Sorpresa e gratitudine per Francesco vescovo di Roma e papa

La lettera di Natale 2013

Centro Balducci, giovedì 19 dicembre ore 11.00
Per questo Nataleabbiamo avvertito l’esigenza di aprire il dialogo e il confronto consorpresa e gratitudine per Francesco vescovo di Roma e papa. La sceltadel nome di Francesco, la fede nel Dio di Gesù di Nazaret,nell'attenzione e nell'apertura alle diverse posizioni, l’appartenenzaalla Chiesa delle periferie, del cuore e delle porte aperti, in mezzoai drammi e alle attese dell’umanità, i gesti che confermano le parole,con l’attenzione ad alcuni di particolare significato, l’esigenza dellariforma urgente della Chiesa; la provocazione e il confronto che lapresenza di Francesco suscita; la prospettiva di un cammino che tuttidovrebbe coinvolgere. Le diverse letture delle parole e di gesti diFrancesco. Questi alcuni temi su cui la lettera si sofferma.
A nome del gruppo dei preti firmatari
Pierluigi Di Piazza

La lettera di Natale2013 in pdf (622 kb)


Lettera di Natale 2013
Sorpresa egratitudine per Francesco, vescovo di Roma e papa

Care amiche e cari amici,
il saluto più cordiale. Abbiamo cercato in questi anni di esprimere ecomunicare esperienze e riflessioni su situazioni difficili e tribolatecome pure segni positivi, progetti e speranze. Abbiamo anche osatocondividere vissuti e riflessioni su Dio, su Gesù di Nazaret, sullaChiesa di cui ci sentiamo parte viva. Iniziamo queste riflessioni insintonia con l’esortazione apostolica EvangeliiGaudium di Francesco, vescovo di Roma e papa, pubblicata il 24novembre 2013: con la gioia, la carica di vita che il Vangelo porta,liberandoci dal male, dalla tristezza, dalla paura e dall’isolamento.
“Tutta la creazione soffre e gemefino ad oggi nelle doglie del parto… Anche noi che possediamo leprimizie dello Spirito gemiamo interiormente, aspettando l’adozione aFigli” (Rm 8, 22-23).
La metafora delle doglie del parto, come chiave interpretativa percapire il senso della nostra storia contemporanea e della crisi epocalein atto, ci infonde un senso di fiducia e di fondata speranza di frontealle fatiche, agli smarrimenti, alla violenza e alle tante sofferenzedel tempo presente. Le doglie preannunciano una nascita. La nascita checi prepariamo a celebrare con il Natale di Gesù ha senso solo se civede impegnati a far nascere anche un progetto nuovo di umanità, capacedi rispettare la dignità e i diritti di ogni persona, di fare in modoche a nessuno manchi il lavoro, che tutti abbiano il pane di ognigiorno, che la Terra sia amata come madre e non più devastata e gliuomini e le donne vivano finalmente in pace.
Nella lettera di quest’anno sentiamo fortemente l’esigenza dicondividere con voi la sorpresa, la provocazione, la gratitudine,l’incoraggiamento che emergono dal profondo della nostra umanità per lapresenza, le parole e i gesti di Francesco, vescovo di Roma e fratello;e ancora il nostro sostegno alla sua persona, al suo servizio, al suoprogetto di riforma della Chiesa. Avvertiamo che all’ammirazione e alconsenso di una parte considerevole del popolo di Dio si affiancano leperplessità sia di membri e movimenti della Chiesa legati a unatradizione chiusa in se stessa; sia di quanti vogliono continuare autilizzare la religione come mezzo da affiancare ai vari poteri.

