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DOMENICA 19 MAGGIO 2013 Vangelo Giovanni 14,15-16.23b-26
Vangelo di Giovanni
19/05/2013
DOMENICA 19 MAGGIO 2013
Pentecoste: convivenza fra le diversità
Vangelo Giovanni 14,15-16.23b-26
Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro avvocato, che starà sempre con voi, lo Spirito della verità. Io verrò da lui con il Padre mio e abiteremo con lui. Chi non mi ama, non mette in pratica quello che dico. E la parola che voi udite non viene da me ma dal Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono con voi. Ma il Padre vi manderà nel mio nome un avvocato: lo Spirito Santo. Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che ho detto.
La diversità è sempre una provocazione: accoglierla significa crescere umanamente e contribuire alla convivenza pacifica fra le differenze. Rifiutarla comporta presunzione, prepotenza, chiusure, rifiuti, xenofobia, discriminazioni, razzismo; barricate e muri di separazione e di divisione. In questa domenica nelle comunità cristiane si vive la memoria dell’evento costitutivo nella storia della prima comunità: l’esperienza dello Spirito, della forza interiore che viene da Dio e anima profezia, coraggio, testimonianza
(Atti degli Apostoli 2,1-11; Vangelo di Giovanni 14,15-16.23b-26).
I testi della Bibbia narrano questa dialettica e questo conflitto. Il progetto di Dio di armonia fra le differenze iniziato con la creazione dell’universo, della donna e dell’uomo, viene interrotto e rovinato dalla presunzione dell’essere umano di diventare come Dio, “Sarete come dei”, questa è la suggestione del serpente tentatore. E noi sappiamo che al di là della descrizione simbolica questa tentazione è quotidiana nella storia delle persone, delle comunità e dei popoli.
Il rifiuto delle diversità diventa competizione e avversione nel rapporto fra Caino e il fratello Abele; la violenza fratricida entra nel mondo come la conseguenza più grave e drammatica di un confronto diventato avversione e inimicizia. La pretesa da parte di un gruppo di potere di dominare su una intera città pianificandone il progetto e omologandone i pensieri porta come conseguenza l’incomunicabilità.
La confusione della città di Babele si ripresenta ogni volta che il potere pretende di imporsi e di uniformare, assurgendo a criterio unico e indiscutibile. Anche la torre di mattoni eretta come sfida al cielo conferma questo assetto assolutista. Per i potenti Dio non c’è; le persone in quanto tali non esistono; sono solo strumenti dell’attuazione del progetto del potere. Manca completamente il progetto di comunità, del bene comune, al quale sono chiamate a contribuire tutte le persone con le proprie diversità, protagoniste libere, attive, responsabili.
Il bene comune è alternativo all’organizzazione che il potere si prefigge e che porta le persone a dividersi, a frazionarsi, cercando qualche protezione e qualche vantaggio individuale; la conseguenza è la babele delle lingue, cioè la incomunicabilità che conferma appunto la mancanza di un progetto che unisce le diversità per il bene comune, per la giustizia, l’uguaglianza, la fraternità.
L’esperienza dello Spirito di Dio a Pentecoste, cioè cinquanta giorni dopo la Pasqua, è alternativa alla rottura dell’armonia della creazione; all'uccisione di Abele da parte di Caino; alla confusione individualistica della città di Babele. Il racconto degli Atti degli Apostoli evidenzia che a Gerusalemme le persone provenienti da diversi popoli ascoltano l’annuncio degli apostoli e lo comprendono: proprio perché c’è una lingua che unisce prima delle espressioni nelle diversità culturali e linguistiche: quella dell’amore e dell’accoglienza fra le persone.
Lo Spirito del Signore, come dice il Vangelo di Giovanni, ci insegna e ci ricorda continuamente che viviamo tutte e tutti noi la comune condizione di esseri umani, di persone; che le differenze culturali, linguistiche, religiose si esprimono come una ricchezza per contribuire al progetto di un’umanità umana, del bene comune che nella traduzione concreta significa cibo e acqua, istruzione e lavoro, vita dignitosa per le persone, le comunità, i popoli del Pianeta.
Sono contrarie allo Spirito di Dio le discriminazioni, la xenofobia, il razzismo; ad esempio le parole incivili e volgari contro il ministro dell’integrazione sociale Cécile Kyenge; contro la Presidente della Camera Laura Boldrini; le diverse forme di violenza nei confronti delle donne; delle persone omosessuali; disabili; carcerate; immigrate. Lo Spirito di Dio infonde forza per costruire giorno dopo giorno la comunità umana della convivenza fra le diversità, l’uomo planetario di cui ci ha parlato padre Ernesto Balducci. E’ un compito arduo, ma è quello che dà senso alla nostra vita.
Domenica 19 maggio 2013.pdf
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