PRIMAVERA DI UMANITÀ

LETTERA DI NATALE 2022

Zugliano, 25 dicembre 2022
PRIMAVERADI UMANITÀ
LETTERA DI NATALE 2022
Carissime e carissimi,
in questi giorni di feste vi raggiunga il nostro abbraccio fraterno,segno della condivisione di fatiche e sofferenze, come pure di gioie esperanze.

IL GRATO RICORDO DI DON PIERLUIGI
Il 15 maggio scorso abbiamo dato l’ultimo saluto all’amico donPierluigi Di Piazza: a lui va il ricordo vivo e vivificante piùaffettuoso e riconoscente per i “piccoli segni” che in particolare inquesti ultimi trent’anni hanno accompagnato la sua vita di uomo e diprete, e che l’hanno sempre visto al fianco di migranti, poveri edemarginati.
Siamo grati di aver camminato con lui sulla medesima strada e di averavuto l’occasione di essere partecipi anche attraverso la Lettera diNatale, di veri e propri “laboratori di umanità” dove, in autenticospirito di condivisione, siamo cresciuti in quella fraternitàuniversale che sola dà senso e gusto alla vita.
Collegandoci al detto rabbinico “lo stolto ha il cuore nel latosinistro, il saggio ce l’ha nel lato destro”, accogliamo quellasapienza che non rinnega certo il buon senso e va ad affermare comesaggio è saper “vedere” il cuore dell’altro, a destra rispetto alnostro punto di osservazione; stolto
è chi è capace di sentire esclusivamente il proprio cuore, incurante oscettico di quel che pulsa nel cuore altrui, vivendo di quel che perPierluigi era il vero nemico dell’uomo: l’indifferenza. È nostraconvinzione che la sua saggezza dipendesse dal fatto che il suo cuorebattesse proprio “sul lato destro”, in quanto nella sua vita ha fattodel cuore degli altri il suo proprio cuore, tanto da temere – comespesso affermava – di non poterlo contenere.
Forse è da qui che siamo chiamati a ripartire, dall’idea di persona chealberga nel nostro cuore e che condiziona le relazioni personali,sociali, politiche, ecclesiali e comunitarie.
Desideriamo tenere fisso lo sguardo sulla sua profetica ed evangelicatestimonianza accanto ai fragili della storia, richiamo continuo epressante a tener vivo anche in noi questo impegno.

