Dona ora!
Chi siamo
Mission
Storia
Organizzazione
Ufficio di presidenza
Consiglio direttivo
Gruppi di lavoro
Statuto
Bilancio sociale
Trasparenza
Cosa facciamo
Accoglienza
Biblioteca
Cultura
Convegno di Settembre
Altri eventi
Lettera di Natale
Notiziario
Diritti
Rete DASI FVG
Giustizia
Carcere
Cooperazione internazionale
Fondatore
Biografia
Galleria
Riflessioni
Pubblicazioni
Agenda eventi
Come aiutarci
Diventa socio
Volontariato
Servizio Civile
Donazioni
Contributi
Cibo e vestiario
5 per mille
Lasciti testamentari
Contatti
Contattaci
Dove siamo
Iscrizione newsletter
Sala Petris
Dati tecnici e regolamento
Prenotazione
Parrocchia
Orari Messe
Eventi parrocchiali
Foglio della domenica
Siti amici
Cerca nel sito…
Contiene
Inizia per
E' uguale a
Visualizza
10 records
25 records
100 records
Tutto
Dona ora!
Evento
RIFLESSIONE PER IL 25 APRILE
di Pierluigi Di Piazza
Zugliano, sabato 25 aprile 2020
PIERLUIGI DI PIAZZA
RIFLESSIONEPER IL 25 APRILE
di Pierluigi Di Piazza
Zugliano, sabato 25 aprile 2020
Pierluigi Di Piazza ricorda la festa della Liberazione dal fascismo edal nazismo, ma anche la ricorrenza della morte di Padre ErnestoBalducci, morto il 25 aprile 1992, laico,credente, profeta del Vangelo, della giustizia, della pace e dell’uomoplanetario.
E’ sempre fondamentale celebrare il 25 aprile, festa della Liberazionedal fascismo e dal nazismo. L’impossibilità per quest’anno delcoinvolgimento pubblico, convinto e festoso di migliaia di persone conil camminare insieme, i discorsi, le bandiere, i canti con la risonanzaparticolare di “Bella ciao” può diventare paradossalmente una verificadelle convinzioni interiori, sollecitati dalla sospensione dellefunzionalità a confrontarci con la nostra profondità esistenziale, ariflettere sulla vita e su ciò che andiamo cercando.
Celebrare la festa della Liberazione significa soprattutto leggere,rileggere, meditare i dettati della Costituzione figlia di quelpassaggio storico decisivo e rinnovare l’impegno ad accorciare ladistanza fra le dichiarazioni e le loro attuazioni. E questo in untempo storico segnato da un profondo cambiamento. Negli ultimi anni, inparticolare, la memoria viva della Liberazione è diventata denuncia neiconfronti della discriminazione, della xenofobia e del razzismopresenti in modo diffuso nel nostro Paese e nella nostra Regione, eimpegno a diffondere e praticare una cultura alternativa di rispettodella dignità di ogni persona e dei diritti umani uguali per tutti.
E’ inquietante il contenuto della trasmissione di Report di qualchegiorno fa in riferimento alla ultra destra economica, politica ereligiosa di USA ed Europa con i protagonisti della destra politica ereligiosa italiana, in contrasto con papa Francesco ritenuto il nemicoprincipale.
Padre Ernesto Balducci, morto proprio il 25 aprile 1992, laico,credente, profeta del Vangelo, della giustizia, della pace e dell’uomoplanetario, ricordando i suoi compagni di scuola minatori uccisi dainazisti esprime tra le profonde riflessioni l’affermazione che loro, dicui indica alcuni nomi “hanno pagato con la vita la fedeltà al vero”per poi chiedere in modo provocatorio a noi tutti: “E noi cosa stiamofacendo? Celebriamo la Resistenza e poi lasciamo che “i nazistidell’anno 2000 vadano disseminando di ordigni di morte l’interoPianeta. E questo sì che è un tradimento”.
Stiamo vivendo un dramma planetario che verifica con l’evidenza che gliè propria i convincimenti della Costituzione e la loro attuazione:significativa, minore o anche nulla. Ritengo sia molto importante,decisivo vivere la memoria delle migliaia e migliaia di vittime:ammalati, medici, infermieri, preti, volontari e per tante il mododisumano del morire. Per progettare un futuro umano la società èchiamata a elaborare la morte e il dolore, ad assumerli comefondamentali proprio per progettare e affermare la qualità della vita edella sua organizzazione. E subito risuona nella nostra coscienzaquanto affermato dall’art. 3 della Costituzione sul diritto “di tutti icittadini alla pari dignità sociale, senza distinzioni, fra le altre,di condizioni personali e sociali”.
