Lettera di Natale 2015

Vivere la Misericordia

Presentata il 22 dicembre al Centro Balducci
Lettera di Natale 2015
Vivere la misericordia

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Ci rivolgiamo a voi per condividere nell’accoglienza e nell’amiciziareciproche esperienze, interrogativi, speranze, per cercare dicontribuire con parole e segni a un’umanità più umana e a una Chiesapiù evangelica. Condividiamo con tante persone la fede in Gesù diNazareth e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà l’anelito ela dedizione per un mondo di libertà, di giustizia e pace.

Un tempo particolare
Viviamo un tempo di particolare intensità e di cambiamenti straordinariche in pochi decenni renderanno il nostro mondo profondamente diverso,soprattutto per la presenza e la necessaria convivenza fra donne euomini provenienti da tutti i luoghi del Pianeta e per l’urgenzadrammatica di proteggere e custodire la Madre Terra e tutti gli esseriviventi. Come evidenzia papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ incui il grido dei poveri e il grido della terra “si uniscono in un unicogrido” che ci provoca, ci interpella e ci chiede risposte urgenti, nonpiù rinviabili. In tale contesto papa Francesco ha indetto “Il Giubileostraordinario della Misericordia” per la Chiesa come segno per tuttal’umanità, nel 50° anniversario della conclusione del ConcilioEcumenico Vaticano II.

La misericordia dimensione e pratica indispensabile per l’umanità
La Misericordia è la rivelazione e l’incarnazione dell’Amore di Dio: lasua presenza, il perdono per ogni persona, per l’umanità intera, conattenzione particolare ai poveri, ai deboli, ai sofferenti. Lamisericordia di Dio si è rivelata nella storia, nella persona, nelleparole e nei gesti di Gesù di Nazareth, che con la sua quotidianapresenza continua a coinvolgerci e a sollecitarci alla compassione.

Francesco, vescovo di Roma, segno di misericordia
Ancora una volta esprimiamo profonda gratitudine a Francesco per le sueparole e i suoi gesti in un momento particolarmente difficile per lui acausa delle vicende che riguardano il Vaticano e la lontananza di chinella Chiesa si riferisce al suo insegnamento con distacco e arroganza.Francesco cerca di liberare la Chiesa dal potere nelle sue diverseespressioni, dall’apparato religioso che nasconde incoerenze, infedeltàe corruzione.

Il fondamento è il Vangelo
Nella complessità del momento storico, ribadiamo come fondamento eguida il Vangelo di Gesù di Nazareth, da cui ci sentiamo ogni giorno diripartire e a cui sempre ritornare, sperimentandone lo straordinario econsolante coinvolgimento nelle scelte della nostra vita.

LA SOLA CHIESA CREDIBILE
La sola Chiesa credibile a cui ci sentiamo di appartenere è quella delVangelo di Gesù, del Concilio Vaticano II, dei profeti e dei martiri,di tante donne e tanti uomini credenti, umili e credibili, di papaFrancesco: misericordiosa perché cerca di seguire il Dio dellaMisericordia, di cui vive l’esperienza. Desideriamo condividere con voialcuni momenti significativi di incontro.

Il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia
La famiglia e la coppia umana, assunte nella molteplicità delle lorosituazioni, sono le vere destinatarie della misericordia: i divorziatirisposati non sono più considerati pubblici peccatori, ma “battezzati,sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni ecarismi per il bene di tutti” mentre si vedrà come “possono esseresuperate le diverse forme di esclusione di cui oggi sono gravati” inambito liturgico e in ogni altra dimensione ecclesiale. Nei confrontidei fratelli e sorelle omosessuali sono stati espressi attenzione,accoglienza, rispetto, valorizzazione.