La scelta delnome Francesco
E’ la prima volta per un papa; una scelta programmatica e impegnativa.Francesco d’Assisi si è spogliato di ogni forma di potere e diricchezze, ha dimorato fuori dalle mura; ha incontrato e abbracciato ilebbrosi; si è liberato da ogni clericalizzazione: difatti era unlaico, non un sacerdote. Ha vissuto l’umiltà e la povertà; lanonviolenza e la pace; lo sguardo contemplativo, la relazione e ildialogo con tutti gli esseri viventi.
La prima spogliazione il cardinale Bergoglio l’ha fatta presentandosi,appena eletto, come vescovo di Roma e - in quanto tale - come colui chepresiede nella carità e nel servizio (non con il potere papale) allavita delle diverse comunità cristiane. Ha salutato con l’amicizia diun: “Buona sera” e, nel silenzio impressionante della piazza da luirichiesto, ha invitato il popolo a pregare per lui e a benedirlo, primadi comunicare la sua benedizione. L’attenzione a questi momenti e aquesti gesti ci permette di cogliere la profonda teologia sottostante:quella del popolo di Dio, di cui l’autorità è parte, non al di sopra néparallela.

La fede nel Diodi Gesù di Nazaret
Ci sentiamo incoraggiati dalla testimonianza di fede di Francesco,dalla sua intensa preghiera quotidiana, dal suo affermare pieno diprofondità esistenziale: “Credo in Dio, non in un Dio cattolico, nonesiste un Dio cattolico, esiste Dio… e credo in Gesù Cristo suaincarnazione. Gesù è il mio maestro e il mio pastore, ma Dio, il Padre,Abbà, è la luce e il Creatore. Questo è il mio essere…” (Intervista diEugenio Scalfari, “Repubblica”, 1° ottobre 2013).
Ci sentiamo confortati nella nostra stessa ricerca personale enell’incontro con le persone più diverse dalla sua grande apertura ecomprensione: “In tutte le cose, resta sempre una zona di incertezza.Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non èsfiorata da un margine di incertezza allora non va bene. Se uno ha lerisposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non ècon lui. Vuol dire che è un falso profeta, che usa la religione per sestesso. Cercare Dio per trovarlo e trovarlo per cercarlo sempre.
E spesso si cerca a tentoni, come si legge nella Bibbia. Dio lo siincontra camminando, nel cammino. Dio è sempre una sorpresa, dunque nonsai mai dove e come lo trovi; non sei tu a fissare i tempi e i luoghidell’incontro con lui… Dio si manifesta nel tempo ed è presente neiprocessi della storia” (Intervista a “Civiltà Cattolica”, n. 3918, 19settembre 2013).
Francesco dichiara come sia importante dialogare con tutte le persone,con quelle che si ritengono non credenti, proprio anche sull’importanzadella fede e sulla figura di Gesù di Nazaret. Il dialogo è possibile senon si assolutizza la propria verità: “Io non parlerei, nemmeno per chicrede, di verità assoluta, nel senso che assoluto è ciò che è slegato,cioè privo di ogni relazione! Ora la verità, secondo la fede cristiana,è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque la verità è unarelazione… ciò non significa che sia variabile e soggettiva,tutt’altro… Ma significa che essa si dà a noi sempre solo come uncammino e una vita. Non ha forse detto Gesù stesso: Io sono la via, laverità e la vita? In altri termini la verità, essendo in definitiva untutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per esserecercata, accolta ed espressa…”
L’attenzione alla storia delle persone è profondo rispetto per lacoscienza: “La questione è obbedire alla propria coscienza. Il peccato,anche per chi non ha fede, c’è quando si va contro la coscienza.Ascoltare e obbedire ad essa significa infatti decidersi a ciò cheviene percepito come bene e come male. E su questa decisione si giocala bontà o la malvagità del nostro agire…” (Risposta alla lettera diEugenio Scalfari, “Repubblica”, 7 agosto 2013).