L’IMPEGNO NEL QUOTIDIANO
Perché l’impegno di ciascuno è determinante. E la testimonianza infondecoraggio, quel coraggio che intravediamo, a esempio:
  • nella scelta da parte di alcuni portuali di Genova – protestaestesa poi a Napoli, Ravenna e Livorno – di bloccare il caricamento diquelle navi che trasportano morte, denunciando il traffico di armi(dirette probabilmente in Yemen e in Siria);
  • nella scelta di quel giovane ceceno che, per non divenire“operaio di morte”, ha disertato il richiamo alle armi e per aver salvala vita è dovuto scappare con la moglie e con i suoi due piccolibambini, ed è stato accolto al Centro Balducci;
  • nella scelta di chi, nella tragica situazione dell’invasionedell’Ucraina da parte della Russia di Putin, rifiuta di andare acombattere pagando di persona e si dichiara obiettore di coscienza siain Russia che in Ucraina, volendo svolgere un servizio civilealternativo al servizio in armi;
  • nella scelta di Maryam Rawi, l’attivista portavoce di RAWA,l’associazione di resistenza di donne afghane all’orrore talebano chelotta con tante altre donne, a rischio della propria vita, per lalibertà e i diritti delle donne in quel Paese;
  • nella scelta di Mahsa Amini, uccisa per aver protestato control’oppressione e delle migliaia di donne che anche in Iran rischiano lavita e il carcere lottando per la dignità e la libertà;
  • nella scelta delle ONG che, per salvare i migranti nei nostrimari, danno concreta attuazione alle leggi internazionali sull’obbligodi soccorso in mare sfidando politiche ingiuste e omertose;
  • nella scelta di numerose associazioni, gruppi, movimenti ecomunità che continuano a resistere e a promuovere cammini digiustizia, di pace e di prossimità,
  • nella scelta di milioni di giovani che apertamente epacificamente manifestano per le strade del mondo e operano davolontari in tanti ambiti della vita sociale richiamandoci all’impegnodi prenderci cura di nostra madre Terra e di lottare accanto ai fragilie contro le ingiustizie e le iniquità del nostro mondo.
LE MIGRAZIONI E LE LORO NARRAZIONI
Il rapporto “Italiani nel Mondo 2022” promosso dalla FondazioneMigrantes afferma che il numero degli italiani residenti all’estero(oltre 5,8milioni, il 9,8% della popolazione) abbia superato quellodegli stranieri residenti in Italia (quasi 5,2milioni, l’8,8%).
In questo contesto interculturale e di migrazioni universali, cirattrista constatare quanto si stia rafforzando in Italia e in Europala chiusura verso i migranti. Il numero di persone in fuga ha segnatoun nuovo record nel 2022 con oltre 100 milioni di persone confermandola tendenza a crescere dell’ultimo decennio, seppure con numeri taliverso l’Europa e l’Italia da non giustificare alcuna presunta“invasione”.
Più dell’80% dei rifugiati, infatti, proviene da – e trova rifugio in –Paesi poveri del Sud del mondo dai quali i rifugiati stessi quasi maivengono ricollocati verso l’Europa, creando in tal modo non solo deicampi, ma quasi interi paesi con funzioni di confinamento, come è statoricordato proprio al Centro Balducci in un Convegno internazionale ainizio dello scorso mese di maggio, l’ultimo evento al quale Pierluigiha partecipato.
Vogliamo far fronte a una narrazione delle migrazioni che fomentainutili paure e pregiudizi, portando al rifiuto delle personeprovenienti da altri Paesi.
Addolora profondamente che dal 2014 siano più di 50mila le personemorte sulle rotte di migrazione: i dati dell’International Organizationfor Migration (IOM) in un recentissimo rapporto confermano che piùdella metà dei morti si sia verificato sulle rotte verso e all’internodell’Europa, e più del 60% del totale rimanga non identificato.Nonostante l’aumento delle perdite di vite umane, i Governi europei eil nostro in particolare non stanno realizzando alcun programmaefficace di ricerca e soccorso in mare che consenta di almeno arginarela strage in corso. Solo le ONG, spesso criminalizzate, sono rimaste aricordare che l’Europa è – o, meglio, dovrebbe essere – un progetto diunità politica basata sul rispetto dei diritti umani.
Anche nei nostri territori si presentano situazioni di estrema gravitàcon persone ammassate in caserme o abbandonate in strada, senza la purminima attenzione ai loro diritti e ai loro reali bisogni.
Siamo convinti che si tratti di una tendenza che può essere invertitasolo compiendo uno sforzo rinnovato e concertato per costruire incomune sentieri di pace, giustizia e solidarietà.
Non vogliamo quindi chiudere gli occhi di fronte a quelle guerrestrumentali che facciamo ai migranti, ai richiedenti asilo, aidisperati della storia, a chi entra nelle nostre terre di confinepercorrendo la Rotta balcanica, una delle vie di fuga più dure inEuropa, segnate da violenze e continui respingimenti illegali. Imedesimi respingimenti che preoccupanti dichiarazioni pubbliche diquesti giorni dell’attuale sottosegretario agli Interni Prisco vedereintrodurre alla frontiera tra Italia e Slovenia.
Coloro che facciamo fatica a incontrare e accogliere non sonostatistiche e meri numeri, non sono “carico residuale”, ma persone,fratelli e sorelle di questa umanità: il “prossimo tuo” per Gesù diNazareth, per chi crede in Lui e per tante altre persone che necondividono l’ideale di fratellanza.

