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DOMENICA 17 AGOSTO 2008 Vangelo di Matteo 15, 21-28
Vangelo di Matteo
17/08/2008
DOMENICA 17 AGOSTO 2008
RELAZIONI DI GUARIGIONE
Vangelo Matteo 15, 21-28
Poi Gesù partì di là e se ne andò nella regione di Tiro e Sedone. Una donna pagana che viveva in quella regione si presentò a Gesù gridando: «Signore, Figlio di Davide, abbi pietà di me! Mia figlia sta molto male, uno spirito maligno la tormenta». Ma Gesù non rispondeva nulla. Si avvicinarono allora i suoi discepoli e dissero: «Mandala a casa, perché continua a venirci dietro e a gridare». Gesù rispose: «io sono stato mandato soltanto per le pecore sperdute del popolo d’Israele». Ma quella donna si metteva in ginocchio davanti a lui e diceva: «Signore, aiutami!». Allora Gesù rispose: «Non è giusto prendere il cibo dei figli e buttarlo ai cani». E la donna disse: «È vero Signore. Ma i cani, sotto la tavola, possono mangiare le briciole che cadono ai loro padroni». Allora Gesù le disse: « O donna, davvero la tua fede è grande! Accada come tu vuoi». E in quel momento sua figlia guarì.
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In diversi luoghi e in numerose situazioni si sta ricordando doverosamente il 30° anniversario della legge 180 che ha preso avvio e poi conferma dalla intuizione dello psichiatra Franco Basaglia; che ha sancito la chiusura degli ospedali psichiatrici come istituzioni totali ed avviato allora inedite esperienze di accoglienza e convivenza alternative sul territorio. Alcune questioni riguardo al sostegno e alla realizzazione delle strutture alternative possono interrogarci e restare aperte proprio nella logica di una prima attuazione e del miglioramento continuo della stessa; comunque è sempre molto importante sottolineare ed evidenziare il senso profondo, ed autenticamente rivoluzionario dell’intuizione e della prassi di Basaglia. Chi è sofferente nella psiche non va recluso e separato, non riempito di psicofarmaci; non relegato saltuariamente a lavori ossessivamente ripetitivi; non oggetto di elettro – schock; non portato ad identificarsi con la sua malattia, né con l’istituzione totale del manicomio, perché allora, come ampiamente e drammaticamente dimostrato nella storia, non ci sarebbe nessuna possibilità di ripresa umana, di comunicazione e l’istituzione totale diventa necessaria, anzi indispensabile alla persona sofferente. La sofferenza, la malattia mentale esistono, lo psicofarmaco può servire, ma nell’ambito delle relazioni che, come possono aver favorito e alimentato la malattia, altrettanto possono favorire una gestione umana e segnali positivi anche se piccoli, alle volte intermittenti di recupero di benessere psicofisico e relazionale. Nella relazione l’altro, il sofferente, ci comunica anche la nostra parte sofferente e dimensioni di interiorità e sensibilità, di immediatezza che noi così spesso racchiudiamo e nascondiamo per confermare una determinata, attesa immagine sociale; nell’incontro fra noi e l’altro possiamo scoprire aspetti inediti del nostro cuore e della nostra mente. Rinchiudere in un luogo è marcare illusoriamente in modo netto la separazione fra salute e malattia, non riconoscendo nella società dei presunti sani gli aspetti di follia negli atteggiamenti e nelle azioni che portano molta sofferenza, povertà, disumanità a tante persone. È da folli infatti assolutizzare profitti e consumi impoverendo gran parte dell’umanità; sfruttare e umiliare gli altri; costruire armi e fare la guerra; perdere l’anima per conquistare le cose; distruggere l’ambiente vitale. Padre Ernesto Balducci quando in un’esperienza inedita condusse per una settimana la trasmissione radiofonica “radio – anch’io”, con un seguito straordinario, fra gli ospiti, dopo i suoi compagni di