle comunità locali e su scala planetaria; dal cuore emergein noi l’esigenza della compassione: in noi stessi, nella Chiesa, nellasocietà tutta; senza questa vibrazione dell’essere che accoglie,ascolta e condivide le sofferenze, le inquietudini, le paure, gliinterrogativi dell’altro non ci può essere né presente, né futuro umanoperché prevalgono l’indifferenza, l’esclusione, la cultura e la praticadello scarto. Senza la compassione, la misericordia, la tenerezza, lagratuità, l’umanità non potrà salvarsi.
Le sofferenze personali sono diffuse, anche se spesso non emergononella loro intensità. Avvertiamo l’urgenza - a cominciare dalle nostrecomunità - di offrire luoghi e momenti di accoglienza umile, calda,consolante, incoraggiante, che favoriscano la ripresa di fiducia e diserenità, accanto a quelli che le famiglie, i nuclei affettivi, lescuole, gli ambiti comunitari già cercano di vivere.
Nelle nostre esperienze avvertiamo la tribolazione, la ricchezza diogni storia personale. Negli incontri spesso ci si interroga sul sensoultimo del vivere, relazionarsi, dedicarsi, impegnarsi, soffrire,morire e queste domande riguardano anche Dio, la sua presenza o la suaassenza; spesso nel dialogo entra Gesù di Nazaret in modo discreto evicino per la sua straordinaria disponibilità ad accogliere eincoraggiare.
Al riguardo ringraziamo ancora, come già ampiamente nella lettera delloscorso Natale, Francesco vescovo di Roma e papa, per la forza delle sueparole e dei suoi gesti continui. Anche i contenuti e la modalità delrecente Sinodo li hanno confermati in riferimento a questioni delicateche coinvolgono la vita di milioni di donne e di uomini. Nella Chiesail cantiere, per altro aperto e osservabile da tutti, è ancora inazione, però alcune affermazioni non potranno essere ricacciateindietro come non dette e sono già di conforto e di prospettiva pertante persone: “l’Eucarestia non è il sacramento dei perfetti, ma dicoloro che sono in cammino, e diversi sono i gradi di comunione peraccedervi”; “la pastorale non deve essere del tutto o niente mamisericordiosa perché il ministero della Chiesa è un ministero diconsolazione”; “molte unioni di fatto sono vissute conservando ildesiderio della vita cristiana”; “unioni di fatto in cui si conviva confedeltà e amore presentano elementi di santificazione e verità”; “laChiesa non è una dogana ma una casa paterna, riguardo alle convivenze,ai matrimoni civili e ai divorziati risposati compete alla Chiesa diriconoscere quei semi del Verbo sparsi oltre i suoi confini visibili esacramentali”; “le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrirealla comunità cristiana”.

UN NUOVO PROGETTO DI UMANITÀ
Avvertiamo insieme a tante donne e a tanti uomini di questa nostrasocietà e di tutto il Pianeta che l’attuale crisi non è contingente, nériguarda qualche aspetto, ma è strutturale e comprende tutte ledimensioni della vita dell’intera umanità insieme a quelle della MadreTerra e di tutti i viventi.
E’ fondamentale chiederci: qual è il progetto dell’umanità che ciprefiguriamo, che alimentiamo, per cui siamo disposti a dedicarci e aimpegnarci? E per realizzare questo progetto quale cultura, qualeetica, quale economia, quale politica sono indispensabili? E le fedireligiose quale servizio possono esprimere con la loro ricchezzaspirituale e con la generosità operativa di chi vive la fede?