L’assemblea della Chiesa italiana a Firenze
Il 10 novembre 2015 papa Francesco nella sua riflessione ha delineatole qualità imprescindibili della Chiesa italiana.Il primo sentimento è l’umiltà: l’ossessione di preservare la propriagloria, la propria ‘dignità’, la propria influenza non deve far partedei nostri sentimenti.Un altro sentimento è il disinteresse: dobbiamo cercare la felicità dichi ci sta accanto. L’umanità del cristiano è sempre in uscita, non ènarcisistica, autoreferenziale. “Evitiamo di rinchiuderci nellestrutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che citrasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamotranquilli”. (Evangelii Gaudium, 49). Il nostro dovere è lavorare perrendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede èrivoluzionaria, qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi.Un ulteriore sentimento di Cristo Gesù è quello della beatitudine: ilcristiano è un beato, ha in sé la gioia del Vangelo. Due sono letentazioni che la Chiesa italiana deve affrontare. Copertadall’apparenza di un benessere c’è la fiducia nelle strutture, nelleorganizzazioni, nelle pianificazioni perfette perché astratte;nell’assunzione di uno stile di controllo, di durezza, di normalità.Davanti ai mali o ai problemi della Chiesa è inutile cercare soluzioniin conservatorismi e fondamentalismi, nella restaurazione di condotte eforme superate che neppure culturalmente hanno la capacità di esseresignificative. La dottrina cristiana non è un sistema chiuso, incapacedi generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare, saanimare. Non ha un volto rigido, ha un corpo che si muove e sisviluppa, ha carne tenera: la dottrina cristiana si chiama Gesù Cristo.È importante procedere con genio e creatività, mai in difensiva pertimore di perdere qualcosa.La seconda tentazione è quella di confidare nel ragionamento logico echiaro, il quale però perde la tenerezza della carne del fratello.Bisogna mettere in pratica; se non si conduce la Parola alla realtà, sicostruisce sulla sabbia, si rimane nella pura idea, si degenera inintimismi che non danno frutto. Vicinanza alla gente e preghiera sonola chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso,lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamoin umanità e non andiamo da nessuna parte. I due pilastri sono per noile beatitudini e le parole del giudizio finale: ho avuto fame e sete,ero ammalato, carcerato, forestiero, denudato dai vestiti e delladignitàe voi mi avete incontrato se siete stati solidali o non mi aveteincontrato se siete stati indifferenti. Due raccomandazionisoprattutto: inclusione dei poveri e capacità di incontro e dialogo.Noi cerchiamo di vivere questa Chiesa.

Il patto delle catacombe
Rinnoviamo anche noi in questo Natale 2015 il patto delle catacombe cheil 16 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del ConcilioVaticano II, una cinquantina di padri conciliari hanno dichiarato nellacelebrazione dell’Eucarestia nelle catacombe di Domitilla a Roma. Il 16novembre 2015 a Napoli gruppi e comunità, donne e uomini fra cui anchepadre Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti hanno rinnovato questo patto acui aderiamo e invitiamo ad aderire.

Prima di tutto, Signore, ti vogliamo chiedere perdono. Siamoconsapevoli che, attraverso il nostro stile di vita, siamo causa ditanta sofferenza dei nostri fratelli e sorelle, dell’oppressa edevastata terra.

Ci impegniamo a fare l’opzione dei poveri, degli esclusi, degli‘scarti’ della società, a riconoscere in loro la ‘carne di Cristo’,Sacramento vivo della sua Presenza, “a prestare ad essi la nostra vocenelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, acomprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuolecomunicarci attraverso di loro.”

Ci impegniamo, affinché la nostra azione pastorale porti i poveri asentirsi a ‘casa loro’ nelle nostre comunità, e a essere al centrodella nostra attenzione.

Ci impegniamo, davanti a Te, Unico Signore, in questa società che adoral’idolo del denaro, a non arricchirci, a non possedere, a condividerequello che abbiamo.

Ci impegniamo, in questo momento storico, all’accoglienza dei fratellie delle sorelle, che fuggono da situazioni di ingiustizia e di morte,perché fare spazio a loro è farlo a Cristo: mettendo a disposizione lenostre case, chiese e conventi.

Ci impegniamo quindi, a uno stile di vita sobrio in tutti gli ambitidella nostra vita, nell’abitazione, nel cibo, nell’abbigliamento, neimezzi di trasporto e nelle nostre chiese: evitando l’usa e getta,privilegiando l’usato e il circuito corto e naturale, riciclando erecuperando i rifiuti.

Ci impegniamo, in solidarietà con i poveri, a rimettere in discussioneil nostro sistema economico-finanziario, ‘nuova e spietata versione delfeticismo del denaro’, i cui effetti devastanti tocchiamo con manosostenendo in maniera nonviolenta, nella nostra azione pastorale, imovimenti popolari che si impegnano a favore dei diritti fondamentalidell’essere umano, ‘cibo, acqua, salute, lavoro, casa, terra,istruzione’, ma anche contro le enormi spese militari che produconosempre più guerre.

Ci impegniamo, a utilizzare nella nostra quotidianità fornitori diservizi bancari che scelgono la finanza etica e alternativa, checombattono la speculazione, che non favoriscono il riciclaggio deicapitali nei paradisi fiscali, frutto di criminalità o di evasione eche non investono in attività, come l’industria delle armi, che causanosofferenza e morte.

