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DOMENICA 09 NOVEMBRE 2008 Vangelo di Matteo 25, 1-13
Vangelo di Matteo
09/11/2008
DOMENICA 9 NOVEMBRE 2008
L’INTELLIGENZA DEL CUORE PER RISPOSTE UMANE E SIGNIFICATIVE
Vangelo Matteo 25, 1-13
«Così sarà il regno di Dio. C’erano dieci ragazze che avevano preso le loro lampade ad olio ed erano andate in contro allo sposo. Cinque erano sciocche e cinque erano sagge. Le cinque sciocche presero le lampade, ma non portarono una riserva di olio; le altre cinque, invece, portarono anche un vasetto di olio. Poi, siccome lo sposo faceva tardi, tutte furono prese dal sonno e si addormentarono. A mezzanotte, si sente un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Subito le dieci ragazze si svegliarono e si misero a preparare le lampade. Le cinque sciocche dissero alle sagge: “ dateci un po’ del vostro olio perché le nostre lampade si spengono”. Ma le altre cinque risposero: “No, perché non basterebbe più né a noi, né a voi. Piuttosto andate a comprarvelo al negozio”. Le cinque sciocche andarono a compare l’olio al, ma proprio mentre erano lontane, arrivò lo sposo: quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala del banchetto e la porta fu chiusa a chiave. Più tardi arrivarono anche le altre cinque e si misero a gridare: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “non so proprio chi siete”. State, svegli, dunque perché non sapete né il giorno né l’ora».
Tutti noi abbiamo vissuto e viviamo l’esperienza di sentirci impreparati nel coinvolgimento di situazioni nuove a livello personale, della famiglia e comunità di appartenenza, di questa nostra società e della comunità planetaria data dall’interdipendenza sempre più evidente. In realtà viviamo dentro ad una particolare complessità, data soprattutto dagli accelerati cambiamenti riguardo alle dimensioni più profonde, al senso stesso del vivere e del morire. Scienza, tecnologia, nuove possibilità pongono questioni etiche come mai prima d’ora, soprattutto perché si constata che la loro crescita non incide sui drammi dell’umanità quali l’impoverimento e l’uccisione per fame di migliaia di persone al giorno; le armi e le guerre; gli egoismi e le chiusure nei confronti degli altri, dei diversi, in particolare stranieri, ma non solo. I conosciuti e tradizionali schemi interpretativi dimostrano la loro inadeguatezza; in tante situazioni ci chiediamo: come interpretare, cosa dire, cosa scegliere, come operare? Si avverte che la strada degli schemi risaputi, delle posizioni rigide, delle sicurezze dogmatiche contribuiscono a risposte che illusoriamente pongono al riparo, senza però entrare nel rapporto più veritiero possibile con le complessità, con la tensione ad ascoltare la vita, ad intuire e a scoprire il nuovo che nasce, che ci viene incontro e ci interpella. In tante situazioni ci chiediamo: come interpretare, cosa dire, cosa scegliere, come operare? Si avverte che la strada degli schemi risaputi, delle posizioni rigide, delle sicurezze dogmatiche contribuiscono a risposte che illusoriamente pongono al riparo, senza però entrare nel rapporto più veritiero possibile, con la complessità, con la tensione ad ascoltare la vita, ad intuire e a scoprire il nuovo che nasce, che ci viene incontro e ci interpella. Ma con quale atteggiamento interiore che ci eviti di cadere preda del contingente e dei suoi diversi frammenti, senza un orientamento di fondo che favorisca la lettura profonda delle novità che ci interpellano e ci coinvolgono? La Bibbia indica questo atteggiamento come “intelligenza del cuore”, come “sapienza” che certo non è innata, ma anch’essa da intuire, nutrire, custodire e ancora alimentare. E quali sono le sue qualità e caratteristiche? Prima di tutto la disponibilità di fondo a uscire da sé, dal proprio egoismo e narcisismo personale, di gruppo, di comunità per essere aperti all’altro, alla vita, ai segni dei tempi; e questo ascoltando le profondità, il patrimonio delle memorie sapienziali che ci vengono dalle comunità di tutto il Pianeta e che non possono essere manomesse da nessuna novità perché riguardano quelle dimensioni fondamentali, permanenti: l’amore autentico e l’amicizia vera; la dedizione gratuita e l’accoglienza generosa; la capacità di resistenza e di pazienza attiva, di coraggio, coerenza e perseveranza, una spiritualità profonda. E insieme l’ascolto sincero e profondo della vita con il criterio dell’attenzione alle persone e alle comunità con le loro storie, con la preoccupazione costante del bene di ciascuno e di tutti, a cominciare dai poveri, da coloro che stanno ai margini, dai sofferenti, dai colpiti. E ancora con la disponibilità all’ascolto, al dialogo, al confronto, uscendo da posizioni di rigidità, di durezza, di attribuzione agli altri, ai diversi della responsabilità della complessità con i problemi derivanti, che invece tutti ugualmente e diversamente ci coinvolgono. Questo può essere l’insegnamento del Vangelo di questa domenica (Matteo 25, 1-13) che racconta del diverso atteggiamento di dieci ragazze che partecipano alla festa di un matrimonio. Lo sposo tarda, cioè si verifica una situazione imprevista e loro nell’attesa si addormentano. Quindi sarebbe importante sempre non addormentarsi, non essere pigri, conformisti, fatalisti, rassegnati, scontati, banali, grossolani, bensì svegli, coscienti, attenti, pronti, curiosi, persone che si interrogano e che interrogano e cercano risposte. Quando arriva lo sposo cinque si accorgono che le loro lampade si spengono; chiedono allora alle altre di aiutarle a risolvere la situazione; la risposta negativa è motivata dalla constatazione che poi l’olio non basterebbe né alle une, né alle altre: l’aiuto solidale non deve coprire non curanza e disimpegno. La ricerca dell’olio a quell’ora tarda allontana cinque ragazze dalla possibilità di entrare nella sala della festa. Bussano, ma ormai sono fuori tempo. La narrazione del Vangelo ha come scopo di evidenziare l’importanza dello stare svegli e di poter alimentare la lampada della vita con l’olio della sapienza. Osiamo sperare, pensando alla misericordia del Signore, che tutte e dieci le giovani abbiano potuto allietare la festa e rallegrarsi loro stesse. L’esortazione ad essere vigili, pronti, ad alimentare l’olio della sapienza ci conduce a quella disponibilità interiore che diventa attesa paziente e attiva, senza cadere in tristezza e disperazione e senza sentirsi troppo sicuri, perché oggi la sicurezza troppo spesso diventa sinonimo di rifugio in sé, persona, gruppo, società, e rifiuto dell’altro; presunzione schematica e dogmatica e rinuncia alla novità, alla ricerca che essa esige, alla risposta che poco a poco richiede. Svegli, coscienti, attenti; solo così si possono cercare le risposte per costruire un futuro umano per tutti.
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