Ripensamento delmodello di sviluppo
E’ da ripensare profondamente la concezione stessa di sviluppo:identificato come crescita  materiale e quantitativa, misurata dalPIL, di per sé esige lo sfruttamento spietato della Madre Terra e ditutti i viventi e determina disuguaglianze inaccettabili einsopportabili nelle comunità locali e in tutto il Pianeta.
E’ urgente abbandonare questo progetto quantitativo per assumere quelloqualitativo del vivere bene in equilibrio con se stessi, con relazionipositive fra persone, comunità e popoli, in armonia con tutti gliesseri viventi. In questa concezione della vita di tutti e per tutti,l’affermazione e la pratica dei diritti non riguarda solo le persone matutti i viventi che per il loro valore intrinseco chiedono attenzione erispetto. Nella Carta della Terra si parla di comunità di vita perchétutti gli esseri sono portatori dello stesso codice genetico di base:apparteniamo alla stessa famiglia, siamo fratelli e sorelle.
Osservando con gli occhi del cuore e della coscienza la Terratrascurata, abbandonata, allagata e colpita, usurpata, cementificata,violentata dai rifiuti tossici delle organizzazioni criminali e anchedalle armi atomiche, constatiamo con sdegno e tristezza quanto siamoancora lontani dal sentirla viva in quanto custodisce e genera la vita:è uno straordinario organismo vivo che articola realtà fisiche,chimiche, energie terrene e cosmiche. Questa modalità di relazione conla terra come creatura vivente induce a un rapporto fatto di rispetto,attenzione, cura e armonia.

Il fondamentodella giustizia, contro ogni forma di corruzione e illegalità
Nel progetto di una nuova umanità non deve trovare posto alcuna formadi ingiustizia. Senza giustizia infatti non c’è dignità delle persone,non c’è libertà, non c’è democrazia, non c’è comunità. E’impressionante come nel nostro Paese siano così diffuse corruzione eillegalità tanto da diventare norma, non eccezione, pur riprovevole, mamodo di essere e di operare.
Se le organizzazioni criminali sono la drammatica evidenza, la zonagrigia delle complicità, dei supporti, dell’omertà coinvolge le personein modo ampio e ramificato. Questo deriva dalla mancanza dell’etica delbene comune, dalla ricerca di vantaggi personali o dell’organizzazionedi appartenenza.
Dovrebbe essere motivo di riflessione per tutti l’attenzione continuadi papa Francesco alla questione della corruzione; le sue parole forti,le sue esortazioni all’impegno; la sua denuncia durissima delle mafie,della n’drangheta, di tutte le organizzazioni criminali. Insiemeall’opera di prevenzione e di repressione dei magistrati e delle forzedell’ordine, a cui esprimiamo vicinanza e solidarietà, specie allepersone minacciate ripetutamente è indispensabile la diffusione di unacultura e di una pratica quotidiana della giustizia e della legalitàmai scindibili.
Un segno di speranza è costituito nel nostro Paese dall’AssociazioneLibera presieduta dall’amico don Luigi Ciotti, a cui ci legano stima,amicizia e vicinanza per l’impegno culturale, per aver avviato questaesperienza straordinaria, anche se non facile, di confisca dei benialle organizzazioni criminali e riconsegna degli stessi all’usosociale, culturale, lavorativo delle comunità. E questo è avvenutoanche nella nostra Regione a conferma che non ci sono isoleincontaminate e che la concezione e la pratica della giustizia sonoscelte quotidiane di noi tutti. La giustizia riguarda poi la suaattuazione anche nei confronti di chi ha infranto la legge e commessoun reato.
Nell’esperienza dei nostri incontri con persone condannate e rispettoall’impegno di tutti i soggetti coinvolti, constatiamo come i piùsprovveduti, i più deboli, i più poveri subiscono in modo diverso dachi è ricco, potente, protetto. E questa considerazione che accentua ilnostro dolore dell’anima riguarda le condizioni dei detenuti, lamancanza di prospettive e di speranza, la diffusa mancanza disensibilità, attenzione e cura per chi si trova in carcere, per chiesce dal carcere.

