UNA CARTA DI PRINCIPI E PUNTIUNIVERSALI PER UN WELFARE regionale ACCOGLIENTE
Una proposta nuova e alternativa è possibile assumendo, anche conmodalità diverse da quelle passate, come punto di riferimento larisposta a importanti bisogni sociali partendo dalle fasce più deboli,meno garantite. In questo senso per ciascuno dei principali settorisociali occorrerebbe elaborare proposte concrete basate sugli assuntiprecedenti che “dimostrino” come un Welfare per tutte e tutti inRegione sia possibile, un Welfare dove anche alle persone siariconosciuto un ruolo attivo, non di utenza passiva, affinchétale nuovo sistema di protezione sociale sia anche, veramente, ditutte/i.
Sarebbe importante se a livello di proposta, nei Piani di zona e nelleiniziative del volontariato, delle associazioni, nell’attività deisindacati si proponesse dei chiari punti irrinunciabili, universali sucui ricostruire un vero sistema di welfare, di protezione sociale chesuperi le logiche monetaristiche, individualistiche o peggio quelledell’abbandono dell’intervento pubblico limitando l’azione a interventispot di tipo “caritatevole”.
Che cosa fare:
Cancellare ogni norma oregolamento che ponga discriminazioni anticostituzionali all’accesso alwelfare, prevedendo da parte della Regione FVG in ogni settore(scuola, casa, sanità, sociale,…) un intervento minimo universale comediritto di tutte/i;
Ricollocare a centro del sistemadi welfare la persona e il suo benessere, non laproduzione di servizi o il rispetto di parametri macroeconomici (perquanto importanti). Occorre darevalore e dignità ad ogni condizione, età, situazione di vitaaffermando, riconoscendo alle singole persone nel loro diverso stato(anche di vulnerabilità e/o di cronicità) pari valore e partecipazione. Lacrisi non può diventare giustificazione di un rovesciamento deiprincipi e non può giustificare l’aumento di disuguaglianze socialifondamentali come avviene nella nostra realtà territoriale.
Governare la crisi attraversouna “Vision” sulle politiche di welfare, significa lavorare non per un welfare “leggero”/”semplificato” o soloper i “bisognosi”, ma per lo sviluppo di politiche socialiintegrate capaci di fronteggiare nuovi rischi sociali e non dichiudersi a target minimi di popolazione. Significa interrogarsisu cosa non si deve fare (né oggi né domani) e su cosa si può fare apartire da oggi, perché alcuni interventi necessitano di tempi lunghi eproprio per questo devono essere avviati sin da subito.
Concertare finalmente ladefinizione di un Piano Sociale regionale e dei livelli essenziali diservizi e interventi, integrato con quello Sanitario, attraversola partecipazione attiva delle comunità (cittadine/i,operatrici/ori, amministrazioni locali); coinvolgere cittadine/idestinatari dei servizi e operatrici/tori è l’unica via in grado digenerare più efficienza e più qualità, anche in epoca di ristrettezze.
Rilanciare i principi delladomiciliarità e della prevenzione, che devono essere prioritàanche della spesa sociale e sanitaria, spostando quindi l’attenzionedalla politica dei “muri”, delle strutture o dei contenitori versoquella dei servizi più vicini a cittadine/i.
Ridefinire i contenuti della spesa sociale, prevedendo un fondo sociale unico, che inglobianche le diverse attuali finalizzazioni e che garantisca le priorità a livelloregionale su interventi e servizi, lasciando alla gestione associata deiterritori la valutazione e la responsabilità di agire su esigenzespecifiche delle comunità d’appartenenza.
Ridefinire le misure per ilsostegno al reddito di Cittadinanza, con garanzie socialiuniversali minime garantite in tutto il territorio regionale perassicurare condizioni di vita dignitosa e prevenire e contrastarefenomeni di povertà, di esclusione sociale e sempre più spesso divulnerabilità.
Riconoscere l’importanza diinvestire nella formazione e nella giusta valorizzazione delleprofessioni legate al lavoro di cura, in quanto attualmente illavoro di cura rischia di risultare o “poco attrattivo” (anche per le/igiovani trattamento economico basso, rischio di bassa qualificazionedegli operatori in settori strategici per l’assistenza alle personefragili …) o delegato all’interno delle “mura” domestiche e quindiappannaggio delle famiglie.
Porre attenzione a tagli linearie riforme poco chiare e dagli esiti incerti. La crisieconomico-finanziaria sta imponendo una revisione del sistema diwelfare che rischia di andare oltre il pur necessario contenimentodelle inefficienze e il contributo al risanamento della finanzapubblica. E’ più semplice tagliare intere aree d’intervento o rinviarea complesse organizzazioni di servizi che intervenire puntualmentesulle piccole e grandi inefficienze che si celano all’interno di un sistema le cui fondamenta vannoriconosciute e preservate.
Porre attenzione allemonetizzazioni inutili e a interventi spot o “caritatevoli” rivoltisolo a ridotte fasce sociali, inefficaci, per situazione didisagio sociale, difficoltà psichica o tossicodipendenza, disabilitàche non modificano sostanzialmente i problemi e vanno a discapito diinterventi più strutturati e di sostanziale sostegno alle famiglie.
Evitare le “deleghe” a famigliee associazioni di volontariato nella gestione di servizi, camuffate dalprincipio di sussidiarietà. A cittadini/e si affidano nuoveresponsabilità e nuovi compiti di cura, ma si incide, allo stesso tempocon molteplici provvedimenti sulle loro risorse economiche e di cura,producendo nuove povertà a lungo termine.
Rilanciare il ruolo e lefunzioni del servizio pubblico, in una logica di dialogo con un IIIsettore e volontariato ricco e propositivo.
Porre attenzione al “fascino”delle privatizzazioni (privato è meglio), che di fatto haportato a nuova precarietà e provvisorietà e al dissolvimentodella Rete di servizi a sostegno della cittadinanza.
Ridurre le diseguaglianze((economiche e sociali) promuovendo lo sviluppo inclusivo, sostenibile eintelligente, il che significa con-viverein rete sociali che evolvono attraverso le differenze. Nonesiste l’inclusione totale capace di eliminare le differenze,l’inclusione è un processo di aperture e sensibilità continue verso ledifferenze, in una logica di transizioni co-evolutive individuali,interpersonali e sociali proprie delle con-vivenze.
Passaggio della tutela della salute delle persone detenute e dei migranti costretti nel Cie alle Aziende sanitarie di riferimento, rispettando il principio dell'universalità del trattamento. Istituzione della figura del Garante regionale delle persone private della libertà personale detenute nei medesimi luoghi, non solo quale presidio delle condizioni detentive, ma soprattutto per stimolare la promozione di percorsi di reinserimento sociale coinvolgendo le amministrazioni pubbliche, anche con lo svolgimento di lavori di pubblica utilità in favore delle comunità locali.
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