Mostra

Piccoli segni

Un Viaggio attraverso la fragilità dei Bambini

Centro Balducci, dal 21 al 30 novembre 2024

Mostra personale di Nicolò Lira da giovedì 21 a sabato 30 novembre 2024.
Orario feriale 17:00 - 20:00
Festivo 10:30 - 12:30

Il 20 novembre alle ore 18:00 ci sarà il vernissage: l'autore presenterà la mostra e dialogherà con Paolo Iannaccone, presidente del Centro Balducci e con la giornalista Anna Piuzzi narratrice di storie e di volti. 


Nicolò Lira, artista di origine cilena, classe 1981, è sposato con Luisa, dalla quale ha avuto due figli, e da maggio del 2024 vive in Italia. Percepisce l’arte come una preziosa fonte di espressione personale e di benessere e la esplora come una forma efficace di terapia, offrendo alle persone l’opportunità di sviluppare la propria creatività, stimolare la mente e migliorare la qualità della vita. 
Nel 2007 si è laureato in Disegno grafico all’Università di Valparaiso, in Cile, proseguendo poi gli studi all’Accademia di Belle Arti della medesima città. Non ha mai smesso di dipingere, esplorando diversi stili artistici dell’arte moderna tra cui il surrealismo, l’espressionismo astratto e il realismo.

Ha esposto le sue opere in diverse località del Cile e, in Italia, a Castelvecchio (Verona) e prossimamente a Zugliano e a Trieste.

Ha lavorato come insegnante sia in scuole private sia impartendo lezioni personali, condividendo passione e competenza artistica con studenti di tutte le età.


Si è da poco chiuso il 32° Convegno del Centro “Balducci” di Zugliano sul tema “Ti proteggerò. Abitare insieme la fragilità”. Con la mostra “Piccoli Segni” ho voluto rappresentare un viaggio attraverso la semplicità e la fragilità dell’infanzia, utilizzando l’arte come strumento di arricchimento culturale. Le mie opere, una serie di pitture a olio su tela, raffigurano bambini in vari momenti di gioco e riflessione, con l’obiettivo di risvegliare in noi adulti una nuova consapevolezza e un rinnovato senso di umanità.

La scrittrice e pittrice britannica Leonora Carrington affermava: “La realtà non è lì per essere creduta, ma per essere creata”. Questa citazione incarna perfettamente lo spirito della mia mostra. Attraverso i dipinti, non mi limito a rappresentare il visibile, ma cerco di rendere visibili le emozioni, i sogni e le speranze dei bambini. Come dice Paul Klee, “L’arte non deve rappresentare il visibile, ma rendere visibile l’invisibile”. L’immaginazione diventa così una salvezza, un mezzo per reinventare noi stessi e il mondo che ci circonda.

Il chirurgo e scrittore spagnolo Mario Alonso Puig ci ricorda che “La creatività è dirompente”. In un mondo spesso dominato dalla logica e dalla razionalità, l’arte ci offre un rifugio, un luogo dove l’amore e la creatività possono ottenere ciò che la logica non rende plausibile. Attraverso i dipinti, invito gli spettatori a lasciarsi andare, a riscoprire la gioia del gioco e della fantasia, elementi essenziali per una vita piena e autentica. Come afferma CG Jung, “Il principio dinamico della fantasia è il gioco. Senza questo gioco, non può nascere alcuna opera d’arte”.

I bambini nel gioco sono nel presente”, diceva il notevole biologo, filosofo e scrittore cileno Humberto Maturana. Il gioco non è un compito banale, ma un modo di vivere nel presente, senza preoccupazioni per il futuro. Questo è un messaggio della mia mostra: riscoprire il benessere attraverso il gioco e l’immaginazione.

Ma… Si può vivere nel presente senza avere una relazione tossica con il futuro? Si può vivere giocando? Accettando che non tutto è sotto il nostro controllo? Di cosa abbiamo paura? A cosa ci aggrappiamo? Quali sono i nostri attaccamenti?