La scelta dellanonviolenza attiva, contro ogni violenza e guerra
Nel progetto di una nuova umanità non deve trovare posto la guerra.Papa Francesco è venuto a Redipuglia il 13 settembre scorso e hadefinito la guerra, ogni guerra “una follia”, riprendendo le parole dipapa Giovanni XXIII nella Pacem in Terris dell’aprile 1963 alienum aratione, cioè fuori dalla ragione, appunto una follia; in continuitàcon papa Benedetto XV che rispetto alla prima grande tragedia mondialeaveva parlato non solo di “inutile strage” ma di “orribile carneficina”.
Papa Francesco nella sua riflessione ha chiesto a tutta l’umanità: “seci prendiamo cura dei nostri fratelli o se non ci importa nulla diloro” per dirci esplicitamente che a chi decide le guerre non importanulla delle persone. Ha parlato, hanno applaudito e commentato in modoentusiastico politici, militari, ecclesiastici, ma poi nessuno haripreso le sue parole, proprio nessuno.
Se la guerra è follia, non può essere giustificata definendola giusta,umanitaria, portatrice di libertà e democrazia… Se è follia dobbiamotutti guarire dalla cultura della guerra, dall’identificazione delnemico che pare motivarla e legittimarla. Stiamo invece constatando cheessa ha riacquistato consenso in questa difficile stagione della storiadove ci si illude che la forza delle armi possa risolvere tensioni econflitti.
Invece, come quotidianamente constatiamo, le armi e le guerre provocanosolo morti, feriti, distruzioni; scavano solchi profondi di distanza,di inimicizia, di odio fra le persone e i popoli.
Avvertiamo importante approfondire le cause e le concause: le strategiegeopolitiche, il possesso delle risorse, i nazionalismi, ifondamentalismi, i fanatismi, la produzione e il commercio delle armi,il militarismo, l’uso strumentale delle religioni.
Ci pare nello stesso tempo che ci sia sempre una questione ineludibile:perché l’essere umano è così disponibile a passare l’esile confine tranonviolenza e violenza e a diventare protagonista di azioni, primagiudicate disumane, riprovevoli, inaccettabili, fino all’uccisionedell’altro considerato nemico? Tale questione va affrontatanell’educazione permanente alla nonviolenza attiva e alla pace; èun’opera che non finirà mai e che dovrebbe coinvolgerci tutti nei variambiti e nelle diverse responsabilità.
Questa educazione alla pace chiede la liberazione dall’inimicizia peraprire alla conoscenza e all’accoglienza delle diversità; esige lagestione dei conflitti con il confronto, il dialogo e la trattativa;propone una ricomprensione dei morti in guerra e dei simbolismisuccessivi, per liberarci dall’esaltazione dell’eroismo, per rivalutarecome uomini di pace la moltitudine immensa di coloro che sono statiuccisi e bollati come vigliacchi e disertori perché si sono rifiutatidi continuare quella orribile carneficina.
Alla urgente crescita culturale deve accompagnarsi la sensibilità el’impegno delle istituzioni e della politica che avvertiamo tiepide eincoerenti con il dettato stesso della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra”. Nelmondo interdipendente sempre più si avverte la necessità di riconoscerel’ONU, da riformare, come unica istituzione deputata a livello mondialea intervenire per tutelare la dignità dei popoli e promuovere unaconvivenza pacifica, attraverso azioni di indirizzo, mediazione einterposizione, per le quali va dotata degli strumenti operativinecessari.
Noi stessi, le nostre comunità cristiane, la Chiesa dovrebbero assumerecome prioritaria la scelta della nonviolenza attiva e della pace, nonrelegandola a qualche giornata e celebrazione particolari. Il Vangelodi Gesù di Nazaret e l’insegnamento di papa Francesco ci stimolano eincoraggiano. Possiamo attingere allo straordinario patrimonio didonne, uomini, comunità testimoni autorevoli di giustizia e pace, finoa dare la loro stessa vita. La riflessione sulla produzione e sulcommercio scandalosi delle armi e sulle guerre ci porta a riflettere suogni violenza quotidiana: sui minori, sui deboli nel corpo e nellapsiche, sulle donne, sugli anziani.

