L’Eucarestia è Mistero e concretezza, come in fondo lo è la nostra vita, lo sono le relazioni, lo è l’intreccio continuo fra vivere e morire, fra l’uomo e Dio, fra storia e trascendenza, fra vita e vita oltre la morte. Gesù di Nazaret in prossimità del suo arresto, della sua tortura e uccisione sulla croce, ha vissuto un momento di profondo coinvolgimento ed emozione; e nella celebrazione di quella Pasqua ha consegnato la sua vita, donata totalmente agli altri. Al Pane e al Vino dell’incontro che fa vivere la sua presenza e il suo messaggio come provocazione ad attuarlo nella vita, nella società nel mondo d’oggi, nella Chiesa. Non il rito della Messa che lascia le persone e la storia così come sono, ma una celebrazione comunitaria coinvolgente che assume la storia per contribuire alla sua trasformazione positiva, più umana. La festa del Corpus Domini nella memoria storico-religiosa di molti di noi è stata associata alla processione attraverso le vie dei paesi e delle città, molto attenuata in questa società.Riscoperta in profondità dovrebbe vincolare pubblicamente, dentro all’evolversi della storia, la presenza di Gesù Cristo nell’Eucarestia e la sua presenza nelle persone affamate, assetate, spogliate dei vestiti e ancor più della dignità e dei diritti fondamentali; delle persone straniere; di quelli che vivono in carcere o si trovano in altre situazioni di bisogno, di fatica, di emarginazione, di esclusione. L’Eucarestia non deve essere chiusa nei tabernacoli e negli ostensori di una sacralità separata dalle storie delle persone, dalla storia dell’umanità, ma, farne parte intimamente come presenza di Gesù di Nazaret per comunicare prospettiva, forza, coraggio, sostegno all’impegno di costruire l’umanità della pace, della giustizia, dell’accoglienza, della fraternità.Che senso ha celebrare l’Eucarestia, partecipare alla Comunione, se non c’è la preoccupazione per gli impoveriti del mondo, per chi é ucciso dalla fame; se non si rinnova l’impegno per un’umanità più giusta?Che senso ha celebrare l’Eucarestia e partecipare alla Comunione se non ci si preoccupa di tanta violenza, della fabbricazione e del commercio delle armi, delle guerre in atto che uccidono, feriscono, distruggono e nulla risolvono? Se non si alimenta la spiritualità e la scelta della non violenza attiva, della liberazione dall’inimicizia?Che senso ha celebrare l’Eucarestia e partecipare alla Comunione se non ci si preoccupa delle discriminazioni e delle varie forme di razzismo; se non si attinge forza, coraggio e perseveranza per contribuire alla convivenza pacifica e arricchente fra le differenze?Che senso ha celebrare l’Eucarestia e partecipare alla Comunione se non ci si preoccupa dell’usurpazione delle risorse, della distruzione e dell’inquinamento dell’eco-sistema, della casa comune nostra e delle future generazioni? Se non si attinge forza e coraggio, impegno perseverante per la salvaguardia e la cura di tutti gli esseri viventi, entrando con essi in relazione di vita? Che senso ha celebrare l’Eucarestia e partecipare alla Comunione se si accetta di vivere in una società materialista, consumista, individualista, egoista, dell’apparenza, della grossolanità, grettezza e superficialità? Se non ci si ispira alla profondità dello Spirito, se non si alimentano spiritualità, silenzio, preghiera, contemplazione, cultura, arte, creatività?Anche il brano del Vangelo di questa domenica (Luca 9,11b-17) ci provoca ad un coinvolgimento disponibile e concreto. Gesù accoglie volentieri la gente che lo cerca: parla del Regno di Dio, cioè di un’umanità profondamente umana e guarisce coloro che hanno bisogno di cure.Verso sera, i suoi discepoli lo invitano “a lasciar andare la gente perché possa trovare da mangiare e da dormire nei villaggi e nelle campagne intorno perché il luogo in cui si trovano è isolato”. Gesù li provoca: “Date voi qualcosa da mangiare a questa gente” ed egualmente provoca anche noi: “Fate voi qualcosa per la giustizia, l’uguaglianza, i diritti umani”. E noi, come i discepoli, con una mescolanza fra impotenza, fatalismo, dipendenza dal criterio della quantità, osserviamo: “Abbiamo solo cinque pani e due pesci”, cioè possiamo poco o nulla con i mezzi a disposizione. “Gesù alza gli occhi al cielo, prega la preghiera di benedizione, poi comincia a spezzare i pani e a darli ai discepoli perché li distribuiscano alla folla”. La preghiera è andare alla profondità dell’essere; è liberarsi dalla cupidigia e dall’accumulo; diventa libertà e forza per liberarsi alla condivisione, per impegnarsi per la giustizia. “Tutti mangiarono e ne ebbero abbastanza. Alla fine raccolsero i pezzi avanzati e ne rimasero dodici ceste”. Utopia? Esempi simili esistono nella nostra società e in tanti luoghi del Pianeta: da essi l’incoraggiamento a continuare a condividere.