UN CONTESTO SOCIALE COMPLESSO E SOFFERTO

Non vogliamo chiudere gli occhi di fronte alle tragedie attuali,sentendo nostro il dolore di tante famiglie per la perdita di personecare anche a causa della pandemia tuttora in corso, delle catastrofinaturali (è di sole poche settimane fa la frana che ha travoltonell’isola di Ischia il paese di Casamicciola), di tante guerre (oltrea quello tra Russia e Ucraina, ben altri 58 conflitti coinvolgono 160Paesi) e di suicidi, vera e propria emergenza che ha segnato unconsiderevole aumento soprattutto all’interno di strutture come:
- carceri (il 2022 segna il macabro record in Italia: 79 persone, inFriuli l’ultima, il 7 novembre scorso, di un ventiduenne ospitato nellacasa circondariale di Udine),
- caserme (i dati nazionali sono spietati: un uomo appartenente alleForze armate, di polizia o di sicurezza ogni cinque giorni),
- e strutture dove sono accolti profughi e richiedenti asilo (ci hacolpito il suicidio del ventottenne pakistano appena entrato nel Cpr diGradisca).
Non vogliamo chiudere gli occhi di fronte a un’“economia che uccide”:uccide l’uomo e il pianeta, porta alla crisi alimentare (quellaaggravata dalle tre “C”: il Covid-19, i conflitti e il clima) conmilioni di persone al mondo che muoiono di fame e una minoranza chebutta via un terzo del cibo prodotto, mettendo a nudo che, se il panequotidiano Dio lo dà a tutti, siamo noi che ancora non abbiamo imparatoa condividerlo; un’economia che costringe 160 milioni di bambini allavoro minorile per sopravvivere, che produce “scarti” e general’aumento delle situazioni di povertà “assoluta” (secondo il recentereport di Caritas Italiana, solamente in Italia vede coinvolte duemilioni di famiglie che non possono permettersi la spesa minima percondurre una vita accettabile).
Siamo per una “economia della vita”, amica della terra e dell’uomo. Perquesto aderiamo idealmente e fattivamente anche noi al “Patto di Assisi2022”, firmato da papa Francesco e da giovani economisti provenienti datutto il mondo il 22 settembre scorso, che pubblichiamo in calce aquesta lettera.

LA GUERRA E LA CORSA AL RIARMO
Non vogliamo rassegnarci ai conflitti che ci pongono popolo contropopolo. Lo scorso 27 marzo il pontefice ha affermato il “bisogno diripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madriseppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senzaaverli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”. Laguerra è un abominio e ci domandiamo se possa mai esistere una “guerragiusta”.
Per questo non vogliamo rassegnarci nemmeno all’uso indiscriminatodelle armi. L’invasione di Putin, oltre ad aver portato distruzione emorte nelle città ucraine, ha avuto come effetto un pesantearretramento di qualsiasi progresso internazionale su disarmo epolitiche di pace. Ci stiamo abituando al fatto che la guerra siaconsiderata un normale mezzo di risoluzione delle controversieinternazionali determinando in questo decennio un arretramento storicosenza precedenti dopo il 1948. Lo dimostrano la profonda crisi delsistema delle Nazioni Unite e le recenti decisioni di robusto aumentodella spesa militare, che si va a sommare ad un trend già in decisacrescita.
Soprattutto ci sentiamo di esprimere forte preoccupazione sulla corsaagli armamenti, perché toglie vitali risorse, affamando interepopolazioni, e perché “alza l’asticella” aggravando la minaccia postadalle armi nucleari, presenti in Italia anche e non solo nella baseUsaf di Aviano.
Per contribuire a spalancare un futuro di pace, riteniamo sempre piùnecessario che il nostro Governo aderisca al Trattato di Proibizionedelle Armi Nucleari.
Tutti gli Stati nucleari e i loro alleati (tra i quali, purtroppo,anche l’Italia) hanno votato di recente contro una Risoluzione nelPrimo Comitato Onu a sostegno del Trattato di Proibizione delle ArmiNucleari (passata con 124 voti favorevoli). E addirittura votandocontro o – come l’Italia – astenendosi su una seconda Risoluzione cheribadiva “la profonda preoccupazione per le conseguenze catastrofichedelle armi nucleari” sottolineando “che è nell’interesse dellasopravvivenza stessa dell’umanità che le armi nucleari non vengano maipiù utilizzate, in nessuna circostanza”. La risoluzione esortavainoltre gli Stati “a compiere ogni sforzo per eliminare totalmente laminaccia di queste armi di distruzione di massa”. Come può dirsidemocratica una nazione come l’Italia se si astiene dal firmare taledocumento?
Insomma, al momento nessuno vuole abbandonare gli arsenali nucleari,che garantiscono potere e predominio, nonostante un pericolo di guerraatomica distruttiva mai così vicino.
Abbiamo il diritto di vivere in un mondo libero da questa minaccia. Eabbiamo il dovere di consegnare a figli e nipoti un futuro degno diquesto nome, educandoli dalla più tenera età a prendersi cura dellepersone che incontrano con uno sguardo universale verso chi soffre purlontano fisicamente da loro.
Qualsiasi uso di arma nucleare, intenzionale o accidentale, avrebbeconseguenze catastrofiche, vastissime e durature per gli esseri umani eper l’ambiente: Hiroshima e Nagasaki lo insegnano. È necessario metterele armi nucleari fuori dalla storia prima che siano loro a metterefuori dalla storia l’intera umanità! Così affermava sir Józef Rotblat,fisico polacco Nobel per la pace per la lotta contro lo studio el’utilizzo delle armi nucleari: “Ricordatevi la vostra umanità edimenticate tutto il resto!”. Un’umanità che ci fa fratelli gli unidegli altri nella condivisione delle diversità che ci caratterizzano,perché è nell’accoglienza della diversità che non solo riscopriamo lanostra identità, ma ci ritroviamo dall’altro arricchiti.