L’appartenenzaalla Chiesa
La Chiesa è segno del Dio di Gesù nella storia. Le parole e i gesti diFrancesco esprimono direttamente risonanze evangeliche autentiche percui molte persone ne colgono la genuinità.
Sta crescendo il numero di coloro che vorrebbero attenuare l’impulsoprofondamente innovatore, sottolineando la continuità con i precedentipapi, riducendo a bonarietà i suoi gesti, iscrivendoli addirittura inuna sorta di populismo ecclesiale.
Per noi è in atto un’evidente discontinuità, uno spostamento delbaricentro dalla dottrina al Vangelo, dalla Chiesa chiusa in sé allastoria, con attenzione alle storie di tutte le persone, senzapregiudizio ed esclusione alcuna. E questo è confermato da continue ediverse indicazioni: una Chiesa non autoreferenziale néautosufficiente, ma che abita le periferie, non solo geografiche, bensìesistenziali dell’umanità. Una Chiesa in cui i pastori devono sentirsiaddosso l’odore delle pecore con cui condividono la vita; una Chiesanon di funzionari della religione, ma di pastori, non di clericali, nondi carrieristi, ma di servitori umili e disinteressati. Questo valeanche per il servizio del papa che riveste un potere che non può essereconcepito e attuato che come servizio. La povertà, l’essere Chiesapovera e dei poveri e l’accoglienza piena di misericordia saranno lequalità decisive per liberarsi dal dominio del temporalismo: “Io vedocon chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è lacapacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, lavicinanza, la prossimità.
Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. E’inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccherialti! Si devono curare le sue ferite… e bisogna cominciare dal basso…La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoliprecetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: Gesù Cristo ti ha salvato!
E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri dellamisericordia, farsi carico delle persone, accompagnandole come il buonsamaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo. Questo è ilVangelo puro. Dio è più grande del peccato. Le riforme organizzative estrutturali sono secondarie, cioè vengono dopo. La prima riforma deveessere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono esserepersone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nellanotte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loronotte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori enon funzionari o chierici di stato” (Intervista a “Civiltà Cattolica”,n. 3918, 19 settembre 2013).
“E’ vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, intutti luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni esenza paura…”(Evangelii Gaudium,n. 23).
“Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tuttipossono far parte della comunità e nemmeno le porte dei sacramenti sidovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi…
L’Eucarestia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale,non è un premio per tutti, ma un generoso rimedio e un alimento per ideboli… Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e noncome facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paternadove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”(Evangelii Gaudium, n. 47).
“…Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscitaper le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e lacomodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze.
Non vogliamo una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finiscerinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosadeve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è chetanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazionedell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede chel’accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura disbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci dentro lestrutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che citrasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamotranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripetesenza sosta: Voi stessi date loro da mangiare (Mc 6, 37). La verità suDio e su noi va espressa dalla vita e non dalle definizioni”(Evangelii Gaudium, n.49).
Quando il 13 marzo ha iniziato ufficialmente il suo servizio, Francescoha dichiarato che la prospettiva della Chiesa, sull’esempio diGiuseppe, è quella di custodire: non la Chiesa, non la dottrina, non ivalori non negoziabili, ma di custodirci gli uni gli altri; non in modogenerico ma con riferimento concreto agli affamati, agli assetati, aidenudati di vestiti, di verità e di dignità, ai carcerati, agliammalati, agli stranieri… E insieme custodire tutti gli esseri viventi,l’intero creato…
Francesco ha parlato con la leggerezza del cuore misericordioso anchedella vita che va protetta, senza i toni dell’intransigenza o di unaideologia della vita congelata e sacralizzata.
“Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto,matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non èpossibile. Io non ho parlato molto di queste cose e questo mi è statorimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto.Il parere della Chiesa del resto lo si conosce e io sono figlio dellaChiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione (ne ha parlato inEvangelii Gaudium) . Lareligione ha diritto di esprimere la propria opinione a servizio dellagente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spiritualenella vita personale non è possibile. Bisogna sempre considerare lapersona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagnale persone e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla lorocondizione. Bisogna accompagnare con misericordia” (Intervista a“Civiltà Cattolica”, n. 3918, 19 settembre 2013).

