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DOMENICA 12 APRILE 2009 PASQUA DI RISURREZIONE
Vangelo di Giovanni
12/04/2009
DOMENICA 12 APRILE 2009
SEGNI DI RISURREZIONE E DI VITA
Vangelo Marco 16, 1-8
Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, e Salome andarono a comprare olio e profumi per il corpo di Gesù: E la mattina dopo, al levar del sole, andarono alla tomba. Mentre andavano, dicevano tra di loro: «Chi farà rotolar via la pietra che è davanti alla porta?». Ma quando arrivarono, guardarono, e videro che la grossa pietra, molto pesante, era stata già spostata. Allora entrarono nella tomba. Piene di spavento, videro, a destra, un giovane seduto, vestito di una veste bianca. Ma il giovane disse: « Non abbiate paura. Voi cercate Gesù di Nazaret, quello che hanno crocifisso. È risuscitato, non è qui. Ecco questo è il posto dove lo avevano messo. Ora voi andate e dite ai suoi discepoli e a Pietro, che Gesù vi aspetta in Galilea. Là potrete vederlo, come vi aveva detto lui stesso». Le donne uscirono dalla tomba e scapparono via di corsa, tremanti di paura. E non dissero niente a nessuno perché erano spaventate.
*****
Nelle vicende umane di ciascuna e ciascuno di noi, come in quelle delle famiglie, delle comunità e dei popoli alcuni momenti, alcune vicende sono state e possono essere particolarmente dolorose e difficili, anche drammatiche: ad esempio la morte improvvisa o dopo lunghe e terribili sofferenze di una persona cara; situazioni di ingiustizia che umiliano e feriscono; e prima ancora che provocano la morte, come purtroppo le diverse forme di violenze e le guerre; e ancora le sconferme nell'amore, nell'amicizia, nella fiducia accordata, nella dedizione profusa, nei progetti infranti, che siano essi personali, di famiglia, di società, di comunità di fede. Il male nelle sue diverse forme provoca sofferenza, alle volte proprio scompagina l’animo, lo lacera profondamente, sembra spezzarlo; lascia attonite le persone, le ammutolisce, sembra svuotare le energie, togliere speranza. La elaborazione e la ripresa, specie in situazioni particolarmente dolorose, sono lente, lunghe, difficili, con momenti altalenanti. I possibili percorsi, i tempi e i modi sono diversi per ciascuna persona. Il percorso interiore profondo, di ripresa, può essere favorito, così almeno sembra, da relazioni significative che comunicano presenza, vicinanza, dedizione discreta e gratuita; che riescono a far percepire segni autentici di vita che diventano riferimento non assoluto, non di dipendenza, ma invece di concretezza, mistero, leggerezza, trasparenza, profondità e serietà di contenuti, oltre le frasi fatte, i luoghi comuni, gli atteggiamenti e le parole di occasione. La elaborazione e la ripresa possono essere ancora favorite dalla considerazione della vicenda di persone che, coinvolte dagli stessi drammi e dolori, anche più gravi, sono riuscite a reagire, a riprendere il cammino. E ancora possono essere favorite dall’affidamento della propria vicenda attraversata dal dolore, dalla drammaticità, dalla sconferma, dalla mancanza di speranza, al Mistero di una Presenza; non per ricevere risposte a interrogativi che resteranno sospesi per sempre quando la ragione giudica fermamente un’ingiustizia quella morte, quella vicenda drammatica di una, di più persone, comunità e popoli interi. L’affidamento al Mistero della vita e della morte può favorire la collocazione della vicenda dolorosa in quell’ambito reale, ragionevole anche se a noi non comprensibile e nello stesso tempo sostenere nella considerazione degli aspetti positivi, le ricchezze umane, spirituali, culturali, di quella persona che non è più presente fisicamente, di quel progetto che si è interrotto, di quel progetto comunitario stroncato con violenza, di quella relazione personale dolorosa. I Vangeli ci narrano che proprio quel Gesù di Nazaret, ucciso dal potere religioso, politico, militare, crocifisso sul Golgota, fuori dalla città, “per la sua fede è stato dal Padre risuscitato dalla morte”. Il segno del sepolcro vuoto, importante, ma non decisivo, ha trovato conferma negli incontri di Gesù Vivente oltre la morte con le donne e gli uomini suoi amici, sconvolti dalla sua morte tragica, sgomenti per la sconfitta delle sue parole e dei suoi gesti, senza più speranza. È molto importante capire dove e come avvengono gli incontri, nella laicità della storia: nella stanza presa in prestito, in cui avevano celebrato la cena di commiato; lungo la strada; nel cimitero; in riva al mare; sono incontri inattesi, sorprendenti, vissuti fra paura e incertezza e progressiva apertura alla fiducia, alla speranza, fino al riconoscimento di Gesù, alla realazione con lui che comunica quella forza interiore che fa riprendere, che sollecita ad aprirsi, a guardare avanti, a progettare, a valorizzare le parole prima da lui ascoltate e i gesti prima vissuti a lasciarsene coinvolgere profondamente, a diventarne annunciatori e operatori: e così testimoniare che la morte fisica non uccide l’amore, la dedizione, l’impegno, la speranza per un mondo di giustizia, di pace, di fraternità; che anche la morte può essere collocata nel Mistero della vita. Credere in Gesù vivente oltre alla morte, non significa dipendere da una verità dogmatica lontana e stratta, ma vivere una relazione dentro alle relazioni della vita e della storia, portando segni di vita e di speranza nella storia attuale. Non si tratta di un rimando e di un rifugio nell’aldilà, bensì del coinvolgimento nel dinamismo della vita per portare segni di vita oggi: di giustizia, non di ingiustizia, di non violenza attiva, non di violenza e di guerra; di accoglienza, non di discriminazione e razzismo; di spiritualità e di cultura, non di materialismo e di superficialità; di custodia di tutti gli esseri viventi, non di trascuratezza o distruzione.
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