LA RIFLESSIONE AUDIO E' DI Don GALLO
LA RIFLESSIONE DI PIERLUIGI DI PIAZZA
Oggi che nel nostro Paese viviamo con qualche milione di persone (oltre cinque regolarizzate) che vengono da altrove; che nella nostra Regione viviamo con oltre centomila; che nelle scuole della provincia di Udine gli alunni stranieri sono più di cinque mila, l’8,4% del totale, possiamo essere favoriti nella percezione dell’esperienza che la prima comunità cristiana ha vissuto a Pentecoste, di cui in questa domenica si vive la memoria nelle nostre comunità cristiane, riferendoci al racconto degli Atti degli Apostoli (2,1-13) e al brano del Vangelo di Giovanni (20, 19-23). La questione è una costante fra le più delicate e difficili della storia dell’umanità: quella cioè del rapporto fra uguaglianza e differenze; fra unità e diversità, in qualche modo anche fra libertà e leggi, ordinamenti.La Bibbia ci propone l’interpretazione sapienziale della storia dell’umanità. Adamo ed Eva, rappresentanti degli uomini e delle donne, pretendono di diventare come dio; “sarete come dei” e come conseguenza, sperimentano la rottura dell’equilibrio armonico che vivevano fra di loro e con tutti gli esseri viventi, come sarebbe stato e continua ad essere nel progetto di Dio creatore. L’aspirazione all’onnipotenza induce, infatti, a non considerare gli altri con pari dignità, ma inferiori, da usare strumentalmente, su cui imporre decisioni; da eliminare se si ritiene non servano. La competizione porta facilmente a rivalità, avversione, inimicizia, a violenza per eliminare l’altro. Infatti, Caino uccide il fratello Abele.Le vicende personali si allargano a centri concentrici, a comunità e a popoli e diventano situazioni strutturali: quelle di gruppi di potere economico, politico, militare, mediatico che pretendono di imporre alle comunità, a popoli interi, a parti del Pianeta i loro progetti di dominio, di sfruttamento, diusurpazione, usando anche le strategie, i metodi e i mezzi più terribili. Il gruppo che ha costruito la torre di Babele come sfida a Dio e prepotenza e dominio sugli altri, ha inteso riaffermare che il suo potere è assoluto e indiscutibile, che impone uniformità di mentalità, di lingue, di comportamenti. Di fatto, le differenze ci sono e chiedono di potersi esprimere, di essere ascoltate, di poter contribuire, insieme alle altre al fine del bene comune.Se questa apertura, se questa dinamica è impedita e repressa la conseguenza è una “babele”, cioè una confusione degli atteggiamenti e delle lingue, delle diversità che non possono incontrarsi se non in modo confuso, senza un progetto, perché il progetto è imposto dall’alto. In questa confusione, alcuni cercheranno di esprimere la loro diversità di nascosto; altri faranno opposizione al potere; altri diventeranno collaborazionisti e anche delatori. Se manca il fine del bene comune, le conseguenze sono le divisioni, le contrapposizioni, i contrasti, le violenze.Lo Spirito di Dio in modo alternativo sollecita ed anima ad esprimere le proprie diversità per il bene comune. A Gerusalemme, sono presenti tante persone, di popoli diversi: essi capiscono le parole e il messaggio degli apostoli coinvolti dall’esperienza dello Spirito che anima le diversità ad esprimersi e a collaborare per il bene comune. “Eppure tutti li sentiamo annunziare, ciascuno nella sua lingua, le grandi cose che Dio ha fatto”. Lo stupore è grande. Qualcuno s’interroga, altri ridono e li considerano ubriachi. Quante sono le culture sulla faccia del Pianeta e ora fra noi? E le lingue? E l’arte, la musica, i cibi, i vestiti, le spiritualità? C’è davvero una straordinaria diversità. Lo Spirito ci anima a comunicare le diversità, a favorire il loro incontro, la loro conoscenza e reciprocità per il bene comune di un’umanità veramente umana. La prospettiva è quella del superamento di ogni chiusura etnocentrica, di identità chiuse, difensive e aggressive; per vivere identità aperte nel dare e nel ricevere. Infatti, i doni dello spirito sono la serenità e l’equilibrio interiore e nelle relazioni; il perdono che accoglie, conforta, incoraggia; la pace come situazione profonda, personale e storica.