Il desiderio di essere riconosciuti e accettati può generare paura, ansia e gelosia. Come diceva il noto filosofo e oratore indiano Jiddu Krishnamurti “Ciò che ci provoca paura è il nostro ego”; l’ego è una costruzione mentale che nasce dal nostro bisogno di sicurezza e identità. Questo “io” o “me” è spesso frammentario e limitato, e influenza profondamente le nostre emozioni e percezioni. L’ego sa che la morte è la sua fine.

Tutti vogliamo essere felici, ma non sappiamo (o abbiamo dimenticato) come farlo. Purtroppo viviamo in un constante bombardamento di pubblicità che continuamente ci mostra che la felicità si trova nel possedere cose materiali, che la nostra identità si costruisce attraverso un diploma, quanto si guadagna, la macchina, la casa, ecc.
 
Viviamo continuamente in questa sofferenza, che è generata nello sforzo di dominare e controllare il mondo, così come di dominare e controllare l’altro. Per superare questo, Humberto Maturana ci insegna che “l’amore è un adattamento dinamico, reciproco e spontaneo nella coesistenza con un altro,... L’esigenza possessiva nega la legittimità individuale dell’altro”.
 
Sempre su questa linea lo scrittore austriaco Ivan Illich diceva che “l’uomo nuovo è l’uomo conviviale, che non domina il mondo. Il suo sapere non è potere che stupra e saccheggia il mondo, ma è ascolto”.  Nel suo pensiero, l’amore è visto come un atto di riconoscimento e accettazione dell’altro nella sua unicità e diversità. Questo implica una legittimità che non è imposta da norme esterne, ma che nasce dal rispetto reciproco e dalla volontà di vivere insieme in modo conviviale. I bambini, con la loro semplicità e vulnerabilità, ci mostrano l’importanza di accettare e amare l’altro senza condizioni. Nei miei dipinti, cerco di catturare questa autenticità, questo amore incondizionato, questo adattamento dinamico alla realtà che i bambini vivono spontaneamente.

Gesù di Nazareth, con il suo esempio, ci mostra che i bambini sono i veri maestri di vita: «chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”» (Mt 18,2-3). I piccoli ci insegnano a vivere con semplicità, a chiedere aiuto senza vergogna, a interrogarsi continuamente. La loro capacità di vivere nel presente, di essere autentici, è una lezione preziosa per tutti noi.

Il bambino non basta a sé stesso. Ha bisogno degli altri, non ha certezze, è pieno di dubbi. La sua debolezza è la sua forza, prende la vita con semplicità. Il bambino sa meravigliarsi, si stupisce di tutto. Interpreta la vita come una continua ricerca. Forse per ritrovare noi stessi dobbiamo imparare a conoscere e ascoltare il bambino che è dentro di noi. Non significa diventare ingenui come i bambini, ma diventare veri, autentici, semplici” (Roberto Vinco).

Conclusione

“Piccoli Segni” è un invito a riscoprire la bellezza e la saggezza dell’infanzia. Attraverso l’arte, possiamo creare nuove realtà, rompere con le convenzioni e abbracciare un modo di vivere più autentico e amorevole. Come dice Gabriella Caramore, “La vera promessa di vita e di felicità è inscritta nella debolezza e nella fragilità, ma anche nello stupore e nella fantasia di cui il ‘piccolo’ per eccellenza, l’infante, è l’interprete più naturale”. La speranza è un rischio da correre e, attraverso l’arte, possiamo trovare il coraggio di abbracciare questo rischio. Come diceva Pierluigi di Piazza: “non avere paura dei grandi ideali e neanche dell’apparente piccolezza di presenza, parole e gesti che sono invece importantissimi perché esprimono sensibilità, orientamento e senso del vivere”.

In allegato:

due foto di Nicolò

la locandina

l'articolo di Alessandra Ceschia tratto dal Messaggero Veneto del 3 novembre 2024

 

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