MEMORIA DELLE VITTIME DI MARCINELLES

La riflessione di Pierluigi Di Piazza

8 agosto 1956 - 8 agosto 2019
MEMORIADELLE VITTIME DI MARCINELLES
La riflessione di Pierluigi Di Piazza
8 agosto 1956 - 8 agosto 2019

Una delle pratiche evidenti della politica xenofoba e razzista è ladeliberata noncuranza della memoria storica nel proposito di esaltarele situazioni del presente con il fine del consenso; per questo non siprefigge nessuno scopo di orientamento e di educazione perché l’intentocontinuo è di far coincidere le proprie espressioni sprezzanti,aggressive, violente, le frasi fatte e i luoghi comuni con quelli ditante persone, in un reciproco sostegno per la costruzione di un’unicaidentità. In questo degrado culturale, etico, politico, legislativocome vivere dopo 63 anni la memoria della tragedia di Marcinellesdell’8 agosto 1956 in cui morirono 262 minatori, di 12 nazionalità, deiquali 136 italiani e fra questi 7 della nostra Regione?
Può insinuarsi la strumentalizzazione anche di questa memoria dolorosacome confermano le affermazioni di un esponente politico di destradella nostra Regione: “Si è trattato di un’emigrazione discreta, digente laboriosa che dopo l'arrivo in Belgio nei bui cunicoli di unaminiera è riuscita a costruirsi un futuro e dare al popolo belga ilproprio contributo di crescita che ad oggi si traduce anche in molticognomi italiani nelle locali amministrazioni comunali e regionali”.Una falsificazione della realtà con una insopportabile retorica, conuna inaccettabile mancanza di rispetto per le vittime.
La realtà infatti è stata drammaticamente diversa. Tra il 1946 e il1956 più di 140mila italiani (con loro 18mila donne e 29mila bambini)varcarono le Alpi per andare a lavorare in Belgio nelle miniere dicarbone al prezzo di un gigantesco, terribile baratto: l'Italia dovevainviare in Belgio 2mila uomini a settimana; in cambio di 200 kg dicarbone al giorno per ogni minatore. Quindi le persone ridotte a merceda scambiare con un'altra merce; i minatori stessi si sono definiti“deportati economici venduti dall'Italia per qualche sacco di carbone”.
Il centro di raccolta è stato nei piani sotterranei della stazione diMilano. Per essere considerati idonei 4 visite mediche, 3 in Italia euna in Belgio dopo il loro arrivo nelle stazioni di scarico dellemerci. Sono stati alloggiati in baracche che, durante la guerra itedeschi avevano destinato ai prigionieri russi. Le miniere diMarcinelles erano state definite le più antiquate d'Europa dove ognigiorno rimaneva ferito gravemente o moriva un minatore. Il lavoro aoltre mille metri di profondità si svolgeva a cottimo in condizionipessime e con altissima pericolosità.
La paga tra i 200 e i 300 franchi al giorno bastava appena per vivereed era commisurata al carbone estratto, non al lavoro effettuato. Inquesto contesto è avvenuta la tragedia annunciata e sono emerse legravissime responsabilità. Il processo che fece seguito si concluse conl’assoluzione della società mineraria e l’attribuzione dellaresponsabilità dell'accaduto all'addetto alla manovra dei carrelli, unminatore italiano già morto nella miniera e così ucciso una secondavolta da quella infame sentenza. E parte della tragedia sono imoltissimi minatori che hanno contratto la silicosi e spesso di questosono morti.
Vivere la memoria delle vittime sollecita a considerare similisituazioni attuali, che nella diversità di luoghi e di lavoro sonosegnate con evidenza dalla stessa drammaticità che coinvolge oggi tantilavoratori e lavoratrici. Si pensi alle decine di migliaia lavoratorischiavi nelle campagne del sud Italia, ma non solo, che raccolgonopomodori e altri prodotti della terra, alle loro condizioni disfruttamento, alle modalità di trasporto in furgoni fatiscenti riempitifino a venti persone.
