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DOMENICA 14 FEBBRAIO 2021 - Vangelo di Marco 1, 40-45
Vangelo di Marco
14/02/2021
UNA CITTA’ SENZA LAGER
Vangelo di Marco 1, 40-45
Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: «Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Il Vangelo di questa domenica (Marco 1,40–45) narra l'incontro di Gesù di Nazaret con un lebbroso che viene da lui guarito. Tante sono le situazioni, le storie, le riflessioni che subito si susseguono: le persone ammalate di lebbra, la loro espulsione dalla comunità, la vergogna vissuta, il nascondimento sperimentato, il senso della punizione, di un castigo di Dio che però Gesù smentisce in modo evidente con la sua presenza, vicinanza, attenzione, accoglienza e guarigione.
Tante sono le situazioni storiche che via via si sono succedute riguardo alla malattia stessa, alle persone colpite, ai progressivi rimedi e nello stesso tempo alle tante e straordinarie persone che ai lebbrosi hanno dedicato la loro vita con la presenza, la cura, le iniziative di promozione di comunità di accoglienza, di lavoro, di affermazione di dignità e di autonomia.
È sempre doveroso ricordare con gratitudine qui in Friuli la straordinaria iniziativa di Daniele Sipione con l’associazione “I nostri amici lebbrosi” che in modo diffuso e attivo ha animato e sostenuto la concreta solidarietà per una vicinanza ai lebbrosi di diversi luoghi del pianeta.
Il lebbroso risulta essere il paradigma dell'escluso, dell'emarginato come con particolari minuziosi descrive il libro della Bibbia del Levitico. Tommaso da Celano biografo di Francesco di Assisi racconta come lui provava fastidio fino al ribrezzo nei confronti dei lebbrosi che aveva cominciato ad incontrare fuori dalle mura quando aveva scelto di uscire dalla città di Assisi. Poi poco a poco si avvicinò a loro fino a che un giorno ne abbracciò e ne baciò uno guardandolo negli occhi. Da quel giorno Francesco guardò la vita, le relazioni, la città, la fede anche con gli occhi dei lebbrosi, cioè in modo nuovo.
Così avviene anche a noi: se guardiamo gli occhi e poi con gli occhi di chi è ammalato, affaticato, vive ai margini, è disprezzato, in carcere e in altre situazioni difficili possiamo riuscire almeno a percepire la loro condizione, le loro tribolazioni, attese e speranze e insieme i meccanismi sociali e culturali, istituzionali religiosi che producono discriminazione e allontanamento.
Nel 1977 padre Ernesto Balducci ebbe l'incarico di condurre per una settimana la trasmissione radiofonica: “Voi ed io, punto e a capo. Musiche e parole provocate dai fatti”. Il 27 gennaio chiamò come interlocutore Franco Basaglia. Il titolo dell'incontro: una città senza lager. Una riflessione di profondo e attuale significato. Ad un certo punto Balducci dice a Basaglia: "Anche se a te non importa io ti considero veramente un cristiano secondo lo stile evangelico che riporta il lebbroso dentro la città e dà ai farisei, custodi dell'ordine e dell'etica, il sospetto di essere invece soggetti che opprimono ed emarginano”.
L'attenzione al lebbroso ci rivela quali sono oggi i luoghi di separazione ed emarginazione e ci sollecita a seguire ed attuare il Vangelo di Gesù per contribuire ad una società e a un mondo senza lager, ad una Chiesa aperte, senza chiusure nei quali si sperimentano l’accoglienza ed il riconoscimento delle diversità, la convivenza delle differenze.
DOMENICA 14 FEBBRAIO Celebrazione dell’Eucarestia alle ore 8.00 e alle ore 10.30 in Sala Petris
DOMENICA 14 FEBBRAIO 2021.pdf
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