Mostra

Panta Rei. Vite migranti lungo la Rotta Balcanica

Mostra esperenziale

DA LUNEDÌ 7 A SABATO 12 OTTOBRE

ORE 8.00-14.00 E 16.00-19.00 (O SU APPUNTAMENTO PER GRUPPI)

Mostra esperienziale rivolta a tutti e in particolare ai giovani delle parrocchie, dei movimenti e degli istituti secondari di primo e di secondo grado

Installazione ideata e curata da Anna Clementi e Diego Saccora per capire il vissuto e le fragilità di chi è costretto a lasciare il proprio Paese per cercare vita in Europa, e per contrastare lo sviluppo di hate speech e discriminazioni.

La Mostra sarà visitabile liberamente negli orari segnalati; per i gruppi si consiglia la visita guidata (da prenotare presso la Segreteria del Centro “Balducci”), che prevede la durata di circa un’ora e mezza.


PANTA REI
VITE MIGRANTI LUNGO LA ROTTA BALCANICA
 
Un'installazione ideata e curata da
Anna Clementi e Diego Saccora

 

Introduzione
L'installazione “Panta Rei: vite migranti lungo la rotta balcanica” ricalca le principali tappe del viaggio via terra lungo la rotta balcanica da parte di chi - dal Pakistan, dall'Afghanistan, dalla Siria, dall'Iraq, come anche dal Kosovo, dal Marocco, dall'Algeria, dall’Iran, dall'Eritrea, dal Congo e dal Camerun - cerca di raggiungere l’Europa; dal momento della partenza da casa, all'attraversamento dei confini, alle violenze, ai respingimenti, alla sospensione della vita in un campo profughi, fino all'arrivo a destinazione, dove identità e memoria personale vanno ricucite per poter nuovamente immaginare un futuro e continuare a vivere.

Per raccontare questo viaggio e i principali cambiamenti avvenuti lungo le rotte dei Balcani dal 2015 ad oggi, l'installazione fa uso di foto, suoni, pannelli di testo, mappe, video e, soprattutto di oggetti originali ritrovati nei diversi Stati attraversati dalle persone in cammino.

A chi è rivolta l’installazione?
L'installazione è stata ideata per essere utilizzata da istituti scolastici, associazioni, istituzioni pubbliche e organizzazioni non governative come strumento di sensibilizzazione sulle rotte migratorie, sulle condizioni di vita dentro e fuori i campi istituzionali e sull'impatto su territori e popolazione locale, sulle discriminazioni alla base e come effetto.

Attività. L'installazione viene sempre abbinata ad un intervento introduttivo durante l’inaugurazione e gli autori sono disponibili a organizzare percorsi guidati per studenti degli istituti medi, superiori e Università.

Il contenuto
Panta Rei si compone di:

  • oggetti personali originali (cellulari, documenti, tesserini di ingresso nei campi profughi,  piccoli oggetti della quotidianità) abbandonati dalle persone durante il loro tragitto, nei boschi e negli accampamenti informali a ridosso dei confini;
  • un'installazione per ricreare gli ambienti vissuti e attraversati nel corso del loro viaggio verso l'Europa;
  • 22 pannelli esplicativi con i principali avvenimenti degli ultimi anni e brevi testimonianze delle persone incontrate lungo la rotta balcanica dal 2015 a oggi;
  • 6 pannelli con foto e articoli di giornale;
  • 5 pannelli con quesiti, penne e post-it per far interagire il pubblico;
  • 8 mappe geografiche delle rotte migratorie e dei campi profughi;
  • fotografie scattate dal 2015 ad oggi tra Grecia, Serbia, Bosnia, Macedonia, Albania,
  • Montenegro, Slovenia, Croazia, Italia e Francia.
  • registrazioni originali delle storie e dei suoni raccolti che costituiranno la colonna sonora della mostra;
  • video con le storie più significative delle persone migranti incontrate.

I temi
Il progetto affronta diversi aspetti del percorso migratorio attraverso la rotta balcanica. Oltre a concentrarsi sugli aspetti drammatici del viaggio, delle morti spesso invisibili, dei respingimenti illegali ai confini dell'Unione Europea e della vita nei campi profughi trasformati in veri e propri ghetti, scopo di Panta Rei è anche quello di fare memoria del presente, informare e far riflettere sui concetti di migrazione, convivenza, libertà di movimento e diritto di restare e abitare un luogo, dando corpo e voce ai principali protagonisti di oggi.