Una questione che la nostra società non potrà eludere è il rapporto congli anziani, un ripensamento dell’organizzazione della vita e dellerelazioni; di che cosa comporti “depositarne” innumerevoli indiscutibili residenze per loro diventate in questo tempo luoghiconcentrati di morte. E un’altra verifica impellente riguarda lecondizioni di vita delle persone disabili, sofferenti nella psiche,quelle contenute in numero e modo inaccettabile, disumano nelle carceridel nostro Paese; quelle che già si trovano e saranno in aumentocrescente in condizione di povertà nei confronti delle quali inventarenuove forme di concreta solidarietà che non trascuri nessuno.
Individualismo, narcisismo ed egoismo espressioni di una societàdisumana vanno superati con volontà ferma; e molto più deciso ed estesodeve essere l’impegno contro la corruzione, l’evasione, leorganizzazioni mafiose.
Che l’art. 1 affermi che “l’Italia è una Repubblica democratica fondatasul lavoro” trova oggi una risonanza drammatica e dolorosa: come siprocederà perché nessuno, come è stato affermato perda il lavoro? Comeattuare un rapporto positivo mai squilibrato fra diritto alla salute ediritto al lavoro, questione già presente prima e ora diventatadrammatica? Giuseppe De Rita con la sua esperienza afferma: “Serve unoscatto come nel dopoguerra”, quindi con un coinvolgimento di tutti. Illavoro centrale per la dignità delle persone e per un altro modello disocietà.
E a proposito della salute emerge con drammatica attualità l’importanzafondamentale dei presidi territoriali, dei medici di base daconsiderare e potenziare in un rapporto equilibrato con gli ospedali;
emerge ancora l’importanza di investire costantemente sulla sanitàpubblica, non di tagliare come negli ultimi anni, di costruireprevenzione.
E deve certamente essere affermato con forza l’art. 10 che si riferisceall’accoglienza degli stranieri. Prima di questa terribile pandemial’avversione a loro è stata ossessivamente strumentalizzata: la loro“invasione” inventata era il grande pericolo, portavano anche lemalattie. La questione della sicurezza era diventata un mantra assolutoanche nella nostra Regione con enormi investimenti su mezzi tecnologicicome le telecamere da collocare dovunque anche nei piccoli comuni giàallora in isolamento. Ora questo modo di pensare e di parlare e lepratiche conseguenti sono del tutto irrisi come le leggi sicurezza cheperò ancora permangono. Si è portati a riflettere come le sceltedettate dalla contingenza storica strumentalmente interpretata per ilproprio consenso, senza una visione culturale, etica e politica diprogettualità, di prospettiva non possono reggere nella storia. Reggonoe vengono confermati invece i principi della Costituzione sempreattuali e da concretizzare. I migranti ci sono con le grandi questioniaperte che chiedono risposte come la condizione e regolarizzazionedelle badanti e quella dei lavoratori irregolari nelle campagne,indispensabili e oggi sfruttati come schiavi.
E ancora si deve ricordare con forza l’art. 11 che dichiara che“l’Italia ripudia la guerra” e quindi anche le armi per realizzarle.Ancora una verifica incontrovertibile nella drammatica situazione dioggi: quale arma, quale cacciabombardiere F35, il cui costo perciascuno si aggira sui 100 milioni di euro ha fermato il virus? Eallora le armi a cosa servono? A nulla, peggio, in realtà solo auccidere, a ferire, a distruggere. Ci troviamo in una occasionedolorosa per ripensare in modo serio e progettuale alla riconversionedell’industria bellica: invece delle armi ricerca scientifica,produzione di strumenti per la medicina, nella situazione attuale diventilatori, mascherine, tamponi e altro necessario; invece di basimilitari depositi di materiali indispensabili e dei veicoli di terra edi cielo pronti per il trasporto; l’esercito riconvertito in presenzadi pace come si è dimostrato positivamente in questa situazione.
E si deve di certo rileggere l’art. 34 sulla scuola di base e iriferimenti alla scienza e all’arte. L’istruzione e la cultura sonofondamentali nella vita del Paese. L’attuale esperienza della scuola èstraordinaria e vanno riconosciuti disponibilità e impegno di alunni einsegnanti, ma non può certo sostituire la presenza diretta e gliincontri di volti, vissuti e comunicazione. Anche questa è una nuovasfida, come quella riguardante gli incontri culturali, il cinema, ilteatro, la musica.
Queste riflessioni e questo impegno vissuti con l’attenzione, lapremura e la cura per la casa comune, per la Terra e per tutte leespressioni della vita. Un impegno prioritario, già tardivo, nonrinviabile e costante.
Quindi un 25 aprile come e più di sempre urgente, necessario peralimentare in ciascuna e ciascuno di noi lo spirito e la affermazionedella Costituzione e in questo sentirci uniti nel rinnovare l’impegnoad attuarli ogni giorno.
Pierluigi Di Piazza
Vedi anche