La qualità umana e culturale di una società, di un paese si capiscono dal trattamento delle persone ammalate, di quelle che fanno fatica, che sono ai margini, dei bambini e dei giovani, guardando al futuro di una società. In concreto, dalla qualità e dall’efficacia della risposta sanitaria che mette insieme professionalità e umanità; dal funzionamento delle scuole, da quelle dell’infanzia all’università con profondità di contenuti, trasmissione di saperi e di competenze, risorse adeguate, metodologia ricca di relazioni e umanità.E ancora da come si vive il rapporto con le persone diversamente abili; quale la qualità strutturale e prima ancora umana dei luoghi in cui vengono accolte. E ancora come sono trattati gli anziani nelle case e negli istituti: chi li segue e li accompagna, qual è la qualità della loro vita personale e comunitaria.E ancora come si considerano i sofferenti nella psiche; dove e con chi vivono dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici; quali le relazioni nelle comunità di accoglienza e nelle famiglie, per chi vive nella propria casa con qualcuno dei familiari.Come migliaia di persone vivono la drammatica situazione del carcere, senza lavoro, senza futuro, con la concreta possibilità (di fatto è al 70%) di ricadere una volta usciti e quindi di rientrare, se non c’è stata la possibilità di lavorare e di riabilitarsi umanamente. E ancora come vivono tante persone dipendenti da alcol e sostanze; altre senza fissa dimora, proprio ai margini della società.Ecco, proprio visitando questi luoghi e incontrando queste persone, non il centro, non i luoghi del potere di una città si capiscono i meccanismi sociali, culturali e politici in atto e si può giudicare la qualità umana della vita di una città, di una regione, di un popolo intero.E ancor più, chi vive queste condizioni guarda e giudica la società nella sua maggior o minor disumanità.Dove e quand’è che si può invitare a vedere la qualità umana di una situazione? Di un ospedale, di una scuola, di una comunità di accoglienza?Nell’ambito di queste riflessioni si può collocare il Vangelo di questa domenica (Matteo 11,2-11). Giovanni il Battezzatore è in carcere; il potere di Erode lo ha imprigionato per farlo tacere, perché non risuoni la sua parola forte e veritiera che denuncia l’ingiustizia, la violenza, la corruzione, una pratica religiosa ipocrita; che invita al cambiamento del cuore e della coscienza che si esprime in frutti di opere buone, soprattutto nella giustizia e nella misericordia.Dalla prigione guarda Gesù, sente l’eco delle sue parole e dei suoi gesti. Desidera sapere se è lui il Messia o se si deve aspettare un altro. Gesù non si diffonde in parole per rispondere ai discepoli di Giovanni venuti a porgli la domanda.Dice loro: “Andate a raccontargli quel che udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono risanati, i sordi odono, i morti risorgono e la salvezza viene annunciata ai poveri”.Anche noi nelle comunità cristiane, nelle Chiese, come segno per tutta la società dovremmo poter rispondere a chi guarda all’essere cristiani: “Venite e vedete: cerchiamo di vivere l’accoglienza a chi fa più fatica, agli stranieri; i nostri ambienti sono aperti a chi ha bisogno; cerchiamo di vivere l’ascolto, la condivisione, la sobrietà, la vera solidarietà”.Possiamo dirlo e come e quando?Purtroppo troppe volte fra il modo concreto di vivere e le enunciazioni di grandi principi si attua una grande frattura che si cerca di coprire con grandi costruzioni di dottrine e di parole che assolvono illusoriamente solo chi le dice, comunque molto distante dalla condizione delle persone.Mentre i discepoli di Giovanni si allontanano, Gesù parla con ammirazione e commozione di Giovanni, suo cugino, fra poco martire. Non “una canna sbattuta dal vento”, cioè non un uomo che cambia atteggiamenti e pareri, a seconda delle circostanze, ma retto, fedele e coerente. Non un uomo vestito con abiti di lusso come i faccendieri e gli adulatori dei potenti che dipendono servilmente da loro nei luoghi del potere, del lusso e della corruzione. No, perché Giovanni è un profeta che denuncia il male, propone la strada alternativa da seguire, vive con coerenza quello che annuncia nelle scelte della sua vita, guardiamo ai profeti, ascoltiamo la loro voce, seguiamo il loro insegnamento