L'installazione è divisa in cinque sezioni che ricalcano il percorso mentale e corporeo compiuto da chi lascia la propria casa. I temi della mostra sono: il viaggio, il campo, la famiglia, l’identità e i sogni.

IL VIAGGIO
Dopo aver lasciato la propria casa, le persone intraprendono un viaggio che non è mai lineare, che muta in base alle politiche messe in atto dai governi, all'apertura di un canale attraverso una specifica frontiera, alla scelte della rete dei trafficanti, alle disponibilità economiche e agli imprevisti incontrati lungo la strada.

Il percorso può durare anche anni e ridimensionarsi, assieme ai sogni e ai progetti per il futuro. Spesso può diventare una condanna, l’unico spazio esistenziale possibile in cui si rimane invischiati, fino al punto di perderne lo scopo, se non quello di spostarsi e divenire un abitante delle zone di frontiera.

Uno degli oggetti più importanti del viaggio è lo smartphone perché permette di rimanere in contatto con la propria famiglia, di aggiornarsi sui cambiamenti delle politiche migratorie, di chiedere aiuto e consigli a chi è già arrivato in Europa e soprattutto di orientarsi con Google Maps quando si attraversano i confini. E, a volte persino di mettere in salvo la propria vita.

IL CAMPO
In un percorso migratorio che può durare anche anni, una delle principali preoccupazioni per chi cerca di raggiungere l'Europa è l'alloggio. Ogni viaggio si dipana in tende e container all'interno di campi profughi che diventano dei veri e propri luoghi di  confinamento in cui viene imposta una nuova quotidianità, scandita dalla coda per il cibo e dalla distribuzione di aiuti umanitari.

In questi campi, sempre più standardizzati e simili l’uno all'altro, le persone, concentrate a centinaia, vengono spogliate della propria identità, del proprio ruolo e dell'autonomia delle proprie azioni venendo considerate come mere vittime cui indirizzare pure forme di assistenzialismo.

Il campo, luogo di sosta indotta se non obbligata e mai di destinazione, diventa quindi il simbolo della sospensione e di un'attesa che si fa infinita nell'incertezza di un presente e un futuro spesso delegati ad una incomprensibile burocratizzazione di ogni aspetto della propria vita. E proprio a causa di quel medesimo sistema che necessita di quantificare, ogni persona diventa numero, codice.

LA FAMIGLIA
Molte persone sono costrette a lasciare il proprio Paese da sole senza la possibilità di portare con sé la famiglia. Molte altre partono insieme ma durante il percorso sono costrette a separarsi. Altre ancora invece rimangono unite ma non riescono ad arrivare a destinazione e si ritrovano bloccate a metà strada in una dimensione di sospensione. Molti bambini non riescono nemmeno a iniziare o portare avanti il proprio percorso di studi.

In un sistema in cui la mobilità è un diritto discrezionale destinato solo a una determinata parte del mondo, molte famiglie si trovano costrette a pensare al modo più veloce ed efficace per ritrovare l'unità nel luogo di destinazione desiderato, spesso mandando avanti da soli i figli ancora minorenni. Tuttavia, per anni, se non per sempre, il nucleo familiare rimane disgregato e questo, unito ai traumi del passato, alla precarietà del presente e all'incertezza per il futuro, può provocare problemi psicologici molto difficili da rimarginare.

Durante il viaggio sono proprio i ragazzi giovani e soli a essere maggiormente a rischio di entrare nella reti dei trafficanti di droghe, di documenti o nel sistema dello sfruttamento sessuale.

IDENTITÀ E MEMORIA
L'identità è un tema fondamentale del percorso migratorio, soprattutto per chi è arrivato a destinazione e chiede il riconoscimento della propria storia trovandosi imbrigliato in una burocratizzazione infinita fatta di attese, nuovamente in fila, in Questura, per poter avere accesso al rinnovo del proprio permesso di soggiorno.

L’identità è un nome proprio e di una famiglia, rappresenta ciò si è stati, si è e si sarà. Per questo il documento che la certifica diventa la materializzazione della propria esistenza come essere umano.