L’accoglienza diogni altro
La nostra vita è decisa dalle relazioni. L’espressione ‘altro’ chespesso si usa anche se al maschile e al singolare, di fatto esprime lapluralità delle persone. Il primo altro che noi incontriamo è lapluralità di ‘io’ di cui siamo portatori: sono le nostre diversitàpersonali che per prime ci interrogano chiamandoci a quell’equilibriointeriore che è il compito arduo della nostra vita.
C’è poi l’altro della quotidianità: a volte ci pare di conoscerlo a talpunto che la relazione può diventare scontata e superficiale, mentrechiede sempre attenzione, approfondimento, premura e cura. C’è ancoral’altro che nella società è segnato dalla sua diversità e permeccanismi culturali, sociali ed economici viene trascurato, lasciatoda parte, emarginato, dimenticato: pensiamo ai poveri, ai senza dimora,ai nomadi, a chi è ammalato, a chi si trova nella dipendenza dasostanze, a chi è omosessuale e transessuale, a chi è in carcere o escedal carcere.
Spesso queste persone costituiscono un problema con cui vengonoidentificate, di conseguenza volendo eliminare il problema si eliminanole persone, dimenticando che sono esseri umani con le loro storie,fatiche, errori, ricchezze, speranze.
E ancora l’altro è lo straniero che arriva fra di noi: sono gliimmigrati, i profughi, i richiedenti asilo. In più occasioni ci siamoriferiti a loro anche per i quotidiani rapporti, ma sentiamo importantee doveroso riparlarne con voi perché ci pare che anche nella nostraRegione sia avvenuto e stia avvenendo ‘qualcosa’ di particolare e dipreoccupante.

La questione deimigranti
Le migrazioni sono sempre state e sono un fenomeno planetario. Milionidi esseri umani sono in movimento a causa di povertà, fame, guerre,violenze, comunque scarse possibilità di una vita dignitosa. Si partecon una speranza, com’è avvenuto per decenni dalle nostre terre.L’accoglienza dello straniero è costitutiva dell’insegnamento biblico,è verifica della nostra fede da parte di Gesù di Nazaret: “Ero forestiero e mi avete accolto nellavostra casa e ogni volta che avete fatto questo al più piccolo deifratelli l’avete fatto a me”.
E’ parte della nostra Costituzione, della Dichiarazione della CartaUniversale dei Diritti dell’Uomo, della Convenzione di Ginevra.Rifiutare l’accoglienza significa sminuire la nostra umanità, chiuderenell’implosione le nostre comunità. Tutte le società del Pianeta sonocomposte da persone di diversa origine, cultura, lingua, federeligiosa. La questione dei flussi migratori è complessa, poneinterrogativi sulle modalità e sui percorsi di accoglienza: nonriguarda un paese, né una regione, né l’Italia, ma l’Europa e il mondointero.
L’Europa tace o balbetta; anche nel semestre di presidenza italiana nonsi registra nessuna decisione strutturale. Il nostro Paese non ha maiavuto un progetto serio sull’immigrazione; la Legge Bossi-Fini, vigentedal 2002, è da rinnovare profondamente, poiché continua a guidaremalamente il fenomeno; nessuno la nomina, tanto meno nessuno propone dimodificarla; in Italia non c’è una legge organica sui richiedenti asilo.
Certamente è stato di notevole impegno e di risultati ottimi ilprogetto Mare nostrum che ha salvato la vita a circa 100 mila persone.Manca la seconda parte: quella dell’accoglienza finalizzata. Si cercadi tamponare le continue emergenze e in assenza di un progettostrutturato di immediato, medio, lungo termine è diventata strutturalel’emergenza che nella nostra Regione riguarda in modo particolare letante persone che arrivano via terra.
Non mancano certo le esperienze positive a cominciare dalle scuole, perindicare lo SPRAR, un’accoglienza diffusa sul territorio, ai Centri diAccoglienza, alle Caritas, ad altri soggetti ancora. L’attuale crisieconomica e la contestuale mancanza di lavoro; la collocazione dellepersone ospitate in edifici e in luoghi discutibili; la mancanza di unaprogettualità differenziata che li coinvolga; le disinformazioni neiloro confronti, la situazione di un malessere sociale diffuso inducono,a nostro avviso troppo facilmente, a indicare in loro i capri espiatoridi tutte le situazioni difficili, dei disagi e delle tribolazioni chetante persone vivono.
Non siamo facili a qualificare come razzisti coloro che esprimonodubbi, perplessità, interrogativi. Cerchiamo di capire le loro ragioni.Ma avvertiamo che è richiesta una scelta: o ci incontriamo, esprimiamole difficoltà e cerchiamo con le comunità e le istituzioni politicheche dovrebbero essere ben più presenti le strade percorribili perl’accoglienza; o, come in più di una situazione sta avvenendo anchenella nostra Regione le difficoltà diventano un rifiutodell’accoglienza.
Se ci sentiamo di partecipare alle difficoltà e ci dichiariamodisponibili al dialogo, non possiamo condividere questo rifiuto: ilrifiuto dell’altro, di ogni altro, in tempo medio e lungo impoverisceuna comunità; anzi già da subito per se stesso è una privazione diumanità, di etica, di spiritualità. Riflettiamo su alcune espressioniascoltate: “non è accettabile una provvisoria tendopoli… una città nondeve diventare la città dei profughi… l’accoglienza di trenta o dicinquanta persone è inaccettabile … le persone accolte profanerebberoalcuni luoghi e allontanerebbero i turisti”.
Crediamo che non esistono luoghi ‘sacri’ ma luoghi significativi per lepersone che vi hanno abitato con una vita esemplare; ad esempio, lastalla di Betlemme non era un luogo sacro, il Golgota e la croce nullapresentavano di sacro… Gli eventi vissuti li hanno resi significativi.
Ora, pensare che persone costrette a fuggire dalla loro terra violinol’importanza di un luogo o di un paese è lesivo della loro dignità diesseri umani… Che poi i progetti turistici dipendano da un piccologruppo di persone accolte è offensivo; ben altre sono le condizionistoriche e politiche di ieri e di oggi! Certamente, come già dicevamo,restano i problemi: la mancanza di progetti, di sostegno culturale,sociale, economico e di un coordinamento significativo a livelloeuropeo, nazionale e regionale.
Ma perché non possiamo pensare alla nostra Regione come laboratorioesemplare dell’accoglienza coinvolgendo le Università, le Scuole conpersone competenti e qualificate e quanti hanno maturato esperienzesignificative, gli Enti locali, i diversi soggetti del territorio, lediverse comunità di fede e certamente in modo attivo le personeaccolte? Una presenza imprescindibile, convinta, non timorosa edefilata, dovrebbe finalmente essere quella della politica e delleistituzioni. Si è avviata nel comune di Nimis un’esperienzasignificativa, non solo per la nostra Regione: perché non seguirla ediffonderla?
Perché temere che una società privilegi gli immigrati a scapito dialtri, che esprima loro attenzione distogliendola al dramma dellamancanza di lavoro e alle crescenti difficoltà di tante persone? Perchénon pensare in positivo? Noi riteniamo che sia possibile percorrerequesta strada, certo ardua, ma non impraticabile. E che le comunitàcristiane possono svolgere un compito importante per sensibilizzarecuori, coscienze, intelligenze all’apertura e alla accoglienza di ognialtro. Altrimenti qual è il senso della celebrazione del Natale?