Ci impegniamo a ‘curare la nostra casa comune’ accettando la sfida diPapa Francesco che, di fronte alla ‘grave crisi ecologica’ causatadall’uomo e che sarà pagata dai poveri, ci chiama a una conversioneecologica basata su relazioni sane ‘con il mondo che ci circonda’.

Ci impegniamo a costruire comunità cristiane ‘in uscita’, aperte allamondialità, all’inclusione, al dialogo ecumenico e interreligioso,profondamente missionarie e profetiche.

Ci impegniamo a lottare contro ogni forma di violenza, di sopraffazionee di cultura mafiosa che genera criminalità organizzata, corruzione,inquinamento ambientale e morte.

Ci impegniamo a far conoscere questo Patto chiedendo ai nostri fratellie sorelle di vigilare su questa nostra scelta aiutandoci con lapreghiera e la comprensione.

ALCUNE QUESTIONI DIRIMENTI
Desideriamo ancora approfondire e condividere con voi esperienze,dolori, speranze, convinzioni su alcune questioni decisive, dirimentipresenti nella storia attuale e anche nei vissuti delle nostre Regionie delle nostre comunità.

Nonviolenza e costruzione della pace
Rinnoviamo la nostra scelta convinta della nonviolenza attiva e dellacostruzione lenta, operosa, indispensabile di una cultura e di unapratica della pace. Le armi e i bombardamenti non risolvono le graviquestioni aperte ma invece le alimentano e provocano rancore, odio,determinazione alla vendetta. Il terrorismo è frutto anche della guerrae quindi non può essere risolto con la guerra. Papa Francesco ci guidaa giudicare le armi e la guerra come guadagno vantaggioso di alcuni ecome morte di tanti altri. La spiritualità, la cultura, la trattativa,la politica, la cooperazione sono le strade della pace. L’isolamentodei terroristi, la perseveranza nella volontà e nelle decisioni dibene, sono state incoraggiate in modo luminoso per tutta l’umanitàdagli atteggiamenti e dalle parole di familiari delle vittime diParigi, all’opposto di altri speculatori perfino del dolore che hannoespresso parole e atteggiamenti indegni di un paese democratico ecivile, identificando tutti i fedeli della religione musulmana interroristi e distanziandosi da ogni possibilità di incontro, dialogo,convivenza. Per noi è fondamentale partire dalle vittime di Parigi e diogni altro luogo del Pianeta e dal dolore straziante dei loro familiarie amici. Il dolore per tutte le vittime condiviso può favorire lacultura della pace.