scuola, minatori del monte Amiata, una mattina accolse in studio Franco Basaglia riconoscendo nel pensiero e nell’azione di lui che si dichiarava non credente i segni del Vangelo di Gesù che ha abbattuto i muri di divisione e segregazione, proprio anche negli incontri con tante persone sofferenti nella psiche, indemoniate, “possedute” dal demonio, cioè da colui che divide, separa la nostra interiorità e la nostra psiche, le rende ossessive, nevrotiche, schizofreniche, compulsive. Si sa che l’analisi delle cause di queste situazioni costituiscono sempre una perlustrazione ardua, pur con alcune acquisizioni importanti. Il Vangelo di questa domenica (Matteo 15, 21-28) ci racconta l’incontro fra Gesù e una donna siro-fenicia, quindi straniera, non appartenente alla comunità ebraica, che si rivolge a lui supplicandolo. È una donna coinvolta dalla grave sofferenza psichica della figlia:” Signore, Figlio di Davide, abbi pietà di me! Mia figlia sta molto male, uno spirito maligno la tormenta”. Gesù non le risponde e i discepoli lo invitano ad allontanarla dato che continua a seguirli e a supplicare ad alta voce. Gesù afferma di essere stato mandato soltanto alle pecore perdute della casa d’Israele, probabilmente per “difendersi” da quell’insistenza, non quindi per rimarcare confini geografici, etnici, religiosi, ma piuttosto per rendere presente quel senso di limite di fronte al sovraccarico di tante e tali richieste e istanze. Questa madre sente che la comunicazione con la figlia è diventata sempre più ardua, fino alle volte a sembrare impossibile; avverte che l’angoscia sta entrando anche in lei; per questo supplica fino ad umiliarsi; si rivolge a Gesù senza alcun limite ed alcuna condizione: “Signore, aiutami!”. E quando Gesù le dice quasi a scoraggiarla, e facendo riecheggiare la distanza dispregiativa degli ebrei nei confronti dei pagani: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”, la donna gli dice: “È vero Signore, però, sotto la tavola, i cagnolini possono mangiare le briciole che cadono ai loro padroni”. E allora Gesù le dice: “O donna davvero la tua fede è grande! Accada come tu vuoi”. E in quel momento la figlia guarì. È pensabile che con questa parola che le riempie il cuore questa madre se ne sia tornata a casa diversa da come era venuta e abbia trovato la figlia diversa da come l’aveva lasciata. Perché noi incontriamo gli altri diversi se noi stessi siamo privi di ansia, se ritroviamo noi stessi e abbiamo il coraggio di vivere la nostra vita. Se si torna a casa, come la donna, con la stima e la fiducia ritrovate, si è più disponibili ad incontrare l’altro sofferente, a comunicargli fiducia e incoraggiamento, scrutando attorno le possibili vie da percorrere per un cammino liberante, positivo, umano. Questo Gesù che ci manifesta la profondità di Dio, ci libera da una religione, da una teologia, da una Chiesa che rifiutano di immischiarsi con i sentimenti, le angosce, gli stati di alienazione, le scissioni dell’anima e che vorrebbero continuare a rimanere dentro alla torre d’avorio di dottrine e liturgie staccate dalla vita. Gesù ci comunica che non ci sono limiti alla partecipazione alle sofferenze umane, che non possiamo essere indifferenti al linguaggio del bisogno, che come esseri umani siamo uniti in tutto di fronte a Dio.
INCONTRI DELLA SETTIMANA
Celebriamo l’Eucarestia ogni giorno alle ore 08.00, salvo richieste per le ore 19.00, da comunicare possibilmente per il venerdì precedente.
Mercoledì 13 alle ore 21 nel giardino del centro calducci serata di spettacolo musicale (vedi foglio illustrativo)
Venerdì 15 Memoria di Maria Assunta, Celebrazione dell’Eucarestia alle ore 09.30
Sabato 16 ore 15-17 possibilità di dialogo e confessione
Domenica 17 Celebrazione dell’Eucarestia alle ore 09.30
Vedi anche