Eppure, con o senza un pezzo di carta, la vita va comunque avanti. Spesso possono passare anni tra il giorno della partenza dalla propria terra di origine e l’arrivo nel luogo di destinazione e non sempre viene data la possibilità di essere se stessi.

Il viaggio porta esperienze che cambiano le persone in maniera indelebile, modificandone anche l’identità. Così rimanere nell’ombra per un permesso che non arriva o che non si vuole chiedere perché si è solo in transito, potrebbe essere il solo modo per mantenere intatta la speranza di proseguire anche se questo significa rinunciare a se stessi e alle proprie origini.

I SOGNI
I sogni non hanno spazio e non hanno tempo.
I sogni sono i ricordi di una casa, di un terreno da coltivare, di un fratello con cui giocare, di un paese dove si è nati. Possono essere ricordi di cose che non esistono più, almeno non com’erano quando le si è lasciate.
I sogni sono quegli aspetti della quotidianità, spesso dati per scontati, che rappresentano le fondamenta di sicurezza e aiutano a mantenersi retti. Solo quando si perdono, ci si rende davvero conto di quanto valore avessero.
I sogni sono quei piccoli gesti ricevuti e ricambiati, che anche nelle situazioni più difficili fanno sentire forti e rimanere umani.
I sogni non hanno spazio e non hanno tempo. I sogni sono i ricordi di una casa, di un terreno da coltivare, di un fratello con cui giocare, di un paese dove si è nati. Possono essere ricordi di cose che non esistono più, almeno non com’erano quando le si è lasciate.
I sogni sono quegli aspetti della quotidianità, spesso dati per scontati, che rappresentano le fondamenta di sicurezza e aiutano a mantenersi retti. Solo quando si perdono, ci si rende davvero conto di quanto valore avessero.
I sogni sono quei piccoli gesti ricevuti e ricambiati, che anche nelle situazioni più difficili fanno sentire forti e rimanere umani.
I sogni sono le stelle polari che orientano durante i tragitti di viaggio.
I sogni sono gli obiettivi, le persone che aspettano si arrivi alla meta, i passi in avanti che attendono di essere camminati.
I sogni sono tutte quelle immagini a portare fuori la mente da un campo, al di là di una frontiera, oltre ogni ostacolo.
I sogni sono poter aiutare chi è rimasto indietro lungo il cammino, esserci per chi non è mai partito, trovare un nuovo posto in cui sentirsi a casa.
E un giorno, fare ritorno. Il più grande e indistruttibile di tutti i sogni.

Chi siamo
Anna Clementi ha lavorato come operatrice all'interno del sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati di Venezia. Arabista e insegnante di arabo, ha lavorato per alcuni anni tra Siria e Palestina occupandosi di giornalismo e collaborando con organizzazioni non governative e in Grecia dove ha svolto attività di sostegno e di supporto ai senza fissa dimora e alle persone migranti.

Diego Saccora ha lavorato come operatore sociale nell'ambito dei minori stranieri non accompagnati e dei minori in misura cautelare. E' attivo nell'associazionismo con progetti rivolti ai giovani e all'inclusione sociale dei neo-maggiorenni e dei richiedenti asilo. Dal  2018 vive spesso in Bosnia e lungo i Balcani dove svolge attività di sostegno e supporto alle persone migranti.

Anna e Diego sono autori di “Lungo la rotta balcanica: storia dell'umanità del nostro tempo” (2016) e Anna è autrice di “Al-amal: nei campi greci con i profughi siriani” (2019), editi da Infinito Edizioni. Sono tra gli autori dei dossier curati dalla rete RiVolti ai Balcani “Rotta balcanica. Migranti senza diritti nel cuore dell'Europa” (I edizione 2020, II edizione 2021), “Bosnia ed Erzegovina, la mancata accoglienza” (2021) e “Lipa, il campo dove fallisce l'Europa (2021).

Anna e Diego sono i fondatori dell'associazione “Lungo la rotta balcanica”, attiva su campo e volta a sensibilizzare, informare e proporre incontri all'interno degli istituti scolastici sul tema delle rotte migratorie.

Contattare la segreteria del Centro Balducci al n. 0432560699
oppure all'indirizzo segreteria@centrobalducci.org

Ulteriori informazioni nella Scheda informativa allegata
 

Contatti

  • Piazza della Chiesa, 1 - 33050 Zugliano (Udine)
  • segreteria@centrobalducci.org
  • 0432 560699

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