Nella nostra vita, in quella della società gli ordinamenti, le leggi sono importanti; la loro attuazione, una garanzia per la convivenza; sono espressione della mediazione fra ispirazioni, culture, posizioni diverse,..a patto che non diventino vantaggio, copertura, protezione per qualcuno: persona, gruppo di potere. Così con profondità illuminante don Lorenzo Milani: “Posso solo dire ai ragazzi che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste, cioè quando sono la forza del debole. Quando invece vedranno che non sono giuste, cioè quando sanzionano il sopruso del forte, essi dovranno battersi, perché siano cambiate”. E’ fondamentale quindi riprendere a riflettere sempre sulla visione del mondo, delle relazioni, delle istituzioni, cioè sulla cultura, sul senso ampio e profondo, antropologico del termine a cui le leggi attingono, di cui sono espressione. Nella tradizione cattolica i dieci comandamenti sono stati troppo spesso interpretati e diffusi come leggi estrinseche, provenienti cioè dall’esterno, che imponevano alle persone di “non fare”; una sorta di morale del contenimento, favorita proprio anche dalla successione incalzante dei “non”: ad esempio, “non rubare, non uccidere…”. Troppo spesso si è dimenticata la fonte ispiratrice, cioè la relazione con Dio che di per sé chiede reciprocità, coinvolgimento, decisioni e azioni conseguenti; la fedeltà derivante dall’adesione interiore. L’interpretazione positiva di queste dieci grande parole apre, dispiega le potenzialità e le possibilità, superando la logica del contenimento, coinvolgendo insieme la libertà e la responsabilità, l’autonomia e le relazioni, il bene personale mai disgiunto dal bene comune. Nell’ambito di queste considerazioni si può collocare il Vangelo di questa domenica (Matteo 5,17-37), quando Gesù dice: “Non dovete pensare che io sia venuto ad abolire la legge di Mosè e l’insegnamento dei profeti, ma per compierla in modo perfetto”, si riferisce appunto all’importanza fondamentale di riprendere in continuità la fonte ispiratrice. Questo porta “a fare la volontà di Dio più seriamente di come la fanno i farisei e i maestri della legge”, perché essi si attengono formalmente alle norme, senza coinvolgimenti e considerazioni, senza adesione interiore. “Nella Bibbia è stato detto ‘non uccidere’, ma io vi dico che se uno va in collera con un suo fratello…se gli dice “cretino”, “traditore”, può essere condannato”.Quindi non basta non uccidere, ma è fondamentale coinvolgerci ed impegnarci nel superamento dell’inimicizia e dell’ostilità da cui derivano parole, gesti, decisioni violente, fino all’omicidio. E le dimensioni personali diventano strutturali se consideriamo la produzione e il commercio delle armi, le guerre in cui si uccide; e ancora l’ingiustizia strutturale del mondo che ogni giorno uccide migliaia di persone. Per questo la parola seguente del Vangelo è esigente, severa, continua provocazione e verifica: “Perciò se stai portando la tua offerta all’altare di Dio e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì l’offerta davanti all’altare e vai a fare pace con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta”. Quando celebriamo la domenica l’Eucarestia, quante persone potrebbero interrogarci e farci interrompere: persone impoverite, sofferenti, fragili, emarginate, abbandonate…Potrebbero chiederci: dov’èla coerenza della fede che celebrate? Dove l’impegno per la giustizia, la disponibilità all’accoglienza e alla condivisione? Si può quindi celebrare solo con profonda umiltà e sobrietà, invocando luce e forza per una maggior coerenza. E ancora: “Sapete che nella Bibbia è stato detto:-Non commettere adulterio- Ma io vi dico: se uno guarda la donna di un altro perché la vuole, nel suo cuore ha già peccato di adulterio con lei”.Nessun moralismo, la profondità dei sentimenti e dell’amore che chiede reciprocità e fedeltà. L’esigenza di una pedagogia permanente a questa profondità dell’anima; a relazioni che ad essa si nutrono. Proprio l’esatto contrario dei messaggi distruttivi di questo tempo: la profondità dei sentimenti, dell’amore, delle relazioni non ha importanza; le persone, specie le donne, sono ridotte ai loro corpi da poter usare, pagando, con il denaro che diventa mezzo di potere sulle persone, non più persone.Ancora: “Sapete che nella Bibbia è stato detto ai nostri padri:-non giurare il falso, ma fai quel che hai promesso con giuramento di fronte a Dio-. Ma io vi dico:-Non giurate mai, né per il cielo né per la terra, né per Gerusalemme città del Signore…Semplicemente dite:-“Sì” e “No”: tutto il resto viene dal diavolo”. Non nominare Dio per utilizzarlo, non giurare in nome suo, ma riferendosi profondamente a Lui, assumere la nostra piena responsabilità rispetto alla verità e alla giustizia. Vale per ciascuna/o di noi, per la Chiesa, per le istituzioni e la politica.