Si vive la storia, si scrive la storia; si è detto: “Spesso dalla parte dei vincitori”; in realtà la sua struttura portante sono i milioni e milioni di donne e uomini protagonisti e vittime, lavoratrici e lavoratori; sono le persone cosiddette “comuni”.Certo ci sono state e ci sono evidenze storiche, nel bene e nel male; ad esempio nelle scoperte scientifiche, mediche in particolare; nelle violenze, anzi nell’organizzazione del male, dell’oppressione, nella violazione dei diritti umani; della morte; in tante persone che si sono dedicate e hanno dato la loro vita per un mondo più giusto e umano. Considerando la storia ci si chiede in modo veritiero se e come abbia registrato e registri cambiamenti positivi; e questo in una considerazione di tutta l’umanità e di tutte le dimensioni umane. E si vive uno sconcerto grande nel constatare nella storia attuale troppe situazioni drammatiche, disumane, di morte, tante da chiederci se, come e quanto noi esseri umani impariamo dalla storia. Sembra infatti, che ciascuna/o pure apprendendo, debba poi rendersi responsabile delle proprie scelte, con la possibilità di scegliere il bene o ripetere il male. Le uccisioni per fame, sete, malattie endemiche e curabili; le oppressioni e gli sfruttamenti; le violenze, la violazione dei diritti umani, le guerre; le diverse forme di discriminazione, rifiuto e razzismo; lo sfruttamento delle risorse, la devastazione dell’ambiente vitale; una visione materialistica della vita e delle persone che porta all’utilizzo consumista di tutti e di tutto sembrano essere attualmente le situazioni più disumane. Certamente dentro a ciascuna di esse ci sono innumerevoli persone, gruppi, comunità, che ogni giorno attuano il loro impegno di cambiamento, di trasformazione positiva con dedizione ammirevole, con onestà, rettitudine, verità, coerenza, perseveranza, a rischio della stessa vita.Nel vivere e affrontare lo svolgimento della storia nella porzione che ci è data, ci possono essere atteggiamenti diversi: fatalismo e rassegnazione; chiusura nella dimensione strettamente privata, come se la storia degli altri fosse un fastidio, quindi agendo come non ci fosse; slancio emotivo e temporaneo per cambiamenti sognati e idealizzati, però senza radicamento, prospettiva e continuità; ideali e progetti, convinzioni profonde e radicate, pazienza attiva e perseverante che riesce ad assumere e rielaborare anche le sconferme, le sconfitte, la mancanza degli esiti positivi, dei risultati auspicati e attesi.In queste considerazioni, si può collocare la riflessione del Vangelo di questa domenica (Luca 24,46-53) che si riferisce all’Ascensione di Gesù.Con parole e simboli di quell’ambiente culturale e religioso, nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli si narra l’adempimento della missione storica di Gesù di Nazaret: ora é accolto in modo definitivo nel Mistero da cui è venuto per rivelare nella storia la sensibilità e il volto di Dio incarnato nell’umanità per renderla umana, pienamente umana.Prima della sua “partenza” affida alle donne e agli uomini che a lui si riferiscono, ma in qualche modo a tutte le donne e gli uomini che seguono e si impegnano per un cambiamento positivo, umano della storia, il compito di annunciare questa possibilità e di cercare di attuarla con l’impegno fedele e coerente della propria vita. Il compito affidato in sintesi è proprio quello del “cambiamento di vita”, di trasformazione della storia personale, di relazioni, sociale, culturale, economica, politica e religiosa. Nessun fondamentalismo, nessun integralismo, bensì l’inevitabile passaggio dalla trasformazione dei cuori e della coscienza, all’agire sociale e politico. Testimoni del cambiar vita dunque e insieme del “perdono”, cioè dell’attenzione, dell’ascolto, dell’accoglienza, della correzione reciproca e dell’incoraggiamento nei momenti della fragilità, della debolezza, dell’oscurità a dirci che è sempre possibile riprendersi, ricominciare, continuare, rinnovarsi.E le fedi religiose tutte? E la fede cristiana e la Chiesa? Possono essere indubbiamente una grande possibilità di orientamento, luce e forza per vivere pienamente nella storia, nel mondo con quella riserva critica che aiuta a non adeguarsi, a non diventare fatalisti e conformisti, protagonisti per sé, dimenticandosi degli altri; a vivere l’oggi della storia attingendo al patrimonio della memoria e sognando sempre un mondo molto più umano; qui e ora guardando al futuro; alimentandosi allo Spirito della vita; guardando in profondità il cielo per ispirarsi e camminando con i piedi ben piantati sulla terra per non illudersi e per non fuggire dalle proprie responsabilità.