L’esperienza di profondità, disilenzio, di interiorità
Avvertiamo in modo crescente l’importanza dell’interiorità, dellaspiritualità, dell’essere sensibili prima del progettare e dell’agire.Di questa dimensione c’è esigenza diffusa, anche se nei suoi confrontisi avverte ancora tanta trascuratezza e noncuranza. La scienza èimportante: ma qual è la qualità umana degli scienziati? La tecnologiae l’informatica sono importanti: ma quali donne e uomini le praticano?La politica è importante e lo sono le riforme: ma qual è la qualitàculturale ed etica, quale la dedizione al bene comune delle donne edegli uomini impegnati in politica? Chi abiterà le riforme, a parte orai giudizi differenziati su di esse? Le fedi religiose sono importanti:ma quale la fedeltà e la coerenza dei fedeli e delle comunità, di chiriveste compiti di guida come i vescovi e i preti?
La memoria del Natale è sovversiva, non edulcorata, non ingredientesociale di questo sistema. Dio si fa presente nell’umanità di unpiccolo bambino, si incarna nella storia, la rende umana; lui stessodiventa così umano, “totalmente umano da non poter non essere Dio”(Leonardo Boff). Seguire questo Gesù di Nazaret significa investire lemigliori energie per cercare di essere ogni giorno più umani e diritrovare il volto umano anche di nostra Madre Terra.

I preti firmatari:
Pierluigi Di Piazza, Franco Saccavini, Mario Vatta, Giacomo Tolot,Piergiorgio Rigolo, Andrea Bellavite, Luigi Fontanot, Alberto De Nadai,Renzo De Ros, Albino Bizzotto, Antonio Santini.

In allegato la lettera in pdf

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