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Evento
Viaggio a Sarajevo per Gabriele Moreno Locatelli
A 20 anni dalla sua uccisione
Sarajevo, 3 ottobre 2013
PACE
SARAJEVO, 3 OTTOBRE 2013
Ci siamo dati appuntamento al Ponte Vrbanja alle 10. Sventolavano già le bandiere della pace e al centro della ringhiera unagrande foto plastificata di Gabriele Moreno. C’era ilgruppo della Comunità di Canzo con alcuni ex sindaci, volontari evecchi alpini, c’erano i volontari e i vecchi alpini, c’erano ivolontari di Sarajevo che hanno conosciuto e lavorato con GabrieleMoreno, c’eravamo noi dei “beati”. A rappresentare le istituzioni sonoarrivati il vicesindaco della città di Sarajevo Ranko Covic,l’ambasciatore italiano Ruggero Corrias con la 2^ segretaria IlariaRagnoni e l’addetto culturale Daniele Onori.
L’ambasciatore ha fatto una precisa richiesta al vicesindaco per poterapporre per il prossimo anno una targa con il nome di Gabriele Moreno afianco di quella di Suada Dilberovic e Olga Susić.
Da un volontario di Canzo è stato offerto al Vicesindaco un pane conscritto sopra MIR. È stato distribuito e mangiato da tutti i presenti,diversamente da quel pane rimasto a terra sul ponte, bagnato dallapioggia di 20 anni prima. È stato deposto un mazzo di fiori e poi siamosaliti tutti alle targhe che riportano l’intestazione della “ViaGabriele Moreno Locatelli”. Anche lì è stato deposto un altro mazzo difiori. Quindi è intervenuto il Vicesindaco di Sarajevo facendo unaproposta che è piaciuta a tutti: in quel lembo di terra vengarealizzato un parco giochi per bambini intitolato a Gabriele Moreno. Èstato letto anche un messaggio del Sindaco di Brescia. È intervenutocon semplicità e spontaneità chi ha voluto “ricordare”. Particolarmentetoccanti sono state le testimonianze dei volontari di Sarajevo. Non èstata una memoria triste, anche se abbiamo saputo che la foto diGabriele Moreno al centro del ponte non è rimasta oltre le ore 13.Qualsiasi memoria del periodo della guerra, per quanto bella e umana,non può ancora trovare attenzione e ascolto a Sarajevo.
Come gruppo “ beati ” abbiamo voluto recarci il pomeriggio del 3 e ilmattino del 4 ottobre a Srebrenica. Una memoria drammatica che hacostretto tutti a un silenzio profondo, dove il dolore e le domandesenza alcuna risposta, in un mare di stele bianche tutte uguali egeometricamente ordinate, non permettono per ora altri sentimenti eriflessioni.
Su tutto un numero 8372.
Su ogni stele accanto al nome sta scritto:
“E non dite di coloro che sono stati uccisi sulla via di Allah: "sonomorti". No, essi sono vivi, ma voi non li percepite.”
I partecipanti BCP
LETTERA A GABRIELE MORENO
Caro Gabriele Moreno,
Siamo ancora qui, a vent'anni esattidal momento in cui sei stato colpito su questo ponte. Alcuni di noi nonti hanno conosciuto, hanno solo sentito parlare di te. Non è la tuamorte violenta e non voluta che ci ha portati qui, ma la tua vita, perquello che nelle varie tappe della tua ricerca continua hai cercato diesprimere. Hai camminato tanto a piedi scalzi. Avevi imparato aincontrare le persone partendo dai piedi. Una solidarietà la tua, cheera da subito condivisione e camminare insieme. Era anche denuncia afianco di tutti i senzascarpe, i meno dotati e meno fortunati nellavita. Eri particolarmente attento e tenero con i bambini più sfortunati.
Tu sei stato ucciso; ma qui aSarajevo – come per Tonino Bello e altri che qui in Bosnia hannoconsegnato la vita – hai consumato la tua ricerca appassionata, ilsenso profondo del tuo esistere. La tua solidarietà era diretta,concreta, di persona, senza misura e senza esibizionismi. Si direbbeche eri l'antieroe per eccellenza.
E' stato il tuo ultimo esporti persapere della sorte degli altri amici che erano con te su questo ponte,a permettere di essere centrato dal cecchino che ha sparato. Il tuoultimo grido lancinante, che si è unito a quello di tutti coloro chesono stati colpiti. L'urlo contro la guerra, la più grande ingiustiziacontro le persone e i popoli; ma anche il grido di chi crede che nonc'è una vita solo dopo la morte, ma una vita che viene espressa alsommo grado con la morte stessa. Su questo ponte stavi esprimendo latua fedeltà agli amici, la solidarietà alla popolazione di Sarajevotenuta in ostaggio dalla guerra. Non le parole, ma la tua persona e iltuo camminare, il trovarti su questo ponte dice quanto è stata profondae diretta la ricerca e la determinazione per la pace.
Piedi scalzi, condivisione, giustiziae pari dignità per le persone e per i popoli, impegno diretto a costovita per la pace nella concretezza del quotidiano: non sono metafore,ma l'orizzonte che è aperto per ciascuno di noi. E' quanto attendetutta l'Umanità, Terra compresa. Per questo, senza retorica, crediamoanche noi in questo momento, “Gabriele Moreno vive”.
don Albino Bizzotto
Presidente, Beati i costruttori di pace
La scheda di Gabriele Moreno Locatelli suWikipedia
Vedi anche