DOMENICA 16 GENNAIO 2011 Vangelo di Giovanni 1, 29-34

Vangelo di Giovanni

16/01/2011

LIBERARCI DAL MALE
Vangelo Giovanni 1,29-34

Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele". Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

L’esperienza del male è costante nella storia umana, a cominciare da ciascuna/o di noi; l’ambivalenza ci accompagna e può concretizzarsi in aspetti e dimensioni più o meno positivi, più o meno umani. La prevalenza degli uni o degli altri dipende da motivazioni diverse; certamente è coinvolta la formazione della sensibilità, della coscienza, dell’intelligenza e le persone, gli ambiti e la situazione che in modo più diretto possono concorrervi, considerando, per altro, l’ampliamento e la molteplicità di informazioni, immagini, suggestioni oggi presenti nella nostra società, in un mondo sempre più interdipendente.
Si può considerare il male nelle sue diverse espressioni e concretizzazioni ogni offesa alla dignità di una persona, di una famiglia, di una comunità, di un popolo; e insieme alla vita nelle sue espressioni in tanti esseri, nell’ambiente vitale.
Possiamo compiere il male e subirlo, esserne protagonisti e vittime.
La dimensione del male è personale, nelle relazioni, è strutturale; è locale e planetario. E’ da attribuire il più possibile alla responsabilità di noi, esseri umani; nello stesso tempo, resta aperto l’interrogativo drammatico sul perché gli esseri umani siano così facilmente disponibili a compiere il male, non solo per fragilità, ma organizzandolo strutturalmente, fino a farlo diventare struttura di male, con linguaggio teologico, di peccato. L’ingiustizia e la fame sono un male gravissimo che uccide ogni giorno migliaia di persone, a cominciare dai bambini/e. Le violazioni della dignità  e dei diritti umani di persone, comunità e popoli sono un male che la guerra concretizza in modo drammatico con innumerevoli vittime, soprattutto civili insieme a militari coinvolti. Le diverse forme della criminalità organizzata sono un male diffuso, con il commercio di armi, droga; con l’organizzazione del traffico di esseri umani; con ll controllo degli appalti, il rapporto con la politica. Le catastrofi “naturali” sono un male che provoca migliaia di morti e nelle quali spesso è evidente in buona parte la responsabilità umana. La storia ci presenta genocidi, schiavitù, campi di concentramento e di sterminio con milioni e milioni di esseri umani. E anche oggi, la situazione del Pianeta in tante sue regioni è drammatica, come lo è la stessa vita della Madre Terra con tutte le sue manifestazioni: terra, acqua, piante, boschi, fiumi, laghi, mari…E poi c’è il male delle malattie del corpo e della mente; il dolore prolungato; le ferite dell’anima.
La storia umana, di ieri e di oggi, ci consegna nello stesso tempo uno straordinario patrimonio di persone, di movimenti, di comunità e di popoli che si sono dedicate e impegnate nella liberazione dal male, nelle sue diverse manifestazioni: pensiamo a tutte le resistenze, le conquiste e riconquiste della libertà, l’affermazione della giustizia, dei diritti, dell’attenzione ai poveri, ai deboli, agli ammalati, a coloro che fanno fatica e sono messi ai margini. Si apre un’altra grande questione, un paradosso umano quando noi consideriamo che per questo impegno moltitudini hanno dato la vita, sono state uccise per affermare la vita: appunto morti per la vita.
Nel contesto di queste riflessioni, si può collocare il brano del Vangelo di questa domenica (Giovanni 1, 9-34) che ci narra come Giovanni il Battezzatore ha indicato Gesù sulle rive del Giordano: “Ecco l’agnello di Dio che prende su di sé il male del mondo”. Agli agnelli dei sacrifici del tempio di Gerusalemme si sostituisce in modo definitivo Gesù di Nazaret che con il suo essere uomo in mezzo all’umanità, con le sue parole e i suoi gesti, con la sua esistenza vissuta totalmente per gli altri, con la sua morte violenta, con la sua vita oltre la morte, immette nella storia una presenza, una forza ed una dinamica di vita per una continua liberazione dal male a cominciare da quello che noi possiamo compiere. Questo può significare partecipare alla redenzione, alla “grazia” che ne viene; anche fermarsi solo all’esemplarità di Gesù può essere di stimolo in questo quotidiano impegno per ciò che è buono, giusto, umano, significativo. Essere solidali nel bene, con responsabilità personale e comunitaria, sociale e politica. Cominciare dal superare l’indifferenza al male, a rompere le complicità, ad ascoltare le vittime e a partecipare al loro riscatto.

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