I gesticonfermano le parole
Ci sentiamo confortati e incoraggiati da Francesco per la coerenza frale parole e i gesti. Ha continuato a vivere a Santa Marta, rifiutando ipalazzi apostolici per non sentirsi isolato e prigioniero, lui abituatoa vivere fra la gente, a prepararsi il cibo da solo, a usare i mezzipubblici, a relazionarsi direttamente. Consuma i pasti nel refettorio,insieme agli altri, sedendosi nel posto che trova libero, non in unoriservato al papa. Veste in modo semplice e sobrio: non abitiparticolari, solo quello bianco tradizionale dei papi; anche nellecelebrazioni liturgiche indossa i paramenti in modo essenziale; calzale scarpe di sempre. Usa auto di piccola cilindrata; soprattutto cercail rapporto diretto con le persone nell’incontro a tu per tu,nell’abbraccio, nei sorprendenti dialoghi al telefono. Sono anchequesti i segni della Chiesa che sempre abbiamo desiderato!

Alcuni gestirivelatori
  • La celebrazione dell’Eucarestiadel giovedì santo nel carcere minorile di Casal di Marmoconferma la Chiesa che abita le periferie esistenziali; dopo averlavato e asciugato i piedi ai giovani detenuti, li bacia,inginocchiato: la Chiesa del Vangelo è inginocchiata di fronte allepersone, le riverisce, le accoglie, le tocca con amorevolezza; due sonogiovani donne, una è musulmana. Francesco bacia il corpo della donna ecosì riprende i gesti di Gesù di Nazaret fatti di misericordia e ditenerezza.
  • La sedia vuota al concerto inSala Nervi dichiara alla Chiesa e al mondo che il papa non habisogno per rafforzare il suo servizio della corte dei cardinali, deidiplomatici, dei politici presenti per ricevere loro lustro dal papa.La corte principesca, l’immagine dei poteri che si compiaccionoreciprocamente non servono più alla Chiesa, la sedia papale vuotaindica che la strada del Vangelo e dell’umanità è un’altra ed è unsegno della necessaria e urgente purificazione della Chiesa.
  • La visita a Lampedusa, suinvito del parroco decisa in modo autonomo, vissuta in semplicità, conun accompagnamento essenziale. Francesco si è recato su quest’isolaemblematica in atteggiamento penitenziale dopo una ennesima tragediadel mare. Afferma l’importanza della memoria dolorosa delle vittime,saluta un gruppo di immigrati presenti uno ad uno a ribadirel’importanza massima di ogni persona; celebra l’Eucarestia con ilcalice di legno ricavato dalle barche per il trasporto dei migrantisfasciate sulla riva con l’ambone dello stesso legno, come pure ilpastorale, su un altare formato da una barca. Denuncia laglobalizzazione dell’indifferenza e l’anestetizzazione dei cuori. Edopo la tragedia nel mare di Lampedusa dei primi di ottobre pronunciacon la voce rotta dall’emozione e dal pianto: “Vergogna… vergogna…” pernoi tutti, per la durezza di cuore, per le omissioni colpevoli e perl’ipocrisia della politica. Durante la visita al Centro di AccoglienzaAstalli di Roma provoca gli ordini religiosi, tutte le realtàecclesiali e ciascuna e ciascuno di noi, dicendo che sarebbe moltograve gestire i conventi vuoti con finalità di guadagno invece diospitare “i rifugiati che sono la carne viva di Cristo nella storia”.Una visita significativa e programmatica, quella di Lampedusa, ignoratacompletamente dalla politica. Per noi resta un riferimento luminoso.
