DOMENICA 11 Febbraio 2018 Vangelo Marco 1, 40-45

Vangelo di Marco

11/02/2018

DOMENICA 11 FEBBRAIO 2018
Una umanità da cui nessuno è escluso
Vangelo di Marco 1, 40-45

Un lebbroso venne verso Gesù, si buttò in ginocchio e gli chiese di aiutarlo. Diceva:- Se vuoi, tu puoi guarirmi. Gesù ebbe compassione di lui, lo toccò con la mano e gli disse:- Sì, lo voglio: guarisci!
E subito la lebbra sparì e quell'uomo si trovò guarito. Allora Gesù gli parlò severamente e lo mandò via dicendo: - Ascolta! Non dir niente a nessuno di quel che ti è capitato. Va' invece dal sacerdote e fatti vedere da lui; poi offrì per la tua guarigione quello che Mosè ha stabilito nella Legge. Così avranno una prova.
Quell'uomo se ne andò, ma subito cominciò a raccontare quello che gli era capitato. Così la notizia si diffuse, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città. Se ne stava allora fuori, in luoghi isolati; ma la gente veniva ugualmente da lui da ogni parte.

Quest’anno 2018 ricorre il 40^ anniversario della riforma Basaglia sulla chiusura dei “manicomi”. Padre Ernesto Balducci dal 19 gennaio al 5 febbraio 1977 ha guidato dagli studi RAI di Firenze la rubrica: “Voi ed io, punto accapo. Musiche e parole provocate dai fatti.”
In una delle puntate ha invitato in trasmissione Franco Basaglia per parlare della sua rivoluzione profetica della psichiatria.
A un certo punto così si è rivolto a lui: “Anche se a te non importa io ti considero veramente un cristiano secondo lo stile evangelico che rimette i lebbrosi dentro la città e fa capire ai maestri della legge e ai farisei custodi dell’ordine e dell’etica, il sospetto di essere invece coloro che opprimono ed emarginano”.
Il Vangelo di questa domenica (Marco 1,40-45) ci racconta l’incontro di Gesù con un lebbroso che poi lui guarisce.
La situazione dei lebbrosi al tempo di Gesù è descritta nel libro del Levitico: devono essere gettati fuori dall’accampamento; vivere in solitudine, vestirsi con abiti strappati, tenere il capo scoperto e, questa è la norma più drammatica gridare tutt’intorno: “Sono immondo, sono immondo”, perché nessuno si accosti.
Il lebbroso è diventato nel vecchio Testamento la figura dell’emarginato, escluso dalla comunità, punito da Dio, quindi con l’avvallo della religione del tempio.
Lebbrosi sono in certa misura anche i pubblicani, le prostitute, gli altri ammalati, i deboli, i poveri, tutti coloro che sono al di fuori delle istituzioni e costituiscono la parte considerata subumana, fuori e attorno all’accampamento gestito dalle classi dirigenti sociali, politiche e religiose, con i loro poteri che si supportano reciprocamente. Gesù di Nazaret si propone in modo rivoluzionario: non è Dio che manda la lebbra, che definisce persone, luoghi, cose pure e impure; che colloca le persone in una zona di “invisibilità”.
Al contrario nella sua persona si rende presente il Dio umanissimo che vive l’attenzione, la premura e la cura, che libera dall’impurità stabilita dal sistema istituzionale-religioso, che afferma in continuità con le parole e i gesti l’importanza primaria e indiscutibile di ogni persona qualsiasi sia la condizione sociale ed esistenziale in cui si trova.
E’ quindi pronto a recepire il grido di angoscia e la supplica di aiuto del lebbroso che con questo modo di comportarsi trasgredisce le imposizioni di legge.
Gesù gli va incontro e trasgredisce in modo evidente la legge che regola il rapporto di distanza dai lebbrosi: vive la compassione per lui, lo tocca con la mano e gli dice: “Sì, lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scompare e quell’uomo si trova guarito.
Gesù che tocca l’impuro, lo scartato guarisce due mali: quello del lebbroso e quello della comunità chiamata a rimettersi radicalmente in discussione, a liberarsi dalla presunzione che giudica inferiori alcune persone e le emargina; in realtà in questo modo impoverisce se stessa.
Così è avvenuto nella storia di ieri e continua in quella di oggi per i lebbrosi, i disabili, i sofferenti nella psiche, per le altre espressioni di diversità specie quelle pesantemente definite, etichettate, collocate in luoghi bene precisi come sono stati i manicomi, come sono le carceri.
Gesù è venuto a proporre e iniziare una nuova umanità in cui nessuna persona sia esclusa dalla relazione con gli altri, tanto meno in nome di Dio.
Progetto sempre straordinario, richiamato nella laicità della storia dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla nostra Costituzione, da altri fondamentali pronunciamenti riguardo i bambini, le donne, i richiedenti asilo politici; progetto sempre difficile, oggi in modo particolare.
Per questo siamo chiamati a rinnovare ogni giorno l’impegno.


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