Lo scorso anno proprio in questo periodo, 16 di loro morti in dueincidenti stradali, in realtà uccisi da una sistema così ingiusto ecrudele gestito dalle mafie e dal caporalato. Queste memorie dovrebberoportare a considerazioni piene di umanità nei confronti dei migranti enon alla disumana decisione di impedire di sbarcare alle persone giàripetutamente vittime e così rese nuovamente tali. Questo, si dice, perdare un segnale alla dormiente Europa nei cui vertici dove si trattadella questione il Ministro degli Interni non partecipa: quindi fortecon i deboli e neanche presente con i forti, una vergogna dietrol’altra.
E a proposito di migrazioni è da sfatare un altro dei tanti luoghicomuni: che cioè gli italiani sono emigrati sempre in modo regolare adifferenza di quelli di oggi, chiamati impropriamente clandestiniquando sono ancora sulle imbarcazioni. Invece sono solo persone incerca di un’accoglienza; successivamente sarà verificato il lorostatus. Tanta emigrazione irregolare, anche nel secondo dopoguerra. Adesempio, nel 1959 in Germania gli immigrati invitati con selezioneufficiale, chiamati a svolgere un lavoro già assegnato (come sivorrebbe dai migranti di oggi) erano 24mila, mentre erano mille di piùquelli entrati illegalmente, spinti dalle fame e dal bisogno. Negli anni successivi alla guerra nella regione di Parigi: l'80% degliimmigrati italiani era arrivato irregolarmente o con un visto a tempo.Fortunatamente il governo francese fece ricorso alle sanatorie perchéquella manodopera serviva.
Negli USA uno dei soprannomi affibbiati agli italiani era “senzadocumenti”. Nel 1922 un giornale scientifico scrisse un articolo daltitolo: “Immigrati mentalmente inferiori”. Anche gran parte deifamiliari che emigrava per raggiungere chi aveva trovato lavoroall'estero lo faceva illegalmente. Max Frisch, scrittore svizzero, percercare di spiegare l'ostilità dei suoi concittadini verso gliimmigrati italiani disse: “Volevamo braccia, sono arrivati uomini”. Etanti e in diversi luoghi ci sono stati episodi di razzismo violentonei loro confronti. Nel sud della Francia, ad Aigues Mortes ci furono10 vittime ufficiali, probabilmente 50 o più quelle reali, fra ilavoratori italiani delle saline accusati dai francesi di portare viail lavoro.
Il nostro popolo emigrante ha sofferto, faticato, è stato umiliato, haricevuto rifiuti. I passaggi sulle Alpi hanno provocato tante vittime.Il Comune di Giaglione in Val di Susa arrivò a chiedere aiuto allaprefettura di Torino “non avendo più risorse per dar sepoltura a coloroche morivano nell'impresa disperata di valicare le Alpi”.L'accostamento ai morti in mare, alla sepoltura dei loro corpi neicimiteri della Sicilia è immediato. Nel 1948 il sindaco di Bardonecchiadecise di affiggere un manifesto per le vie del paese per invitare chiaccompagnava i migranti ad essere meno cinici: “Anche se compionoazione contraria alla legge, sappiano almeno compierla obbedendo a unalegge del cuore… scegliendo altresì condizioni che non siano proibitivee non abbandonando i disgraziati emigranti a metà percorso”.
Da questi passaggi della memoria storica si può ulteriormentecomprendere perché la politica xenofoba e razzista si disinteressa perpaura della verità. Le conseguenze sono evidenti, soprattutto larestrizione dei diritti umani delle persone, in particolare di quellesegnate come diverse, fra le quali i poveri, i mendicanti, i nomadi, icarcerati ed in particolare gli immigrati, fatte diventare fastidio,ingombro, capro espiatorio, nemico. La conversione in legge del DecretoSicurezza bis è un atto gravissimo, tradisce la Costituzione, leConvenzioni internazionali, ferisce la coscienza di ogni persona checrede nella libertà, nella democrazia, nell’accoglienza, nell’autenticasolidarietà. Ringraziare la Madonna per l’avvenuta approvazione è unabestemmia che si aggiunge alle altre.
E’ doveroso resistere e continuare ad esprimere e diffondere umanità.

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