  • La giornata di digiuno epreghiera per la pace. Ci sentiamo confortati e incoraggiatinell’impegno di questi anni per la nonviolenza attiva e la costruzionedella pace che si esprime in modo particolarmente incisivo nell’annualeVia Crucis Pordenone-Base USAF di Aviano giunta alla prossima 18aedizione. La proposta di preghiera e di digiuno per la pace del 7settembre scorso ha avuto risonanza e partecipazione mondiale. La paceè stata avvertita come responsabilità e compito di ciascuno e di tutti;le persone che cercano di vivere la nonviolenza attiva e la costruzionedella pace a qualsiasi popolo, cultura, lingua, religione, convinzioneappartengano si sono riconosciute nelle parole di Francesco che hadenunciato l’uso della forza, il commercio delle armi e la guerra comeinutili, irrazionali, disumane, portatrici di morte. La proposta di unagiornata di riflessione, preghiera e digiuno legata anche al probabileuso della forza armata in Siria deve diventare una scelta permanenteche si traduca in sensibilità e iniziative operose e concrete per lapace.
  • Il viaggio in Brasile perandare ad ascoltare prima che insegnare. L’immersione fra la gente perelevare assieme un grido contro le ingiustizie inaccettabili; control’ingiustizia strutturale che in modo perverso esclude, emargina unaporzione consistente di umanità, milioni e milioni di personeconsiderate numeri, eccedenze, esuberi, scarti. Così Francesco siesprime nella recente esortazione EvangeliiGaudium, al n. 55: “Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazionedell’antico vitello d’oro (cfr Es 32, 1-35) ha trovato una nuova espietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura diun’economia senza volto e senza uno scopo veramente umano…, conideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e laspeculazione finanziaria. Il denaro deve servire e non governare!”Francesco entra nella favela per condividere e guardare il mondo,l’umanità e la Chiesa con gli occhi di quella gente. Entra in unabaracca a telecamere spente, per evitare strumentalizzazioni riguardola sua immagine e popolarità, sulle spalle dei poveri (ricorda a noi il“fai strada al povero senza farti strada” di don Milani).
La riformadella Chiesa
Francesco mette mano ad alcune riforme strutturali quali ilripensamento e la riformulazione dello IOR, forse in vista di una bancaetica. Nomina otto cardinali come gruppo per una gestione piùcollegiale e per una riforma incisiva della Curia Romana, finalmentelibera da lobby economiche e intrecci di poteri oscuri; nomina unacommissione per il dramma della pedofilia.
La collegialità nella Chiesa; il pluralismo delle teologie e delleliturgie; la valorizzazione dei diversi ministeri; la libertà delcelibato; l’ordinazione di uomini sposati, il ministero sacerdotalealle donne “Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologiadella donna... il genio femminile è necessario nei luoghi in cui siprendono le decisioni importanti” (intervista a “Civilità Cattolica”,n. 3918, 19 settembre 2013); un ripensamento sereno dell’amore e dellasessualità nelle loro diverse espressioni; soprattutto la continuazionecon perseveranza dell’affermazione concreta della Chiesa povera e con ipoveri, fedele al Vangelo, accogliente e misericordiosa sono probabiliappuntamenti che attendono il ministero del vescovo di Roma.
L’esortazione apostolica EvangeliiGaudium raccoglie le indicazioni del Sinodo dei Vescovi del 2012e, di fatto, prospetta su diversi aspetti il percorso programmatico perun rinnovamento della Chiesa: un documento importante da leggerepersonalmente, nelle comunità parrocchiali, nelle diocesi.