I migranti
La questione dei flussi migratori ha assunto dimensioni e presenze diparticolare intensità su tutto il Pianeta. Un fenomeno che ci provoca aguardare con verità le cause, cioè: guerre, povertà, cambiamenticlimatici e ambientali, che ci sollecita a rompere le nostre complicitàcon queste cause e a favorire progressivamente situazioni di giustizia:nel contempo a progettare un’accoglienza dignitosa nei suoi diversiaspetti. Constatiamo con amarezza l’inesistenza dell’Europa dei popoli,l’assenza di cultura e di etica e come conseguenza di progettualità edi decisioni politiche e legislative: imuri, i fili spinati, le violenze sulle persone che abbiamo visto inquesti mesi, e che continuano, contravvengono a ogni diritto umano.Anche nel nostro Paese è carente e parziale una progettualitàsull’accoglienza. Ci sentiamo di esprimere gratitudine alle tantepersone che nella Chiesa e nella società in genere in questi mesi hannodimostrato il volto migliore del nostro Paese e delle nostre comunitàcristiane; in particolare per quanto riguarda la Regione Friuli VeneziaGiulia alle persone volontarie che a Udine, a Pordenone, a Trieste e aGorizia durante tutti i giorni e tutte le notti di quest’anno 2015 sisono prodigate in modo ammirevole, con generosità e gratuità peraccogliere, sostenere con gesti concreti per rispondere ai bisogniprimari delle persone, di centinaia di profughi altrimenti abbandonatia se stessi, a dormire all’addiaccio.Se questa condizione conferma sempre una violazione dei diritti umanifondamentali, ora, con il periodo invernale, si aggrava a causa delfreddo, con pericolo per la salute e la vita stessa. La presenza deivolontari evidenzia in modo clamoroso l’assenza delle istituzioni: ilprogetto di accoglienza diffusa della regione non può configurarsi inun documento scritto e in esortazioni generiche ai comuni ad accoglieremaggiormente, ma dovrebbe diventare coinvolgimento di soggettidisponibili e competenti, programmazione sostenuta a livello culturale,etico e organizzativo. Per noi è inammissibile che persone italiane estraniere siano costrette a dormire all’addiaccio, in una regione riccadi possibilità economiche e professionali, di pratiche di buonaaccoglienza, di luoghi recettivi o da rendere tali in breve tempo.Nello stesso tempo si deve evidenziare con tristezza la scarsadisponibilità all’accoglienza dei comuni della Regione Friuli VeneziaGiulia: pare proprio che la memoria storica dell’emigrazione poco onulla insegni e neanche l’esperienza di solidarietà nel periodosuccessivo al terremoto, di cui nei prossimi mesi si vivrà il ricordodel 40° anniversario.In posizione difensiva gli esponenti della politica regionale affermanoche il problema non esiste, perché le persone non accolte sono quelleche eccedono il numero stabilito dal piano di accoglienza delMinistero. Se questo programma fosse attuato non ci sarebbero personein strada. Ci si permette di evidenziare l’incongruità umana ed eticadi questa affermazione: le persone non sono mai numeri, né eccedenze ecome tali devono essere trattate comunque e sempre, in qualsiasisituazione e per qualsiasi periodo. Siamo molto delusi e critici perquesta incapacità e per questo atteggiamento difensivo, per la mancanzadi confronto e per il rifiuto di suggerimenti.Non entriamo nel merito se e come le comunità parrocchiali della nostraregione abbiano accolto l’invito di papa Francesco rivolto a tuttequelle dell’Europa. Ciascuna, a cominciare da quelle in cui viviamocome preti, risponderà al Vangelo di Gesù: “Ero forestiero e mi avete,o non mi avete accolto”. La nostra società e la nostra Chiesa neiprossimi decenni saranno profondamente diverse soprattutto per laconvivenza di tante persone di cultura e fede religiosa diversa:infatti stanno arrivando i rappresentanti non di una o di qualchecomunità o popolo, ma dall’umanità intera. Dipenderanno da noi, dallacultura, dall’etica, dalla politica, dalla legislazione che oggi e neiprossimi mesi e anni sapremo esprimere la configurazione e la qualitàdi questa convivenza. Un compito immenso, arduo, ma possibile: delresto l’unico degno dell’umanità.Si sono accese nuovamente polemiche sulla presenza di simboli religiosinelle scuole. Noi esprimiamo la convinzione dell’importanza diaffermare la laicità, come dimensione di partenza per tutte le personenelle scuole, nella politica, nelle istituzioni. L’autentica laicitàgarantisce il pluralismo delle culture e delle fedireligiose diverse. Consideriamo una grande possibilità storica, intermini religiosi una ‘grazia’ che le aule scolastiche diventino unlaboratorio permanente dell’incontro fra le diversità, nellaconoscenza, nel rispetto, nella reciprocità che arricchisce. I simbolie i canti religiosi delle diverse culture e fedi possono quindidiventare un’educazione continua, con attenzione a ciascuno di essi neidiversi momenti dell’anno scolastico. Avvertiamo tutto il resto comepovertà culturale e spirituale e anche come grossolana strumentalità.

La cura della Madre Terra
Ci troviamo in un momento critico ed estremo della storia nel qualel’umanità è chiamata a scegliere il suo futuro: o stringiamoun’alleanza globale per prenderci cura della terra e gli uni deglialtri o potremo assistere alla distruzione della nostra specie e dellabiodiversità. Le conseguenze della padronanza assoluta e dell’utilizzostrumentale e devastante da parte dell’uomo sono drammatiche;l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco è un messaggio straordinariodi denuncia, di proposte, di coinvolgimento personale e comunitario,spirituale e politico per cambiare radicalmente il paradigma da quellodella conquista, del dominio, dello sfruttamento a quello ormaiimprescindibile, senza alcun alibi o rinvio, della relazione chesollecita alla cura e alla responsabilità. La proposta è di un’ecologiaintegrale che comprende le questioni sociali economiche ed ambientali,quelle spirituali e politiche, gli stili di vita e l’impegno alcambiamento. Siamo parti di un tutto, in una stretta interdipendenzafra persone e ogni espressione della vita.

La Giustizia
In questa ecologia integrale una dimensione fondamentale è la giustiziache deriva dalla dignità stessa delle persone, delle comunità, deipopoli. Senza giustizia non ci sono pace, libertà, uguaglianza,democrazia. “Ascoltiamo tanto il grido della terra, quanto il grido deipoveri perché i gemiti della terra si uniscono ai gemiti degliabbandonati del mondo” (Laudato si’, 53). La corruzione e l’evasionefiscale sono diffuse e ramificate in modo impressionante: condividiamocon voi tutti l’esigenza di essere noi giusti per pretendere e gridaregiustizia per i poveri di questa società e di tutto il Pianeta; gridarecontro la cultura dello scarto che non solo impoverisce ma che ancheelimina i poveri come scarti: lo scarto delle persone, del cibo e ditanti altri elementi diventano un unico e terribile scarto.

