La memoria dell'ascensione del Signore (Vangelo di Marco 16, 14–18) ci sollecita a riflettere sul rapporto fra i nostri sguardi rivolti alla terra e quelli che si alzano verso il cielo, cioè sul senso ultimo del nostro vivere, amare, relazionarci, disperare e sperare, soffrire e morire nell'intento che queste esperienze si svolgano nel modo più umano possibile, soprattutto riducendo e umanizzando il dolore che nelle diverse cause e intensità è la questione più difficile e tribolata dell'esperienza umana. Gesù, poco prima dell'Ascensione, cioè del ritorno nel Mistero della vita di Dio, affida ai suoi discepoli con le diversità di recezione e accoglienza il compito di "portare il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini". È un messaggio di liberazione in parole e azioni da tutte le condizioni di disumanità: discriminazioni, violazioni dei diritti umani, ingiustizie, armi, guerre, razzismo, usurpazione dell’ambiente. Nel racconto dell'Ascensione degli Atti degli Apostoli si legge che due angeli domandano: "... Uomini di Galilea perché ve ne state lì a guardare il cielo? Questo Gesù un giorno ritornerà". Precedentemente quelli che si trovano con Gesù gli domandano: "Signore è questo il momento nel quale tu devi ristabilire il regno di Israele?" Gesù risponde: "Non spetta a voi saperlo ma riceverete su di voi la forza dello Spirito Santo e allora diventerete miei testimoni in tutto il mondo". Durante la storia del Cristianesimo spesso il Vangelo è stato trasformato da messaggio rivoluzionario di liberazione in intreccio e supporto alla mentalità e alle pratiche di dominio, colonialismo, usurpazione e violenza; oppure in un messaggio e in pratiche di spiritualismo disinteressato ai gemiti e alle aspirazioni degli oppressi e alla loro liberazione, alla giustizia, uguaglianza, pace, fratellanza. Questo purtroppo continua, pur essendoci tanti esempi e testimonianze positive e luminose. Nelle chiese spesso non si chiamano le cose con il loro vero nome è così si abbandona la profezia per paura di perdere compiacenza e vantaggi con i diversi poteri. Papa Francesco parla chiaro e per questo alcuni lo accusano di fare politica e di essere comunista; lui risponde che annuncia e cerca di attuare il Vangelo. Guardare in stretta continuità la terra e il cielo coinvolge nell'impegno a trasformare positivamente la storia. Ad esempio guardare oggi con gli occhi del cuore alle persone morte a causa della pandemia, accanto a quelle causate continuamente dalla fame, dalle guerre, dalla violazione dei diritti umani, dagli incidenti sul lavoro, dalle migrazioni; ascoltare il grido dei poveri e insieme il grido della terra come un unico grido, come ci ricorda papa Francesco nella “Laudato sii”. Ascoltare per rispondere positivamente e attivamente. Guardare certo alla recovery plan con la speranza che non si trasformi in un'altra occasione per arricchire i già ricchi ma diventi un'attuazione caratterizzata da giustizia, uguaglianza, possibilità di salute, lavoro, istruzione per tutti, salvaguardia dell'ambiente vitale. Guardare il cielo significa ispirare le motivazioni più profonde e autentiche, trovare luce, forza interiore coraggio per un impegno che ponga sempre su questa terra a fondamento in modo irrinunciabile la uguale dignità di ogni persona umana. AVVISI Celebrazione dell’Eucarestia alle ore 8.00 e 10.30 in Sala Petris Nei giorni feriali, martedì e giovedì: alle ore 8.00 in chiesa. Alle 7.45 si pregherà il rosario.
DOMENICA 16 MAGGIO 2021.pdf