SOLIDALI CON GLI ESCLUSI E GLI EMARGINATI

Mentre siamo drammaticamente coinvolti nei grandi cambiamenti epocali ein un vissuto di violenza e sopruso nei confronti dei più deboli, ilVangelo è per noi luce di speranza che c’invita a sentirci tenuti permano da Gesù di Nazareth. È Lui che, incoraggiandoci a non aver paura ea camminare insieme, ci spinge a osare di più, abitando nellaconcretezza le periferie esistenziali. Gesù stesso, negli ultimimomenti della sua vita terrena, ci ha voluto affidare alla custodia delPadre perché potessimo avere in noi stessi “la pienezza della suagioia” (cf. Gv 17,11.13), una gioia frutto della misericordia di unPadre che ci ama non per i nostri meriti, ma perché ne siamo figli edesidera che tutti siano parte di una vita piena. È questo che crea innoi la fiducia che nella nostra esistenza l’ultima parola l’avràl’Amore. Ed è questa fiducia che vorremmo trasmettere a chi ci legge.
Nell’accogliere questo dono, percepiamo che celebrare il Natalesignifica viverlo in quella dimensione universale di fraternità;significa fargli spazio essendo solidali con gli esclusi ed emarginatidella storia; significa trovare la forza per rinnovare l’impegno astare dalla parte degli indifesi con la medesima fedeltà di Hebe deBonafini, morta lo scorso mese di novembre all’età di 93 anni,attivista argentina tra le 14 fondatrici, nel 1977, delle Madri diPlaza de Mayo con le quali ha lottato tutta la vita sfidando il regimeal potere e sfilando pacificamente nelle piazze per chiedere verità egiustizia per gli oltre 30mila desaparecidos uccisi sotto la dittatura.
L’umanissimo figlio di Dio, accolto nel Natale, c’insegni la strada perun tenore di vita improntato alla sobrietà, alla corresponsabilità ealla condivisione, proiettandoci verso un futuro possibile erealizzabile, più dignitoso per tutti.
E sarà un giorno di primavera per questa nostra umanità.

I firmatari:
i preti Alberto De Nadai, Albino Bizzotto, Antonio Santini, FabioGollinucci, Franco Saccavini, Giacomo Tolot, Gianni Manziega, LuigiFontanot, Mario Vatta, Massimo Cadamuro, Nandino Capovilla, PaoloIannaccone, Piergiorgio Rigolo, Pierino Ruffato, Renzo De Ros;
Andrea Bellavite;
l’Associazione “Esodo” di Venezia;
il Centro “Ernesto Balducci” di Zugliano (UD),
il Gruppo “Camminare Insieme” di Trieste

La lettera di Natale2022 in pdf

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