DOMENICA 16 MAGGIO 2010 Vangelo di Luca 24, 46-53

Vangelo di Luca

16/05/2010

ASCENSIONE DEL SIGNORE
CON LO SGUARDO AL CIELO, CON I PIEDI SULLA TERRA
Vangelo di Luca 24,46-53

Poi aggiunse: “Così sta scritto: il Messia doveva morire, ma il terzo giorno doveva risuscitare dai morti. Per suo incarico ora deve essere portato a tutti i popoli l’invito a cambiare vita e a ricevere il perdono dei peccati. Voi sarete testimoni di tutto ciò cominciando da Gerusalemme. Perciò io manderò su di voi lo Spirito Santo, che Dio, mio Padre, ha promesso. Voi però restate nella città di Gerusalemme fino a quando Dio vi riempirà con la sua forza”.
Poi condusse i suoi discepoli verso il villaggio di Betania. Alzò le mani sopra di loro e li benedisse. Mentre li benediceva, si separò da loro e fu portato verso il cielo. Mentre li benediceva, si separò da loro e fu portato verso il cielo. I suoi discepoli lo adorarono. Poi tornarono verso Gerusalemme, pieni di gioia. E stavano sempre nel tempio lodando e ringraziando Dio.

Si vive la storia, si scrive la storia; si è detto: “Spesso dalla parte dei vincitori”; in realtà la sua struttura  portante sono i milioni e milioni di donne e uomini protagonisti e vittime, lavoratrici e lavoratori; sono le persone cosiddette “comuni”.
Certo ci sono state e ci sono evidenze storiche, nel bene e nel male; ad esempio nelle scoperte scientifiche, mediche in particolare; nelle violenze, anzi nell’organizzazione del male, dell’oppressione, nella violazione dei diritti umani; della morte; in tante persone che si sono dedicate e hanno dato la loro vita per un mondo più giusto e umano. Considerando la storia ci si chiede in modo veritiero se e come abbia registrato e registri cambiamenti positivi; e questo in una considerazione di tutta l’umanità e di tutte le dimensioni umane. E si vive uno sconcerto grande nel constatare nella storia attuale troppe situazioni drammatiche, disumane, di morte, tante da chiederci se, come e quanto noi esseri umani impariamo dalla storia. Sembra infatti, che ciascuna/o pure apprendendo, debba poi rendersi responsabile delle proprie scelte, con la possibilità di scegliere il bene o ripetere il male. Le uccisioni per fame, sete, malattie endemiche e curabili; le oppressioni e gli sfruttamenti; le violenze, la violazione dei diritti umani, le guerre; le diverse forme di discriminazione, rifiuto e razzismo; lo sfruttamento delle risorse, la devastazione dell’ambiente vitale; una visione materialistica della vita e delle persone che porta all’utilizzo consumista di tutti e di tutto sembrano essere attualmente le situazioni più disumane. Certamente dentro a ciascuna di esse ci sono innumerevoli persone, gruppi, comunità, che ogni giorno attuano il loro impegno di cambiamento, di trasformazione positiva con dedizione ammirevole, con onestà, rettitudine, verità, coerenza, perseveranza, a rischio della stessa vita.
Nel vivere e affrontare lo svolgimento della storia nella porzione che ci è data, ci possono essere atteggiamenti diversi: fatalismo e rassegnazione; chiusura nella dimensione strettamente privata, come se la storia degli altri fosse un fastidio, quindi agendo come non ci fosse; slancio emotivo e temporaneo per cambiamenti sognati e idealizzati, però senza radicamento, prospettiva e continuità; ideali e progetti, convinzioni profonde e radicate, pazienza attiva e perseverante che riesce ad assumere e rielaborare anche le sconferme, le sconfitte, la mancanza degli esiti positivi, dei risultati auspicati e attesi.
In queste considerazioni, si può collocare la riflessione del Vangelo di questa domenica (Luca 24,46-53) che si riferisce all’Ascensione di Gesù.
Con parole e simboli di quell’ambiente culturale e religioso, nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli si narra l’adempimento della missione storica di Gesù di Nazaret: ora é accolto in modo definitivo nel Mistero da cui è venuto per rivelare nella storia la sensibilità e il volto di Dio incarnato nell’umanità per renderla umana, pienamente umana.
Prima della sua “partenza” affida alle donne e agli uomini che a lui si riferiscono, ma in qualche modo a tutte le donne e gli uomini che seguono e si impegnano per un cambiamento positivo, umano della storia, il compito di annunciare questa possibilità e di cercare di attuarla con l’impegno fedele e coerente della propria vita. Il compito affidato in sintesi è proprio quello del “cambiamento di vita”, di trasformazione della storia personale, di relazioni, sociale, culturale, economica, politica e religiosa. Nessun fondamentalismo, nessun integralismo, bensì l’inevitabile passaggio dalla trasformazione dei cuori e della coscienza, all’agire sociale e politico. Testimoni del cambiar vita dunque e insieme del “perdono”, cioè dell’attenzione, dell’ascolto, dell’accoglienza, della correzione reciproca e dell’incoraggiamento nei momenti della fragilità, della debolezza, dell’oscurità a dirci che è sempre possibile riprendersi, ricominciare, continuare, rinnovarsi.
E le fedi religiose tutte? E la fede cristiana e la Chiesa? Possono essere indubbiamente una grande possibilità di orientamento, luce e forza per vivere pienamente nella storia, nel mondo con quella riserva critica che aiuta a non adeguarsi, a non diventare fatalisti e conformisti, protagonisti per sé, dimenticandosi degli altri; a vivere l’oggi della storia attingendo al patrimonio della memoria e sognando sempre un mondo molto più umano; qui e ora guardando al futuro; alimentandosi allo Spirito della vita; guardando in profondità il cielo per ispirarsi e camminando con i piedi ben piantati sulla terra per non illudersi e per non fuggire dalle proprie responsabilità.

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