I carcerati
Sentiamo che vivere la misericordia ci coinvolge nella storia di ognipersona che incontriamo, perché è stata ed è usata misericordia dal Diodi Gesù. Nella misericordia trovano un’attenzione particolare idetenuti nelle nostre carceri, proprio perché per loro non c’èmisericordia. Nella nostra società si vive tendenzialmente unapropensione all’esclusione di chi ha sbagliato, alla reclusione in unmondo separato, al disinteresse per le storie delle persone. Sembranoprevalere piuttosto l’odio, il desiderio di vendetta, la logica delcapro espiatorio, la dichiarazione di insignificanza e di mancanza difuturo. Nel constatare il fallimento delle carceri per come sonostrutturate condividiamo con voi l’esigenza di una nuova cultura nelrapporto con chi ha sbagliato e con le loro vittime; nel prefigurare epoi attuare pene alternative al carcere, riparative, significative perl’umanizzazione che portano.

La celebrazione del Giubileo
Se la misericordia è costitutiva e permanente l’anno del Giubileo adessa dedicato può diventare un tempo favorevole di riflessione,preghiera e impegno aperti all’umanità tutta, per comunicare econdividere accoglienza, riconoscimento umano, ascolto, compassione,perdono. Abbiamo colto con gioia il segno di Francesco di aprire laporta del Giubileo nel cuore dell’Africa. E’ l’apertura all’Africa,alle sue popolazioni, alle violenze e alle morti, alle speranze diriconciliazione e di futuro, alla ricchezza delle culture e delle fedireligiose, delle resistenze e dei progetti. Una porta semplice, dilegno, profondamente significativa. In questo suo ultimo viaggio papaFrancesco ha continuamente esortato a trasformare le negatività insituazioni positive, l’odio in amore, la guerra in pace, il potere inservizio, i muri in orizzonti, gli ostacoli in opportunità. Questosignifica aprire le porte agli altri.Nell’anno del Giubileo alcuni simboli chiameranno a riflessione eindicheranno percorsi. Speriamo che siano percepibili, coinvolgenti ecomunque provocatori di riflessione, di incontri, di confronti, discelte operative rispetto alle grandi questioni della giustizia, dellapace, della accoglienza, del perdono, della salvaguardia del Creato. Adesempio sarebbe importante che nelle nostre Diocesi le ‘Porte Sante’non fossero solo quelle delle cattedrali e delle basiliche, importanticerto, ma prevedibili e quasi ‘scontate’ ma ad esempio quelle di uncarcere, di un luogo di accoglienza per i migranti, come a Udine CasaImmacolata fondata da don Emilio De Roja, a Trieste la Risiera di SanSabba e il dormitorio gestito dalla Comunità di San Martino al Campo, aGorizia il luogo dove passava il confine e quello in cui FrancoBasaglia ha iniziato la sua straordinaria rivoluzione dellapsichiatria; a Pordenone quella di una cooperativa sociale,un’abitazione per disabili e la casa di accoglienza “Oasi 2” percarcerati, la porta della base di Aviano, ora inaccessibile ma indicatacome esigenza di costruire la pace; a Vicenza la porta antistante labase militare statunitense di Longare, dove da trent’anni, tutte ledomeniche, un gruppo di operatori di pace sosta in silenziosa preghieraper il disarmo, per la cessazione di tutte le inutili stragi e perchépossa finalmente fiorire la pace.La Porta Santa può essere dovunque le persone vivono, amano, soffrono,sono disponibili, vivono disperazioni e speranze e sempre desiderio diaccoglienza, amore e comprensione. La Misericordia ci viene da Dio ed èper tutte le persone; a noi il compito di esprimere parole e segnicredibili, con fiducia e perseveranza.Desideriamo in conclusione, testimoniare ancora una volta la nostratotale adesione al Vangelo di Gesù, perché essa continua a donarcigioia e speranza, sentimenti che, seppur nella difficoltà del tempopresente, continuano ad illuminare la nostra strada. Cammino chevogliamo condividere, nella luce del Natale, con tutti gli uomini e contutte le donne di buona volontà.

I preti firmatari:
Pierluigi Di Piazza, Franco Saccavini, Mario Vatta, Pierino Ruffato,Paolo Iannaccone, Giacomo Tolot, Piergiorgio Rigolo, Renzo De Ros,Luigi Fontanot, Alberto De Nadai


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