La provocazionee il conforto di Francesco
Non siamo mossi da alcuna esaltazione, ma dalla constatazione,condivisa con tante persone, di una Chiesa maggiormente vicina ecredibile; dalla conferma che il Vangelo può essere vissuto nellastoria, nell’esperienza della propria vita, che può dire “qualcosa diprofondo”, significativo per le donne e gli uomini di oggi; dallaspinta a cogliere altri segni di vita e di speranza nella nostra realtàquotidiana: lo stile forte nella fede e solidale nel sostegno delle
popolazioni delle Filippine e della Sardegna nell’affrontare le recentitragedie, l’esempio di Malala, undicenne fanciulla pakistana (e dibambini di altre parti del mondo), che alle Nazioni Unite e al Mondointero grida: “Mandateci penne (istruzione) e non armi”, un’indaginedel Censis che ci fa sapere come, proprio dentro il ciclone di unacrisi che morde, “l’egoismo è stanco e cresce tra gli italiani lavoglia di ritrovare l’altro e la disponibilità ad aiutare gli altri”(“Avvenire” del 7 novembre 2013).
Piccoli segnali, ma sintomatici di un clima che sta cambiando e puòcontinuare a cambiare verso il compimento delle doglie del parto e lanascita di quella umanità nuova, finalmente illuminata dall’amore diCristo, che prepara “cieli e terre nuove” (Ap 21,1). Con questocambiamento ispirato alla radicalità evangelica, di cui Francesco,vescovo di Roma e papa, sta dando splendida testimonianza, com’è ancorapossibile dire di credere in Gesù Cristo e poi vivere in splendidipalazzi, usare auto di lusso, frequentare i salotti dei ricchi e deipotenti, condurre uno stile di vita elitario e privilegiato; continuaread essere chiamati con titoli onorifici, a vestire abiti clericali, acelebrare liturgie con solennità autoreferenziali? Come continuare adisinteressarsi della pace, degli immigrati e dei rifugiati, deicarcerati? Come nelle nostre diocesi e parrocchie privilegiare gliaspetti organizzativi e strutturali e non coltivare l’atteggiamento difondo della misericordia, dell’accoglienza, della cura, dell’accompagnamento? Quali possono essere le motivazioni della mancanza delcoinvolgimento delle diocesi e delle parrocchie nell’esprimere leproprie considerazioni rispetto al questionario di 38 domande inviato atutti i vescovi del mondo che riguarda i diversi aspetti delle vicendefamiliari in preparazione all’assemblea sinodale dell’ottobre 2014?Perché sottacere e sminuire la partecipazione a questa grandeconsultazione di tutta la Chiesa?
Noi pensiamo che le parole e i gesti di Francesco vescovo di Roma epapa esprimano in maniera diretta ed esplicita la fede e l’annuncio diGesù di Nazaret e del suo Vangelo, Buona Notizia per l’umanità, echiedano impegno al cambiamento. Da queste motivazioni e riflessioni cisentiamo incoraggiati e con gratitudine partecipiamo allaindispensabile riforma della Chiesa, per la quale già in questi anniabbiamo cercato di esprimere con convinzione parole e segni.

In prospettiva
La Chiesa che esce, che abita le periferie esistenziali in cui incontrale persone ci porta a considerare i disoccupati, i nomadi Sinti e Rom,gli immigrati, i carcerati, tutti coloro che fanno fatica e che sono aimargini e a condividere le loro storie; a sentire preoccupazione per laMadre Terra impoverita, colpita, sfigurata.
Avvertiamo questo profondo coinvolgimento a restituire, a restituircila vita, a noi esseri umani e a tutti i viventi. Sentiamo Francesco,vescovo di Roma e papa, come segno inatteso, sorprendente econfortante, presente in questo coinvolgimento perché ci sia vita pertutti.

I preti firmatari:
Pierluigi Di Piazza, Franco Saccavini, Mario Vatta, Giacomo Tolot,Piergiorgio Rigolo, Andrea Bellavite, Luigi Fontanot, Alberto De Nadai,Renzo De Ros, Albino Bizzotto, Antonio Santini.



Contatti

  • Piazza della Chiesa, 1 - 33050 Zugliano (Udine)
  • segreteria@centrobalducci.org
  • 0432 560699

© Associazione - Centro di Accoglienza "E. Balducci" ODV ETS Privacy policy Cookie policy Powered by Easynet CMS